L’11 giugno il presidente Donald Trump ha annunciato su Truth che gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto un’intesa commerciale al termine dei colloqui di Londra. L’accordo prevede la fornitura da parte della Cina di terre rare e risorse strategiche per l’industria e la tecnologia. In cambio, gli Stati Uniti consentiranno nuovamente l’ingresso degli studenti cinesi nei propri atenei.
Trump ha sottolineato che l’intesa comporterà dazi pari al 55 per cento a carico della Cina e del 10 per cento a carico degli Stati Uniti, definendo ora eccellente lo stato delle relazioni bilaterali. L’accordo rimane tuttavia soggetto all’approvazione finale di Trump stesso e di Xi. Secondo il ministro al Commercio statunitense, Howard Lutnick, i dazi imposti agli articoli cinesi non subiranno ulteriori variazioni. Intervenendo alla trasmissione Money Movers di Cnbc, Lutnick ha confermato che non sono previste modifiche ai dazi. Il ministro del Tesoro, Scott Bessent, ha dichiarato che i negoziati di Londra contribuiranno a stabilizzare e riequilibrare i rapporti commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Durante un’audizione dell’11 giugno alla Commissione Finanze della Camera, Bessent ha affermato che il rispetto da parte di Pechino dei termini dell’accordo preliminare raggiunto a Ginevra potrebbe mettere in discussione uno status quo consolidato da decenni. Anche i mercati finanziari statunitensi hanno registrato variazioni contenute nelle contrattazioni pre-apertura, in seguito all’annuncio dell’intesa.
La Cina detiene attualmente il quasi monopolio mondiale nella produzione e lavorazione delle terre rare, coprendo circa il 60 per cento dell’offerta mondiale e il 90 per cento della sua raffinazione.
All’inizio dell’anno, gli Stati Uniti avevano introdotto dazi del 20 per cento su una serie di prodotti cinesi, volte a contrastare l’ingresso illegale di fentanyl nel Paese. Inoltre le autorità statunitensi avevano imposto dazi fino al 145 per cento sulla maggior parte delle importazioni provenienti dalla Cina. Il 4 aprile, la Cina aveva sospeso quasi totalmente l’esportazione di una vasta gamma di risorse strategiche e magneti, provocando interruzioni significative nelle filiere internazionali.
Sul fronte internazionale, a seguito dell’annuncio delle misure reciproche del 2 aprile, l’amministrazione statunitense aveva concesso una sospensione di 90 giorni per consentire ai Paesi coinvolti di avviare nuovi negoziati. Finora, l’unico accordo preliminare annunciato è quello con il Regno Unito, ma fonti della Casa Bianca hanno assicurato che ulteriori intese verranno comunicate a breve, con tre nuovi accordi ormai prossimi alla conclusione.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato che Washington sta sollecitando i partner commerciali internazionali a presentare proposte definitive in vista della scadenza imminente, ribadendo che gli Stati Uniti puntano a concludere accordi equilibrati senza cedere alla fretta. Un messaggio velato (forse) per Bruxelles.