Cina: l’attacco all’Iran danneggia la credibilità di Washington

di redazione eti/Reuters
23 Giugno 2025 14:26 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

L’attacco degli Stati Uniti alle strutture nucleari iraniane ha compromesso la credibilità di Washington e rischia di far degenerare la situazione. Lo ha dichiarato domenica la Cina tramite una sua emittente statale, a margine della riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza, Russia, Cina e Pakistan hanno proposto l’adozione di una risoluzione per un cessate il fuoco immediato e incondizionato in Medio Oriente. L’ambasciatore cinese all’Onu, Fu Cong, ha invitato tutte le parti a frenare l’uso della forza e a evitare un’ulteriore escalation. In particolare, ha chiesto a Israele di cessare immediatamente le ostilità per contenere il conflitto. L’Iran ha riportato danni, ha aggiunto Fu, ma anche la credibilità degli Stati Uniti risulta compromessa, sia come nazione sia come interlocutore nei negoziati internazionali.

Gli organi di propaganda del regime cinese hanno definito l’intervento militare Usa «estremamente pericoloso e provocatorio», a quanto pare “dimenticando” le sistematiche provocazioni di cui è autore, da diversi anni, il Partito comunista cinese nei confronti di Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale. In un editoriale pubblicato domenica sera, il Global Times — a sua volta organo di propaganda del Pcc — ha sottolineato che l’interferenza militare esterna non porta mai alla pace, ma «aggrava odio e traumi regionali».

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha dichiarato lunedì che colpire impianti nucleari sotto la supervisione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica rappresenta «una grave violazione della Carta delle Nazioni Unite». Pechino, ha aggiunto, è pronta a intensificare comunicazione e coordinamento con tutte le parti coinvolte per contribuire alla stabilizzazione del Medio Oriente.

La forte preoccupazione che serpeggia in questi giorni a Pechino appare più che motivata. Ma non tanto dalle velleità umanitarie e pacifiste di una brutale dittatura che è, con ogni probabilità, la peggiore tirannide della Storia, quanto dal rapporto semi-simbiotico instauratosi – da diversi anni – tra Cina e Iran, nell’ambito del quale il regime degli ayatollah, in barba alle sanzioni, (s)vende a prezzi stracciati il 90% del petrolio iraniano al regime cinese (che di petrolio ha disperato bisogno), e compra beni cinesi con i modesti guadagni derivanti dall’esportazione del greggio, che Pechino paga a Teheran non in dollari ma in yuan, come questo giornale ha riportato in un recente articolo.


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