Trump chiama Putin e Zelensky Nuove speranze di tregua tra Russia e Ucraina

di Redazione Eti/Ryan Morgan
20 Maggio 2025 8:21 Aggiornato: 20 Maggio 2025 15:39

Le telefonate di ieri tra Trump, Putin e Zelensky riaprono spiragli di tregua in Ucraina. Il presidente statunitense ha reso noto di aver parlato dapprima con il capo del Cremlino, definendo il tono dell’incontro telefonico «eccellente», e subito dopo con il presidente ucraino e con alcuni leader europei.

Secondo quanto affermato dallo stesso Trump su Truth, ha informato Zelensky e i partner europei dell’intenzione di avviare immediatamente negoziati. La notizia è stata poi confermata da una nota ufficiale di Putin, diffusa dall’agenzia statale russa Tass, in cui il presidente russo ha dichiarato che Mosca è «pronta a proseguire il lavoro con la parte ucraina su un memorandum per un futuro trattato di pace».

Da parte ucraina, Zelensky ha riaffermato la disponibilità del proprio Paese a negoziare un cessate il fuoco e una soluzione politica al conflitto. «Non serve convincere l’Ucraina — ha scritto il presidente su X —, i nostri rappresentanti sono pronti ad assumersi responsabilità concrete nei negoziati», quello che manca, continua ad “attaccare” Zelensky, è «una disponibilità speculare da parte russa a impegnarsi in un confronto significativo».

Già lo scorso marzo, Kiev aveva aderito a una proposta di tregua di trenta giorni, sostenuta dagli Stati Uniti, per creare le condizioni preliminari per la pace. In quell’occasione, Putin aveva espresso un interesse generico verso l’iniziativa, ma senza mai assumerne formalmente l’impegno. Più recentemente, tra l’8 e il 10 maggio, in occasione dell’ottantesimo anniversario della vittoria alleata sulla Germania nazista, Mosca aveva annunciato unilateralmente una breve tregua. Ma nonostante le richieste ucraine ed europee di estenderla, anche accompagnate dalla minaccia di nuove sanzioni, Putin aveva ordinato di riprendere i combattimenti. Nelle settimane successive, l’Unione europea ha poi avviato nuove discussioni per esplorare nuove misure restrittive nei confronti della Russia, prendendo di mira in particolare le condutture del Nord Stream e la cosiddetta «flotta ombra» di navi commerciali, sospettate di eludere le sanzioni internazionali e di compromettere infrastrutture sottomarine occidentali.

In questo contesto, Trump aveva lanciato un serio monito rispetto al disimpegno dal ruolo di mediatore assunto dagli Stati Uniti, se fosse mancata la concreta volontà di entrambe le fazioni a mettere fine al conflitto. Zelensky ha poi esortato il presidente statunitense a non sottrarsi a un ruolo che considera essenziale: «È fondamentale che gli Stati Uniti non si allontanino dal percorso negoziale, perché l’unico a trarne vantaggio sarebbe Putin».

Il nuovo slancio diplomatico giunge a pochi giorni di distanza dall’incontro svoltosi a Istanbul il 16 maggio tra delegazioni russe e ucraine. Un evento rilevante, considerato che si è trattato del primo faccia a faccia diretto dopo oltre tre anni di guerra. Nonostante l’assenza di un confronto tra i due presidenti, auspicato da Zelensky ma declinato da Putin, l’incontro si è comunque concluso con un primo risultato molto importante: lo scambio reciproco di mille prigionieri di guerra.

Gli sviluppi delle prossime settimane chiariranno se questi segnali di apertura rappresentino l’inizio di un percorso reale verso la distensione, oppure se resteranno episodi isolati. Nel frattempo, il ruolo di mediazione degli Stati Uniti rimane l’unica costante capace di incidere in modo determinante sul negoziato.

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