Per risolvere il problema dell’intermittenza e della poca prevedibilità nelle rinnovabili servirebbe costruire «un sistema diversificato, resiliente e affidabile. Più fonti di energia rinnovabile si sviluppano e più si devono rafforzare le infrastrutture di interconnessione». Lo ha detto Nicola Monti, Ad di Edison dal 2019 con una lunga esperienza nel settore energetico, in un’intervista al Corriere della Sera.
«In Italia dobbiamo assicurare lo spostamento dell’energia dal Sud, dove si genera più elettricità da solare ed eolico, al Nord, dove insiste il baricentro dei consumi industriali. L’intermittenza e l’imprevedibilità – ha aggiunto – si compensano con la produzione programmabile, quella dei cicli combinati di ultima generazione, e i sistemi di accumulo, come impianti di pompaggio e batterie». Eppure l’Aiea ha previsto che entro il 2050 il consumo mondiale di energia crescerà del 50 per cento e ancora per molti anni la crescita sarà sostenuta dalle fonti fossili, in particolare dal gas: «Per garantire sicurezza energetica al Paese, il gas rappresenta ancora una fonte strategica. Certo bisogna efficientare parte delle centrali ma credo non potremo fare a meno di questa fonte fino al 2050, seppur in maniera decrescente se riusciremo a inserire nel sistema anche l’energia nucleare», ha evidenziato.
Insieme a Edf e ad Enea, Edison ha firmato un ‘memorandum of understanding’ sul nucleare di piccola taglia: «Per un Paese manifatturiero il nuovo nucleare è una necessità: garantisce un’erogazione affidabile dell’energia e al contempo avvicina agli obiettivi di decarbonizzazione. Far leva sulle competenze di Edf potrebbe favorire lo sviluppo di una filiera europea del nucleare. Durante il Forum Ambrosetti di Cernobbio – ha raccontato Monti – abbiamo presentato una mappa delle aziende italiane attive nel settore e le assicuro che l’industria nucleare c’è ed è pronta a scalare nuovi progetti».
Il Piano nazionale per l’Energia e il Clima pone, tra i target 2030, un 39,4 per cento di rinnovabili sui consumi finali: «Fermo restando che ancora la Spagna non ha fatto completa chiarezza sulle effettive cause del black out, ciò che è accaduto ci mette in guardia circa l’importanza di avere un sistema adeguato in tutte le sue componenti: fonti rinnovabili, sistemi di accumulo, capacità flessibile e reti di interconnessione. L’Italia, seppur con qualche ritardo, sta progredendo verso gli obiettivi del Piano Nazionale: non siamo i più veloci ma la direzione è giusta, basti guardare all’accelerazione nelle autorizzazioni di nuovi impianti». Monti ha spiegato infine perché nel settore ‘cleantech’ il comparto della mobilità elettrica in Italia non sta decollando: «Per la barriera d’entrata dei costi e per la necessità di sviluppare le infrastrutture: bisogna incentivare il cambiamento. Ma la traiettoria è segnata – ha concluso – e il fatto che il numero di colonnine di ricarica stia crescendo costantemente è un segnale positivo della svolta possibile. È questione di tempo».