Pfizer ha annunciato la sospensione dello sviluppo del “danuglipron”, un farmaco orale destinato al trattamento dell’obesità, a seguito di un possibile caso di danno epatico emerso durante le sperimentazioni cliniche. La comunicazione, diffusa il 14 aprile, ha specificato che un partecipante allo studio ha mostrato segni di lesione al fegato, poi risolti dopo l’interruzione della terapia. L’azienda ha sottolineato come gli aumenti degli enzimi epatici osservati in oltre 1.400 pazienti trattati risultassero comparabili a quelli rilevati con altri farmaci approvati appartenenti alla classe degli agonisti del recettore Glp-1, una proteina che stimola la secrezione di insulina e riduce l’appetito. Tuttavia, i rischi emersi sono stati ritenuti sufficienti per porre fine al programma.
«Pur essendo delusi dall’interruzione dello sviluppo del danuglipron, restiamo determinati a valutare e promuovere programmi promettenti per offrire ai pazienti nuove soluzioni terapeutiche innovative», ha dichiarato Chris Boshoff, responsabile scientifico e presidente della ricerca e sviluppo dell’azienda. I dati raccolti durante il programma clinico saranno destinati alla pubblicazione su riviste scientifiche sottoposte a revisione paritaria o presentati in occasione di futuri eventi accademici.
Lo stop allo sviluppo rappresenta un ulteriore ostacolo per Pfizer nel tentativo di conquistare una posizione di rilievo nel mercato, in rapida espansione, dei farmaci anti-obesità. Un settore che, secondo le stime, supererà i 100 miliardi di dollari entro la fine del decennio e che è diventato sempre più centrale nella strategia aziendale, soprattutto dopo il calo dei ricavi legati ai vaccini e agli antivirali sviluppati durante la pandemia di Covid-19.
Il danuglipron, come altri farmaci della stessa classe — tra cui il Wegovy di Novo Nordisk e lo Zepbound di Eli Lilly — agisce stimolando la secrezione di insulina in risposta all’aumento dei livelli di zucchero nel sangue e rallentando lo svuotamento gastrico, contribuendo così alla riduzione dell’appetito. Pfizer puntava su una formulazione orale, ritenuta più pratica rispetto alle terapie iniettabili attualmente dominanti, per ottenere una quota significativa di mercato.
Tuttavia, già a dicembre 2023 l’azienda aveva interrotto gli studi su una versione del farmaco da assumere due volte al giorno, a causa dell’elevata incidenza di effetti collaterali gastrointestinali. In uno studio di fase intermedia, su circa 1.400 partecipanti, fino al 73% aveva riportato episodi di nausea, il 47% vomito e il 25% diarrea. Il tasso di abbandono aveva superato il 50% in tutti i gruppi di dosaggio, rispetto al 40% nel gruppo placebo.
Con il ritiro del danuglipron, l’attenzione di Pfizer si sposta ora sul PF-07976016, un candidato orale in fase 2 che adotta un meccanismo innovativo, agendo sul recettore Gip — una proteina che regola il metabolismo del glucosio e dei lipidi — anziché simulare l’azione del Glp-1. Secondo i registri federali delle sperimentazioni cliniche, i primi risultati di questo studio sono attesi entro dicembre 2025.