Il ministro del Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che i negoziati commerciali tra funzionari statunitensi e cinesi procedono a rilento e potrebbe essere necessario l’intervento diretto dei leader dei due Paesi. In un’intervista a Fox News, Bessent ha infatti osservato che le trattative commerciali tra Usa e Cina sono «un po’ in stallo» e ha anticipato nuovi colloqui con i funzionari cinesi nelle prossime settimane. Le due nazioni avevano concordato il 12 maggio una pausa temporanea delle misure commerciali reciproche, sospendendo i dazi per 90 giorni in attesa dei negoziati.
«Data l’importanza e la complessità delle trattative, credo che sarà necessario un intervento diretto dei due leader», ha affermato Bessent. «Hanno un ottimo rapporto, e sono fiducioso che i cinesi si presenteranno al tavolo delle trattative quando il presidente Trump esprimerà le sue preferenze».
La settimana scorsa, il vice ministro degli Esteri statunitense Christopher Landau ha avuto una conversazione telefonica con il vice ministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu, durante la quale entrambi hanno concordato sulla necessità di mantenere aperti i canali di comunicazione. Il ministero degli Esteri cinese ha descritto il colloquio come un confronto su «questioni importanti di comune interesse» ma senza aggiungere altro. Il 2 aprile, Trump ha imposto dazi anche ad altri partner commerciali per ridurre i deficit commerciali e contrastare pratiche considerate sleali nei confronti degli Stati Uniti. Dazi che sono stati poi sospesi per 90 giorni per consentire i negoziati.
Quanto a, Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato venerdì 30 che la Cina ha infranto un accordo bilaterale per la riduzione reciproca di dazi e restrizioni commerciali sui minerali strategici e ha lanciato un avvertimento a Pechino. «La Cina, forse senza sorprendere certi, ha completamente violato l’accordo con gli Stati Uniti. Ora basta fare il “Signor Gentile”!», ha scritto Trump in un post su Truth Social.
La decisione della sospensione di 90 giorni era stata presa per evitare alla Cina una situazione «devastante», aveva spiegato Trump, con chiusura di fabbriche e disordini sociali causati dai suoi dazi, che arrivavano fino al 145% sulle importazioni cinesi. Ma un funzionario statunitense avrebbe rivelato a Reuters che la Cina starebbe procedendo apposta con lentezza nell’adempiere alle promesse di rilasciare licenze per l’esportazione di minerali di terre rare (da notare come la “lentezza” sia una tattica spesso usata dal regime cinese, negli accordi che trova “scomodi”). L’accordo prevedeva che Pechino eliminasse le contromisure commerciali che limitano l’export di questi metalli fondamentali per la produzione di semiconduttori, elettronica e armamenti. Jamieson Greer, rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, ha infatti dichiarato a Cnbc che il flusso di minerali strategici dalla Cina non è ripreso come stabilito dall’intesa di Ginevra: «I cinesi stanno rallentando deliberatamente l’adempimento degli impegni, il che è del tutto inaccettabile e va affrontato».
Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, ha replicato sottolineando che la Cina avrebbe mantenuto un dialogo costante con le controparti statunitensi sui temi commerciali dopo i negoziati di Ginevra, ma ha espresso preoccupazioni per i controlli sulle esportazioni imposti dagli Stati Uniti: «la Cina esorta nuovamente gli Stati Uniti a correggere immediatamente le sue azioni errate, a cessare le restrizioni discriminatorie contro la Cina e a rispettare congiuntamente il consenso raggiunto nei colloqui ad alto livello di Ginevra».
Secondo quanto riportato da Reuters, gli Stati Uniti hanno recentemente ordinato a numerose aziende di interrompere le spedizioni verso la Cina e hanno revocato alcune licenze di esportazione esistenti; i prodotti interessati includerebbero software di progettazione, sostanze chimiche per semiconduttori, butano, etano, macchine utensili e attrezzature per l’aviazione.
TRUMP CONTRO WALL STREET
Venerdì, i principali indici azionari statunitensi hanno chiuso in ribasso dopo le dichiarazioni del presidente Trump sull’inadempienza cinese. Due giorni fa, un giornalista ha irritato Trump chiedendogli un commento sul termine coniato a Wall Street “Taco” (acronimo di “Trump Always Chickens Out”, ovvero “Trump si tira sempre indietro”), per indicare le scommesse che il presidente avrebbe rinunciato a imporre dazi estremi nonostante faccia sempre la voce grossa. «Questa è la domanda più schifosa», ha replicato Trump. «Io che mi tiro indietro? Non l’ho mai sentito dire. Lei intende il fatto che io abbia ridotto i dazi alla Cina dal 145% che avevo fissato, a 100 e poi a un altro livello? Quella si chiama negoziazione».