Indossare scarpe molto ammortizzate per l’intera giornata equivale a cucinare indossando guanti da forno: non solo per maneggiare piatti caldi, ma anche per affettare, mescolare e servire. Come i guanti attenuano la sensibilità delle dita e limitano i movimenti fini, così le scarpe spesse riducono la percezione del terreno, ostacolano i segnali sensoriali e inibiscono l’attivazione muscolare. Strati di gomma o schiuma isolano il piede, impedendo il rafforzamento dei muscoli più piccoli e limitando la trasmissione di informazioni utili al cervello. Sebbene l’adozione di scarpe ammortizzate sia stata favorita dall’evoluzione delle superfici urbane e dalla necessità di prevenire infortuni, studi recenti mettono in luce come un’eccessiva ammortizzazione possa compromettere l’equilibrio, causare dolori articolari e influenzare negativamente la funzionalità cognitiva.
COME L’AMMORTIZZATORE INFLUENZA I PIEDI
L’utilizzo continuativo di scarpe ammortizzate riduce la capacità del piede di riconoscere variazioni del terreno, desensibilizzando la pianta e modificando la risposta motoria. Con il tempo, si perde la capacità di distinguere consistenze, con effetti negativi sulla circolazione, sui nervi sensoriali e sull’equilibrio. La ridotta sensibilità espone a condizioni come la neuropatia periferica, caratterizzata da dolore, formicolio e debolezza, con conseguenze anche su gambe e schiena.
Uno studio pubblicato su Scientific Reports ha rilevato come le scarpe molto ammortizzate aumentino la rigidità degli arti inferiori e il carico d’impatto nei corridori, cioè la forza generata dal contatto col suolo. Questo fenomeno risulta particolarmente accentuato nei corridori veloci, che atterrano con maggiore forza rispetto a chi indossa calzature convenzionali. L’uso di suole spesse favorisce inoltre l’impatto sul tallone, a differenza della corsa a piedi nudi, che privilegia l’appoggio sull’avampiede o una distribuzione uniforme del peso, con una conseguente riduzione della forza d’urto.
Al contrario, una ricerca pubblicata su Frontiers in Ecology and Evolution ha mostrato che l’uso di scarpe minimali può aumentare fino al 48,5% la forza delle dita dei piedi, migliorando equilibrio e stabilità, in particolare negli anziani. Questo effetto ha ricadute positive anche sulla propriocezione e sulle funzioni cognitive.
Un’ammortizzazione eccessiva limita inoltre l’interazione sensoriale col terreno. Le scarpe minimali, invece, stimolano un’esperienza motoria più attiva, favorendo una risposta muscolare che coinvolge l’intera catena cinetica e una maggiore attivazione cerebrale. Migliora così la capacità di percepire l’ambiente e di adattarsi a superfici irregolari, riducendo il rischio di cadute.
QUANDO SERVE L’AMMORTIZZATORE
I cuscinetti adiposi presenti sotto i piedi svolgono una funzione ammortizzante naturale. Tuttavia, con l’età o in presenza di specifiche conformazioni del piede, come archi plantari alti o piedi piatti, può rendersi necessario un supporto esterno per distribuire meglio i carichi e alleviare il dolore. In questi casi, l’ammortizzatore può essere utile a proteggere tessuti e articolazioni.
Le scarpe molto ammortizzate presentano una suola di 40-50 millimetri, mentre quelle minimali si attestano tra 3 e 8 millimetri. Esistono anche modelli di transizione, che offrono un compromesso tra comfort e stimolazione muscolare, rappresentando una valida alternativa per chi desidera migliorare la funzionalità del piede senza rinunciare completamente all’ammortizzazione.
IMPLICAZIONI PER I CORRIDORI
L’uso di scarpe ammortizzate può risultare vantaggioso in presenza di patologie articolari, come l’artrite a ginocchia, anche o caviglie, poiché riduce lo stress su queste zone. Per chi percorre distanze superiori ai 50 chilometri settimanali, una sessione settimanale con scarpe ammortizzate può offrire un recupero efficace. Tuttavia, per chi soffre di instabilità cronica alla caviglia o tendinopatia, le scarpe ammortizzate possono incrementare il rischio di sovraccarico, richiedendo un maggiore sforzo muscolare per mantenere la stabilità. Anche i corridori principianti dovrebbero evitarle, poiché alterano l’uso naturale dei muscoli e aumentano il rischio di lesioni.
La scelta del livello di ammortizzazione più adatto dipende da vari fattori individuali, tra cui corporatura, stile di corsa e volume di allenamento.
COME PASSARE A SCARPE MENO AMMORTIZZATE
Il passaggio a calzature meno ammortizzate deve avvenire in modo graduale e consapevole. Il rafforzamento della muscolatura del piede è consigliabile anche per chi non intende abbandonare del tutto le scarpe ammortizzate. In presenza di infortuni, è opportuno completare la fase di guarigione e dedicarsi a esercizi specifici prima di cambiare calzatura.
Camminare a piedi nudi, dove possibile, favorisce il recupero della funzionalità naturale del piede. Esercizi mirati – come abbassare i talloni da un gradino, sollevare l’arco plantare o afferrare un asciugamano con le dita – contribuiscono a migliorare forza, flessibilità e controllo motorio.
Affidarsi alla consulenza di un podologo funzionale consente di individuare la transizione più adatta al proprio profilo, evitando posizioni estreme che demonizzano le scarpe ammortizzate o esaltano indiscriminatamente le minimali. Una scelta personalizzata e guidata può contribuire in modo significativo al benessere e alla salute dei piedi.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.