Durante il discorso di cerimonia all’Accademia Navale di Annapolis, nel Maryland, il vicepresidente degli Stati Uniti James David Vance ha annunciato che l’amministrazione Trump ha «cambiato direzione» in politica estera, abbandonando l’approccio dei predecessori: «Niente più missioni senza obiettivi chiari né conflitti senza fine: la strategia torna a basarsi sul realismo e sulla difesa degli interessi nazionali fondamentali».
Vance ha sottolineato che il presidente Trump intende utilizzare le forze armate degli Stati Uniti con maggiore disciplina, inviando truppe in guerra solo con scopi delimitati. Il potere militare, ha precisato Vance, deve essere impiegato «in modo deciso, con un traguardo ben definito». Questo approccio non implica un ignorare le minacce, ma l’affrontarle con rigore e chiarezza. A sostegno di tale visione, è stato citato l’ordine recente di Trump di colpire l’organizzazione terrorista degli Houthi nello Yemen, un’azione che ha portato a un cessate il fuoco. L’amministrazione, ha aggiunto Vance, mette fine alle politiche di ingerenza negli affari di altri Paesi e adotta un approccio realista focalizzato sull’essenza degli interessi nazionali.
Il recente viaggio di Stato di Donald Trump in Medio Oriente, con incontri con i leader di Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, ha fruttato importanti investimenti. Quel viaggio di quattro giorni spiega Vance, è emblematico della fine di un approccio di politica estera (che in Europa è stato definito “guerrafondaio”) protrattosi per decenni: «Per troppo tempo la politica estera ha sacrificato la difesa nazionale e le alleanze per inseguire la costruzione di nazioni e interferire negli affari di Paesi stranieri, spesso con scarso legame agli interessi americani — ha osservato JD Vance — Il presidente Trump sta inaugurando un cambiamento epocale, con implicazioni profonde» per il ruolo che i giovani guardiamarina che oggi escono dall’Accademia navale saranno chiamati a ricoprire.
A questo proposito – e a meglio contestualizzare l’importanza del discorso del vicepresidente ai futuri ufficiali di marina – va sottolineato quanto la potenza navale sia l’architrave dell’intera potenza militare americana (e probabilmente della potenza americana tout court) e come gli Stati Uniti siano la nazione con più portaerei (undici e tutte a propulsione nucleare) del mondo. La portaerei Gerald R. Ford, l’ammiraglia della marina americana, è considerata un capolavoro di ingegneria e l’unità navale tecnologicamente più evoluta mai costruita. E anche la più grande, con 100 mila tonnellate di peso, 337 metri di lunghezza, 78 metri di larghezza e oltre 4.500 marinai a bordo. Si prevede resti in servizio per novanta anni, ed è solo la prima di altre nove portaerei gemelle, cinque delle quali sono già in costruzione o ordinate. A titolo di confronto, la Cina – la nazione che, sulla carta, ha la marina più “grande” del mondo, almeno in termini di tonnellaggio – ha tre portaerei (e nessuna è nucleare): la Liaoning, un’unità “ereditata” dall’Unione Sovietica e venduta ai cinesi dall’Ucraina nel 1998; la Shandong, che è una copia della Liaoning ma di produzione cinese e la nuova Fujuan (80 mila tonnellate) tutta di fabbricazione cinese. Dire che il confronto è impari è un eufemismo.
Tornando al discorso del vicepresidente Usa ai futuri ufficiali di marina, Vance ha toccato anche il mutamento della natura dei conflitti, evidenziando come gli Stati Uniti stiano entrando in un’era complessa, con avversari come Russia e Cina determinati a superarli in ogni settore. Dopo la Guerra Fredda, il dominio americano in ambito aereo, marittimo e spaziale era incontrastato, ma oggi questa supremazia non è più indiscussa.
Le parole di Vance rispecchiano naturalmente la posizione di Trump, e forse un nuovo modo di intendere la potenza americana nel mondo, che durerà anche quando Donald J. Trump tornerà a essere un privato cittadino. Trump stesso, sabato 24, interverrà alla cerimonia di nomina a ufficiali dei membri della classe 2025 dell’Accademia Militare di West Point.