In seguito all’incidente avvenuto ieri alle ore 11:30 sull’Afo1, l’impianto «è stato posto sotto sequestro senza facoltà d’uso». Lo dichiara in una nota ai lavoratori di Acciaierie d’Italia, l’Ex Ilva, in riferimento all’altoforno 1 del siderurgico di Taranto, uno dei due che era in attività. Le fiamme non hanno causato feriti ma la grande nube di fumo nero che si è sprigionata dall’impianto, nube visibile anche a molta distanza dalla fabbrica, ha causato allarme tra i lavoratori e nella città di Taranto, hanno scritto i sindacati metalmeccanici in una comunicazione all’azienda.
«Sembra che un intervento della procura abbia posto sotto sequestro e credo anche senza facoltà d’uso l’altoforno 1 proprio in questa nottata, nelle prime ore dell’alba». Lo ha detto il coordinatore di fabbrica della Fim Cisl nell’Ex Ilva di Taranto, Vincenzo La Neve, intervenuto alla trasmissione televisiva Trm h24 News questa mattina.
«Sono anni che denunciamo la mancanza di manutenzione e che quel tipo di impianti può essere messo in sicurezza solamente con interventi manutentivi straordinari, che non ci sono stati negli anni delle gestioni precedenti e con le risorse che sono state messe a disposizione dal governo, piano piano si cercano di mettere a norma. Ma noi non avevamo il sentore che gli impianti fossero tutti a posto», ha spiegato La Neve. In realtà, «questo apre due scenari che sono realmente drammatici. Il primo è che siamo in procinto di una cessione ad un nuovo acquirente a cui stiamo dicendo che ci sono da spendere alcuni miliardi di euro per mettere a posto gli stabilimenti e che durante il percorso della gara vede l’Aia avere problemi e gli impianti avere problemi. Ora io spero che ci sia qualcuno che abbia realmente una disponibilità così elevata di voler risolvere le sorti dell’Ilva» ha sottolineato. Altrimenti «bisognerà pensare davvero a qual è il futuro di questo stabilimento e cosa vorrà fare il governo all’interno. Perché, tra l’altro, sappiamo che le risorse che dovevano arrivare dal governo in gestione ai commissari non siano arrivate nelle quantità che erano state annunciate e che erano state stabilite con i vari decreti. Questo è chiaro che crea dei rallentamenti sia dal punto di vista manutentivo che dal punto di vista del rilancio di quegli impianti», ha concluso.