L’entusiasmo mondiale per le energie rinnovabili cresce di pari passo con un rischio spesso sottovalutato: quello di cadere nella cosiddetta “trappola delle rinnovabili”. Una transizione energetica condotta senza un’attenta valutazione delle implicazioni economiche, ambientali e geopolitiche può infatti portare a conseguenze impreviste. Eolico, solare e idroelettrico vengono promossi come soluzioni definitive, ma un’adozione affrettata e mal pianificata potrebbe tradursi in instabilità, rincari e nuove forme di dipendenza. In assenza di una visione strategica, anche le migliori intenzioni rischiano di sfociare in gravi squilibri.
COSTI NASCOSTI E PROMESSE TRADITE: IL CASO DELLA GERMANIA
La versione dei fatti dominante presenta le rinnovabili come fonti energetiche pulite, inesauribili e a basso impatto. Tuttavia, l’esperienza concreta mostra una realtà più complessa. La Germania, pioniera della transizione energetica attraverso il programma Energiewende, rappresenta un esempio emblematico. Dopo anni di massicci investimenti in solare ed eolico, i risultati ottenuti si sono rivelati inferiori alle aspettative: le emissioni di gas serra sono calate in modo marginale, mentre i costi per i consumatori sono cresciuti vertiginosamente.
Nel 2020, i cittadini tedeschi si sono ritrovati a pagare le bollette dell’elettricità più alte d’Europa, in buona parte a causa dei sussidi alle aziende rinnovabili e della necessità di mantenere operative centrali a combustibili fossili come riserva. Il ricorso al carbone, in particolare, è aumentato per compensare l’intermittenza di vento e sole. Il risultato è stato un sistema energetico paradossale: pur spingendo verso le rinnovabili, la Germania ha dovuto conservare una capacità fossile equivalente, con il duplice effetto di aumentare le emissioni e triplicare i costi per i cittadini.
PREZZI IN AUMENTO E POVERTÀ ENERGETICA IN ESPANSIONE
Il modello tedesco non è un caso isolato. In diversi Paesi, la corsa alle rinnovabili ha comportato un incremento dei costi dell’energia, con ripercussioni significative sulle fasce più vulnerabili della popolazione. Il Regno Unito, ad esempio, ha registrato un aumento medio del 30% nelle bollette tra il 2008 e il 2020, dovuto in larga parte ai costi dell’eolico e del solare. I sussidi, finanziati direttamente dai consumatori, hanno contribuito a una crescente diffusione della povertà energetica.
In California, nonostante l’elevato numero di impianti solari, l’intermittenza delle fonti rinnovabili ha costretto lo Stato a ricorrere a gas naturale e importazioni energetiche nei momenti di picco e ad alimentare ulteriormente i rincari. Oltre 1 milione e 300 mila famiglie risultavano a rischio di povertà energetica già nel 2020, secondo la Commissione per i Servizi Pubblici dello Stato.
In Australia Meridionale, una forte penetrazione di eolico e solare ha provocato instabilità nella rete e un sensibile aumento dei prezzi. Il blackout del 2017, innescato da un temporale, ha evidenziato la fragilità del sistema. Negli anni successivi, i prezzi dell’elettricità sono aumentati del 50%, aggravando le difficoltà delle famiglie meno abbienti.
UNA NUOVA DIPENDENZA GEOPOLITICA: LE MATERIE PRIME DELLE RINNOVABILI
La transizione energetica comporta anche una crescente dipendenza da materiali critici come litio, cobalto e terre rare, indispensabili per la produzione di batterie, turbine e pannelli solari. La Cina domina la filiera mondiale di questi metalli, sollevando interrogativi sulla sicurezza nazionale dei Paesi che intendono affidarsi alle rinnovabili senza diversificare le forniture.
Questa dipendenza rischia di replicare le dinamiche già viste con il petrolio: concentrazione delle risorse, volatilità dei prezzi e potenziali ricatti commerciali. A ciò si aggiungono gravi implicazioni ambientali e sociali nei Paesi di estrazione, come la Repubblica Democratica del Congo, dove si registrano impatti ambientali devastanti e gravi violazioni dei diritti umani.
I costi della transizione sono spesso mascherati da pratiche contabili poco trasparenti. I governi, nel tentativo di promuovere l’accettazione pubblica delle rinnovabili, tendono a enfatizzarne i benefici, tralasciando l’onere finanziario che ricade su famiglie e imprese. In California, il sistema dipende ancora da centrali a gas per garantire continuità, mentre l’infrastruttura necessaria per sostenere le rinnovabili ha moltiplicato i costi e colpito in modo sproporzionato le fasce a basso reddito.
Nonostante venga spesso descritto come una “reliquia” del passato, il carbone continua a svolgere un ruolo essenziale nel garantire la stabilità delle reti elettriche. Le centrali a carbone forniscono energia continua, indipendente dalle condizioni atmosferiche, a differenza di solare ed eolico.
In molte regioni degli Stati Uniti, il carbone risulta ancora più economico rispetto al gas naturale o ad alcune rinnovabili, soprattutto considerando i costi infrastrutturali di queste ultime. La disponibilità interna di carbone consente, inoltre, di ridurre la dipendenza da forniture esterne e rafforzare la sicurezza energetica nazionale.
UN FUTURO SOSTENIBILE RICHIEDE REALISMO, NON IDEOLOGIA
L’obiettivo di un’energia pulita e sostenibile resta prioritario, ma deve essere perseguito con pragmatismo. L’esperienza della Germania dimostra che una transizione energetica squilibrata può creare nuove forme di povertà, instabilità e dipendenza.
Un approccio realmente sostenibile dovrà integrare fonti rinnovabili con soluzioni affidabili e accessibili, evitando salti nel buio. Il carbone, pur con tutti i limiti ambientali noti, rappresenta ancora oggi una componente irrinunciabile di un mix energetico equilibrato. Riconoscere i costi reali della rivoluzione verde è il primo passo per costruire un sistema più giusto, stabile e resiliente.
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