Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato il 23 maggio che gli Stati Uniti imporranno presto un dazio del 50% sull’Unione Europea: «L’Unione Europea, nata principalmente per trarre vantaggio dagli Stati Uniti in materia di commercio, si è rivelata un interlocutore molto ostico», ha scritto Trump su Truth Social. In un messaggio successivo ha precisato che «i negoziati non stanno portando a nulla» e ha annunciato l’introduzione di un dazio del 50% a partire dal 1° giugno.
«Alcuni negoziati si svolgono a porte chiuse, altri sotto i riflettori», ha commentato il ministro del Commercio polacco, Michal Baranowski, parlando con i giornalisti venerdì, in risposta al messaggio di Trump, «il fatto che vengano fatte grosse dichiarazioni in pubblico non significa necessariamente che si traducano in azioni concrete da parte dell’amministrazione statunitense».
In aprile, Trump ha sospeso il dazio del 20% nei confronti di diversi Paesi per 90 giorni, per favorire l’avanzamento dei negoziati. In risposta, l’Unione Europea ha temporaneamente accantonato le proprie contromisure, ma i rappresentanti europei hanno più volte ribadito la propria opposizione di principio ai dazi, che considerano dannosi. Se il nuovo dazio verrà effettivamente ripristinato il 1° giugno, la sospensione sarà durata, di fatto, non 90 ma 53 giorni.
Il responsabile per il commercio dell’Unione Europea, Maros Sefcovic, ha recentemente dichiarato al Parlamento europeo che «ora spetta agli Stati Uniti dimostrare la volontà di progredire verso una soluzione equa e equilibrata» puntualizzando poi: «noi non ci sentiamo né deboli né pressati ad accettare un accordo che non sia giusto per noi». Nel frattempo, il ministro del Tesoro statunitense, Scott Bessent, ha dichiarato a Ginevra che Svizzera e Regno Unito hanno guadagnato una posizione di vantaggio nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti, mentre l’Unione Europea procede «molto più lentamente».