Confartigianato: export +5,3 per cento in 25 Paesi

di Agenzia Nova
9 Agosto 2025 15:00 Aggiornato: 9 Agosto 2025 15:44

In attesa di conoscere il reale impatto dei dazi statunitensi, le nostre imprese si danno da fare per conquistare nuovi mercati mondiali extra Usa. Secondo un rapporto di Confartigianato, i nostri prodotti “corrono” con maggiore velocità in 25 Paesi “top market” che nel 2024 hanno assorbito il 61,5 per cento delle esportazioni italiane, per un valore di 383,6 miliardi sui 623,5 miliardi complessivi, e in cui nei primi quattro mesi del 2025 le nostre vendite sono aumentate del 5,3 per cento a fronte del -2 per cento registrato nei restanti mercati internazionali. In testa nella “top five” per l’aumento di export made in Italy nel primo quadrimestre di quest’anno si piazzano gli Emirati Arabi (+20,9 per cento), seguiti da Brasile (+14 per cento), Svizzera (+13,1 per cento), Spagna (+10,6 per cento), Arabia Saudita (+9,6 per cento). In valori assoluti, le nostre imprese vendono negli Emirati Arabi prodotti per 7,9 miliardi, mentre in Brasile l’export made in Italy ammonta a 5,8 miliardi, in Svizzera a 30,2 miliardi, in Spagna a 34,5 miliardi e in Arabia Saudita 6,2 miliardi.

Tra gli altri mercati dinamici, pur con valori di export italiano inferiori a 5 miliardi di euro, si registra una crescita a doppia cifra delle vendite in Israele con +13,1 per cento, Danimarca con +11,8 per cento, Irlanda con +11,5 per cento e Singapore con +11,3 per cento. Confartigianato ha stimato che se su base annua si confermasse il trend di crescita dei primi quattro mesi, nel 2025 questi 25 mercati potrebbero generare un aumento delle nostre esportazioni pari a 20,4 miliardi di euro. Un risultato in grado di compensare il calo di vendite in Usa a causa delle nuove tariffe doganali. All’affermazione del made in Italy sui mercati mondiali extra Usa contribuiscono le piccole imprese. Negli Emirati Arabi, ad esempio l’export delle Pmi vale 3,5 miliardi, in Arabia Saudita è di 1,3 miliardi, in Brasile di 857 milioni. Tra i settori più dinamici: alimentari, moda, mobili, legno, metalli, gioielleria ed occhialeria. «Le nostre imprese – osserva il presidente di Confartigianato Marco Granelli – stanno facendo la loro parte per reagire all’impatto dei dazi Usa, cercando nuovi sbocchi di mercato per il made in Italy. Ora, però, chiediamo che l’Europa faccia veramente l’Europa e ponga la competitività degli imprenditori al centro della sua azione. Abbiamo troppe palle al piede: eccesso di burocrazia, peso del fisco, difficoltà di accesso al credito, alti costi energetici. Basti dire che le imprese italiane pagano l’energia il 28 per cento in più rispetto alla media europea. Al governo italiano chiediamo altrettanto impegno per difendere e valorizzare la qualità del made in Italy sui mercati internazionali».


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