Ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il rinvio al 9 luglio dell’introduzione del nuovo dazio del 50% sui prodotti provenienti dall’Unione Europea, inizialmente previsto per il 1° giugno. La decisione è stata presa in seguito a una telefonata con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, avvenuta sempre nella giornata di ieri.
«Oggi ho ricevuto una chiamata da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, che mi ha chiesto di posticipare la scadenza del 1° giugno per l’applicazione del dazio del 50% sul commercio con l’Unione Europea» ha scritto Trump su Truth, «io ho acconsentito a prorogare il termine al 9 luglio 2025. Per me è stato un privilegio. La presidente della Commissione ha dichiarato che i negoziati inizieranno presto».
L’annuncio di Trump è arrivato dopo un messaggio pubblicato dalla von der Leyen su X, in cui la presidente della Commissione ha definito «positiva» la conversazione con il capo della Casa Bianca: «L’Unione Europea e gli Stati Uniti condividono la relazione commerciale più importante e stretta al mondo. L’Europa è pronta ad avviare i negoziati con rapidità e determinazione. Per raggiungere un buon accordo, avremo bisogno di tempo fino al 9 luglio».
Il 23 maggio, Trump aveva dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero imposto un dazio del 50% sull’Unione Europea a partire dal 1° giugno, esprimendo al contempo irritazione per l’andamento a rilento dei negoziati commerciali con Bruxelles.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno la più grande relazione economica bilaterale al mondo; secondo l’ultimo rapporto sulle barriere al commercio estero pubblicato dall’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, i beni e i servizi americani esportati in Europa sono ostacolati da barriere doganali, esplicite e di fatto, di diverso genere.
Sebbene infatti il tasso medio del dazio di nazione più favorita applicato dall’Unione Europea sia relativamente basso (5%) alcuni prodotti sono soggetti a dazi significativamente più elevati: pesce e i frutti di mare (fino al 26%), camion (22%), biciclette (14%), veicoli per il trasporto di passeggeri (10%), fertilizzanti e materie plastiche (6,5%). Molti alimenti trasformati, come prodotti di pasticceria e dolciumi, sono inoltre soggetti a un complesso sistema doganale noto come Tabella Meursing, che calcola i dazi in base alla composizione del prodotto. Secondo questo sistema, l’Unione Europea applica un dazio a ciascun bene importato in base al contenuto di grassi del latte, proteine del latte, amido e zucchero. Tale meccanismo non solo aumenta gli oneri amministrativi, ma crea anche incertezza per gli esportatori americani di prodotti alimentari. A questo si somma la mancanza di un’unica amministrazione doganale europea. Ogni Stato membro applica autonomamente le normative doganali, con conseguenti interpretazioni ed applicazioni concrete differenti, creando un ulteriore livello di complessità agli esportatori americani.
Non solo: le barriere tecniche al commercio costituiscono un altro punto critico. Ad esempio, l’adozione da parte dell’Europa di standard regionali in materia di sicurezza, qualità, protezione ambientale, etichettatura e imballaggio limita l’accesso al mercato per i prodotti americani, anche quando questi soddisfino gli standard internazionali.