La Commissione Europea ha avviato un’indagine su Amazon e Microsoft per stabilire se le attività di cloud computing dei due colossi tecnologici debbano essere sottoposte a una regolamentazione più stringente nell’ambito del “Digital Markets Act”, il regolamento europeo sui mercati digitali dell’Unione europea.
Bruxelles ha annunciato oggi, 18 novembre, l’apertura di tre inchieste, due delle quali riguarderanno la possibilità di classificare Amazon Web Services (Aws) e Microsoft Azure come “gatekeeper” ai sensi del Dma, pur non soddisfacendo al momento le soglie quantitative previste dalla legge in termini di dimensioni, numero di utenti o potere di mercato. Ai sensi della norma Ue, un’impresa è considerata un gatekeeper fornitore di un servizio di piattaforma centrale se dispone di oltre 45 milioni di utenti attivi al mese e di una capitalizzazione di mercato pari ad almeno 75 miliardi di euro. Le aziende che violano tali norme rischiano sanzioni fino al 10 per cento del fatturato annuale mondiale.
Ma anche in assenza del superamento delle soglie quantitative, le autorità europee possono dichiarare “gatekeeper” le società che controllano un accesso ritenuto essenziale.
La terza indagine, valuterà se l’attuale impianto normativo del regolamento sia sufficiente a contrastare nel settore del cloud europeo quelle che la Commissione ha definito «pratiche anticoncorrenziali».
Annunciando le indagini, la Commissione ha affermato che il cloud computing debba essere fornito «in un contesto equo, aperto e competitivo», in modo da favorire l’innovazione e «l’autonomia strategica» dell’Europa. La responsabile europea per l’antitrust, Teresa Ribera, ha spiegato che le inchieste mirano a verificare «se le regole attuali del Dma vadano aggiornate affinché l’Europa possa tenere il passo con l’evoluzione rapida delle pratiche nel settore del cloud», e che il cloud computing è fondamentale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e per la competitività.
Questa normativa europea è stata criticata dall’amministrazione Trump, che lo scorso febbraio ha dichiarato che il Digital Markets Act penalizza in modo ingiusto le aziende tecnologiche statunitensi.
Tra i servizi di Microsoft e Amazon già presenti nell’elenco figurano LinkedIn, il sistema operativo Windows Pc, Amazon Marketplace e Amazon Advertising. Amazon ha dichiarato di ritenere che la Commissione europea giungerà alla conclusione che non vi sia necessità di ulteriori restrizioni, anche perché
«dichiarare i fornitori di cloud dei gatekeeper rappresenterebbe un rischio – ha dichiarato Aws a Epoch Times Usa – poiché potrebbe mettere un freno all’innovazione o far aumentare i costi per le imprese europee».
Un portavoce di Microsoft ha commentato che l’azienda è «pronta a collaborare all’indagine».
Se la Commissione europea dovesse stabilire che Aws e Azure costituiscano un “accesso essenziale” tra le imprese e i clienti, i rispettivi servizi potrebbero essere aggiunti all’elenco delle piattaforme fondamentali per le quali entrambe le società sono già considerate gatekeeper. La Commissione europea prevede di concludere le indagini entro dodici mesi. Qualora Amazon o Microsoft venissero effettivamente riconosciute gatekeeper del comparto del cloud computing, avrebbero sei mesi di tempo per adeguarsi alla normativa europea.




