Ogni aumento del 10% nel consumo di cibi ultra-processati è associato a un incremento del 3% nel rischio di morte prematura. A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, che sollecita interventi urgenti da parte di Paesi come Stati Uniti, Canada e Regno Unito.
I cibi ultra-processati, sono prodotti industriali pronti al consumo o al riscaldamento, composti in gran parte da ingredienti raffinati e privi di alimenti naturali. Nella dieta americana rappresentano oltre la metà dell’apporto calorico quotidiano. Nella dieta italiana invece il consumo è significativamente inferiore: circa il 25%.
«Le prove sugli effetti dei cibi ultra-processati sono schiaccianti, con oltre trenta esiti sanitari negativi, tra cui obesità, malattie cardiache e diabete», spiega Eduardo Nilson, ricercatore della Fondazione Oswaldo Cruz.
PERCHÉ I CIBI ULTRA-PROCESSATI SONO DANNOSI
I rischi legati ai cibi ultra-processati non derivano solo dall’alto contenuto di sodio, grassi trans e zuccheri. La lavorazione industriale trasforma profondamente questi alimenti, introducendo additivi come coloranti ed emulsionanti, assenti nella cucina domestica. Bevande zuccherate, snack salati, cereali da colazione e dolci confezionati sono solo alcuni esempi di prodotti contenenti ingredienti difficilmente reperibili nei comuni ambienti casalinghi.
L’analisi ha coinvolto dati provenienti da otto Paesi – Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Messico, Regno Unito e Stati Uniti – confrontando i consumi alimentari con i tassi di mortalità. È emersa una relazione diretta tra il livello di consumo di cibi ultra-processati e l’aumento del rischio di morte prematura.
Secondo i ricercatori, la lavorazione modifica i macronutrienti, genera composti potenzialmente tossici e altera la percezione di sazietà, influenzando la digestione e l’assorbimento.
L’impatto varia tra i Paesi. In Colombia, dove i cibi ultra-processati rappresentano il 15% dell’apporto calorico quotidiano, il 4% delle morti premature è attribuibile a questi alimenti. Negli Stati Uniti, dove superano il 50%, il tasso sale al 14%, pari a circa 124.000 decessi nel solo 2018.
Un altro studio, pubblicato nel 2021 e condotto su 200.000 adulti in quattro Paesi, ha rilevato un aumento del 21% del rischio di mortalità per qualsiasi causa, del 50% per malattie cardiache e del 66% per disturbi cardiovascolari nei soggetti con un elevato consumo di cibi ultra-processati.
TROVARE UN EQUILIBRIO NELLE SCELTE ALIMENTARI
Sebbene i cibi ultra-processati siano considerati pericolosi se consumati in grandi quantità, alcuni esperti invitano a un approccio più equilibrato.
«Si tratta di equilibrio: privilegiare cibi integrali e poco lavorati, con spazio per qualche indulgenza occasionale — spiega Laura Pensiero, dietologa e chef del Gigi Hudson Valley — Nutrite il corpo con alimenti ricchi di nutrienti, godendo anche di un dolce lavorato, ma senza sensi di colpa».
Il legame tra cibi ultra-processati e disturbi come obesità, diabete, malattie cardiache, alcuni tumori e depressione è ormai ben documentato. Per questo, secondo il pediatra Joel Warsh, fondatore di Integrative Pediatrics, la prevenzione è cruciale: «Il cibo vero è medicina, ridurre i cibi ultra-processati è uno strumento potente».
RIDURRE I CIBI ULTRA-PROCESSATI: UN CAMBIAMENTO NECESSARIO E POSSIBILE
Secondo il ricercatore Nilson, i cibi ultra-processati stanno progressivamente sostituendo le diete tradizionali, più sane e nutrienti, aggravando il carico delle malattie non trasmissibili. Ma ridurne il consumo richiede più della sola educazione alimentare: entrano in gioco fattori economici, culturali e di accessibilità. «Servono diete sane più accessibili e convenienti. Se vedete nomi chimici o ingredienti sconosciuti sulle etichette, evitateli».
Il cambiamento parte da piccoli gesti quotidiani: cucinare di più con ingredienti semplici come frutta, verdura proteine nobili e grassi naturali, limitando l’uso di prodotti confezionati con lunghe liste di additivi. «Passare a opzioni integrali o poco lavorate migliora la dieta senza restrizioni» conclude la dietista Pensiero.
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