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Il cardinale Pietro Parolin è considerato un candidato di compromesso tra progressisti e conservatori. È stato un diplomatico della Chiesa per la maggior parte della sua vita e ha servito come segretario di Stato di Francesco dalla sua entrata in carica nel 2013. La posizione è simile a quella di un primo ministro, i segretari di Stato sono spesso chiamati “vice-papa” perché sono secondi al pontefice nella gerarchia vaticana. Parolin è entrato nel servizio diplomatico vaticano tre anni dopo la sua ordinazione sacerdotale, nel 1980.
Parolin era stato in precedenza viceministro degli Esteri di Raztinger che, nel 2009 lo aveva nominato ambasciatore del Vaticano in Venezuela, dove ha difeso la Chiesa dalle mosse di indebolimento dell’allora presidente Hugo Chavez.
Parolin è anche il principale artefice del riavvicinamento del Vaticano al regime comunista cinese e al Vietnam, e l’ala conservatrice lo hanno attaccato per un accordo sulla nomina dei vescovi nella Cina comunista. Accordo che Parolin ha difeso dicendo che, pur non essendo perfetto, ha evitato uno «scisma» e ha fornito una forma di comunicazione con Pechino.
Parolin non è mai stato un attivista in prima linea o rumoroso nelle cosiddette “guerre culturali” della Chiesa, incentrate su questioni come l’aborto e i diritti degli omosessuali, anche se una volta ha condannato la legalizzazione del matrimonio omosessuale in molti Paesi come «una sconfitta per l’umanità». Ha difeso il potere del Vaticano sui “leader” locali, criticando i tentativi in Germania di permettere ai sacerdoti di benedire simbolicamente le coppie dello stesso sesso. Ha detto che le Chiese locali non possono prendere decisioni che finirebbero per influenzare tutti i cattolici.