Confapi: sbagliato continuare a insistere sull’acciaio “verde”

di Agenzia Nova
29 Giugno 2025 17:00 Aggiornato: 29 Giugno 2025 17:00

Mentre si insiste nel promuovere la decarbonizzazione dell’Ilva, «nel resto del mondo il mito del green steel – l’acciaio “verde” prodotto senza emissioni – conosce la sua prima, prevedibile battuta d’arresto. I progetti annunciati in pompa magna rallentano, i costi esplodono, la domanda non decolla. Una dinamica tutt’altro che inaspettata per chi conosce davvero l’economia industriale e non si affida a slogan».

È quanto dichiara il presidente di Confapi Cristian Camisa. «La battaglia cruciale da combattere in Europa non era rincorrere modelli ancora economicamente insostenibili, ma garantire la sopravvivenza dell’altoforno. L’unico in grado, oggi, di assicurare volumi produttivi e competitività mondiale. Invece, ci si è illusi che bastasse invocare l’idrogeno per risolvere tutto. Così non è stato», spiega. Dal prossimo anno, con l’obbligo di pagare per le emissioni di Co2, il conto sarà ancora più salato. Anzi, tragicomico: o ridiamo o piangiamo. Anche perché, con gli attuali livelli di produzione al minimo storico, il problema sembra essersi “risolto da solo”: se non produco, non emetto. E se non emetto, non pago. Un paradosso perfetto, ma disastroso». L’Ilva, «rischia di diventare il simbolo di una transizione ecologica fatta senza industria, senza acciaio, senza futuro», conclude Camisa.


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