Studio Uil: servizio idrico fortemente compromesso da reti obsolete

di Agenzia Nova
16 Maggio 2025 16:12 Aggiornato: 16 Maggio 2025 16:12

Gli italiani «continuano a pagare tariffe elevate per il servizio idrico, ma in molte aree del Paese, in particolare nel Mezzogiorno, il servizio offerto è fortemente compromesso da reti obsolete, manutenzione insufficiente e perdite idriche che superano ogni soglia accettabile». A lanciare l’allarme è uno studio del Servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione della Uil, diretto dal segretario confederale Santo Biondo che ha rilevato come, nel 2023, in un terzo delle città del Sud l’acqua è stata razionata, con disservizi che hanno colpito oltre 2 milioni 300 mila famiglie (fonte Istat). A livello nazionale, la perdita idrica è arrivata al 45,5 per cento, con punte drammatiche in Calabria e Sicilia. Alcune reti locali, inoltre, disperdono più della metà dell’acqua immessa.

Sul fronte economico, come si evince dalle tabelle allegate, continua il sindacato, «i cittadini più penalizzati sono quelli che vivono a Frosinone, Pisa, Enna, Livorno, Pistoia, Prato, Siena, Grosseto, Firenze e Arezzo, con un costo annuo che, nel 2024, va da un minimo di 742 euro a un massimo di 804 euro. A Isernia, Milano, Campobasso, Cosenza, Savona, Trento, Napoli, Monza, Avellino e Ragusa, invece, si registra una spesa media più bassa che, sempre nel 2024, va da un minimo di 159 euro a un massimo di 276 euro annui. Tuttavia, questo minor costo non sempre è sinonimo di efficienza, bensì di assenza di investimenti strutturali, come confermato da Utilitalia: al Sud si investono circa 30 euro per abitante all’anno, contro i 95 euro del Centro-Nord. Il risultato è un circolo vizioso: tariffe basse, servizi scadenti, reti in rovina e incapacità di accedere ai fondi Pnrr per mancanza di progetti tecnici o personale qualificato».

Un quadro «preoccupante, aggravato dai cambiamenti climatici, ma anche dai ritardi strutturali e dall’inefficienza di lunga data nella gestione pubblica e privata delle infrastrutture. Dai dati del Pnrr disponibili, infatti, emerge che almeno 20 misure, tra cui molte legate all’acqua e all’energia, sono in affanno, con ritardi, gare deserte e opere ferme. Si segnala anche che su alcuni interventi come le “reti idriche al Sud”, i progetti sono in fase di stallo, mentre le perdite idriche continuano a crescere. Dal punto di vista metodologico, l’indagine è stata realizzata elaborando sia informazioni o delibere messe a disposizione dai gestori del servizio idrico pubblici e privati sia alcuni dati Istat», aggiunge. Le tariffe che, «come è noto, si compongono di una quota fissa e di una variabile che dipende dal consumo dei volumi annui, da componenti perequative e dall’Iva al 10 per cento sono riferite agli anni 2024 e 2025 e distinte per uso domestico residente. La casistica presa in esame si riferisce a un nucleo familiare composto da 3 componenti e a consumo annuo pari a 180 mc per due annualità. Laddove le tariffe non sono state aggiornate, i calcoli sono stati effettuati su quelle ancora in vigore», conclude.

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