Il 21 maggio, il presidente Trump ha affrontato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa con gravi accuse di violenze di massa contro gli agricoltori bianchi in Sudafrica. Di recente, gli Stati Uniti hanno accolto il primo gruppo di esuli sudafricani bianchi, a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato.
«ABBASSATE LE LUCI»
Uno dei passaggi più tesi dell’incontro è avvenuto quando Trump ha mostrato una serie di video che provano l’esistenza di un «genocidio di afrikaner» in Sudafrica, dopo che Ramaphosa aveva respinto categoricamente tale accusa. In un momento di forte impatto emotivo. Il video, della durata di alcuni minuti, mostrava la folla inneggiare all’uccisione dei contadini bianchi, seguite immagini dei luoghi di sepoltura di agricoltori uccisi in Sudafrica.
«Questi sono i cimiteri dove sono sepolti più di mille agricoltori bianchi», ha spiegato Trump mentre il filmato scorreva. «Tutti quei segni bianchi che vedete sono croci», ha proseguito, indicando lo schermo. «Quelle auto non si stanno muovendo», ha aggiunto, riferendosi alle vetture in fila nei pressi del cimitero. «Sono lì ferme per rendere omaggio ai familiari uccisi. È una scena tremenda. Non ho mai visto nulla del genere». Ramaphosa ha distolto lo sguardo e ribattuto di non sapere di che luogo di trattasse.
Terminato il video, Trump ha proseguito con la sua esposizione mostrando una pila di articoli di giornale che descrivevano ulteriori atti di violenza contro i bianchi in Sudafrica. «Sono articoli degli ultimi giorni. Gente uccisa, morte, morte, morte» ha detto il presidente americano sfogliandoli leggendo: «I sudafricani bianchi fuggono per la violenza e le leggi razziste».
Il 7 febbraio, Trump ha firmato un decreto esecutivo con cui sospendeva tutti gli aiuti esteri destinati al Sudafrica. Il provvedimento prevede inoltre che l’amministrazione promuovesse il reinsediamento dei rifugiati afrikaner in fuga dalla discriminazione razziale. Il 12 maggio, quasi 60 sudafricani bianchi sono arrivati negli Stati Uniti come primo gruppo accolto nell’ambito del programma di asilo politico voluto dal presidente.
Ramaphosa in risposta ha ribadito la propria opposizione alla tesi del «genocidio afrikaner» sostenendo che la retorica contenuta nel video non rappresenta in alcun modo la linea ufficiale del governo, è stato ripetutamente contestato da Trump.
Ramaphosa ha poi presentato il ministro dell’Agricoltura, John Steenhuisen, precisando che è un sudafricano bianco proveniente da un partito di opposizione, quasi a voler dire che le accuse di Trump fossero del tutto campate in aria, ma riconoscendo che gli assalti alle fattorie e i furti di bestiame rappresentano una certa emergenza, e che polizia e magistratura stanno affrontando il problema con la dovuta serietà.