Pirelli e il “disaccoppiamento” dall’azionista cinese Sinochem

di Redazione ETI
25 Maggio 2025 18:09 Aggiornato: 25 Maggio 2025 18:15

Le parole dell’amministratore delegato di Pirelli, Andrea Casaluci, «delineano un quadro estremamente preoccupante. Lo stallo nella governance aziendale, dovuto ai contrasti con l’azionista Sinochem, sta mettendo a rischio lo sviluppo industriale del gruppo non solo a livello internazionale, a partire dagli Stati Uniti, ma anche in Italia, dove si concentra il cuore tecnologico della società».

Questo il commento del responsabile Economia del Partito democratico, Antonio Misiani. «Pirelli – ha aggiunto – è una realtà strategica per l’economia nazionale, un campione dell’innovazione industriale e uno dei simboli del made in Italy nel mondo. La possibilità che gli investimenti previsti per il nuovo centro italiano di ricerca e sviluppo per la mobilità connessa possano venir meno è allarmante. Così come lo è il rischio concreto di perdere competitività in un mercato cruciale come quello americano a causa di una governance che non risponde più alle esigenze di una fase segnata da profondi cambiamenti economici e geopolitici. Di fronte a questo scenario – ha proseguito il parlamentare Pd – il governo ha il dovere di agire con determinazione» anche usando il Golden Power (ossia i poteri speciali dello Stato italiano attivabile in difesa delle aziende strategiche) «per tutelare l’interesse nazionale, salvaguardare l’occupazione, promuovere la crescita e garantire a Pirelli le condizioni necessarie per operare senza vincoli indebiti nei mercati strategici».

La Pirelli si trova in effetti in una posizione critica, dopo che il suo principale azionista, la cinese Sinochem, ha respinto una proposta avanzata dall’azienda per affrontare le questioni di governance che sono di ostacolo i suoi piani di espansione negli Stati Uniti. Lo ha dichiarato  appunto l’amministratore delegato del gruppo, Andrea Casaluci, in un’intervista pubblicata sabato dal Corriere della Sera. Pirelli, insieme al suo secondo maggiore azionista, l’italiana Camfin, ha infatti evidenziato come la partecipazione di Sinochem possa rappresentare ostacolo alle ambizioni di crescita dell’azienda nel mercato statunitense, dove ormai c’è molta più attenzione a quello che fanno le società cinesi in territorio americano.

Per superare tali difficoltà, la Pirelli aveva elaborato una proposta (rimasta riservata nei contenuti) volta a risolvere le criticità di governance. Ma Sinochem ha categoricamente rifiutato la proposta della Pirelli.

«L’obiettivo è individuare soluzioni che consentano a Pirelli di operare in tutti i mercati del mondo, in particolare negli Stati Uniti, senza vincoli o restrizioni, puntando esclusivamente sullo sviluppo industriale dell’azienda», ha spiegato Casaluci nell’intervista al Corriere. Il mercato nordamericano rappresenta una fetta significativa per Pirelli: genera oltre il 20% dei suoi ricavi complessivi; una percentuale che sale al 40% per le vendite di prodotti ad alto valore. «Senza una soluzione, lo sviluppo delle tecnologie strategiche di Pirelli rischierebbe di essere compromesso, mettendo a repentaglio anche la crescita futura, in tutti i mercati e in particolare in Italia» ha aggiunto l’amministratore delegato, sottolineando l’intenzione del gruppo di potenziare le attività di ricerca e sviluppo nel nostro Paese. Casaluci ha inoltre rivelato che la Sinochem ha presentato una propria proposta in materia di governance al governo italiano senza però consultarsi con Pirelli.

Proprio per i problemi che la presenza cinese causa (anche) negli Stati Uniti, il Cda di Pirelli, prima di approvare il bilancio 2024, ha deliberato la decadenza del controllo della cinese Sinochem “ai sensi del principio contabile Ifrs 10”. Per cui Sinochem, benché possieda il 37% delle azioni Pirelli non ha più il controllo della multinazionale italiana del pneumatico.

Ma i cinesi sono già sul piede di guerra. Marco Polo International Italy (la holding d’investimento che raggruppa i soci cinesi guidati da ChemChina) ha reagito duramente esprimendo in una nota «profondo disappunto e ferma opposizione riguardo alla valutazione sul controllo espressa» da Pirelli e ha ribadito di controllare l’assemblea dei soci. La Pirelli, citata da Milano Finanza, «respinge il contenuto» della nota di Marco Polo International e conferma «la correttezza delle analisi condotte dal management e approvate dal Cda». Pirelli ricorda inoltre che «il Dpcm Golden Power ha definito una rete di misure complessivamente operanti a tutela dell’autonomia di Pirelli & C. Spa e del suo management. Management non nominato dall’azionista Sinochem e la cui autonomia e continuità sono a tutela della cultura industriale Pirelli». Come dire: il “disaccoppiamento” dal regime cinese in Casa Pirelli è già avvenuto.

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