Pichetto: servono più impianti per stoccare le scorie nucleari

di Agenzia Nova
6 Maggio 2025 11:03 Aggiornato: 6 Maggio 2025 11:03

«Stiamo studiando nuovi depositi di rifiuti radioattivi a bassa intensità. Abbiamo ormai scartato l’idea di un centro unico, perché è illogico a livello di efficienza, ma si può pensare di andare avanti con i 22 già esistenti». Questo l’annuncio del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin durante l’evento Nuove energie organizzato da La Stampa alle Ogr di Torino, dove si è discusso di rinnovabili, stoccaggio e futuro. Ma al centro c’è stato il nucleare, su cui Pichetto si è detto favorevole: «Al referendum del 1997 ho votato convintamente sì, anche perché ero dell’unico partito dichiaratamente a favore, quello Repubblicano. Feci campagna elettorale, eravamo convinti di vincere. E ci credo anche per il futuro, dove il modello non è quello del passato. Dobbiamo creare tutte le condizioni per un mix energetico, compreso il nucleare, con il gas di transito. Questa – aggiunge – è la nostra sfida. E se nel futuro il nucleare costerà di più del fotovoltaico, saranno le leggi del mercato a decidere».

Attualmente esistono una ventina di depositi che producono o detengono le scorie radioattive e provvedono al loro trattamento e stoccaggio, tra cui le 4 vecchie centrali nucleari chiuse negli anni ’80. A produrre questo genere di rifiuti sono i siti industriali, in minima parte la ricerca, ma soprattutto i siti sanitari: «Il 70-80 per cento degli ospedali – racconta Pichetto – anche quelli più piccoli, trattengono la maggior parte dei rifiuti che producono. Dobbiamo liberarli. Ma anche se un giorno deciderete di rimodernare il vostro ufficio e toglierete l’antifumo, quell’apparecchio dovrà andare da qualche parte».

Pichetto scarta «l’ipotesi dei miei predecessori, perché mi sembra illogico a livello di efficienza e funzionalità aver un solo centro a livello nazionale: significherebbe far viaggiare ogni giorno i rifiuti da Torino a Palermo. Anche la Carta nazionale dei 51 siti idonei è ormai superata. Ecco perché la valutazione che sto facendo a livello ministeriale è creare più depositi, oppure andare avanti su quelli già esistenti».

Quanto al Green Deal: «Ha avuto una parte troppo ideale, ma la transizione energetica è ancora un obiettivo e deve esserlo di tutti». Il ministro si sofferma infine sulle politiche di Trump: «Gli Usa sono usciti dall’accordo di Parigi nel 2016, ma hanno continuato con un’azione di decarbonizzazione. E, per noi, la decarbonizzazione è un elemento di competitività».

 

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