Socialismo, il sogno che si fa incubo

Richard M. Ebeling è professore illustre di etica e gestione della libera impresa al collegio militare The Citadel, a Charleston, South Carolina.

I sondaggi dell’ultimo anno mostrano che oltre il 50 per cento dei millenial ha una visione positiva del socialismo, a discapito dei sistemi economici e delle società basate sull’economia di mercato. I sondaggi rivelano inoltre che, quando si domanda loro di spiegare cosa intendano per ‘socialismo’, generalmente espongono una vaga immagine di un governo che «si prende cura delle persone» e fornisce loro «cose gratis».

Questo è quello che accade quando una nuova generazione [nata indicativamente tra inizio anni ’80 e fine anni ’90, ndr] non conosce la realtà della storia contemporanea.

È un peccato, poiché lo scorso secolo esemplifica molto meglio di qualsiasi esperimento da laboratorio le devastanti conseguenze patite dalle società che hanno accettato, o a cui sono stati imposti, sistemi di governo totalitari.

Il 7 novembre 2017 ha segnato il centenario della rivoluzione socialista russa guidata da Vladimir Lenin. Che, secondo le dichiarazioni dei suoi leader, e la credenza di gran parte dei suoi seguaci, avrebbe creato uno splendente e bellissimo «nuovo mondo». Tuttavia, con il senno di poi, si può ben dire che il risultato sia stato più simile a un vero e proprio regno del terrore.

Il costo umano per la realizzazione del socialismo

Lo scienziato politico R.J. Rummel (1932-2014) ha dedicato la sua carriera a studiare gli effetti sul genere umano delle dittature e delle guerre del ventesimo secolo. Secondo i suoi calcoli il regime sovietico avrebbe ucciso oltre 64 milioni di persone tra il 1917 e il 1986. Nella Cina di Mao Zedong, dalla sua ascesa al potere nel 1949, fino alla morte nel 1976, almeno 80 milioni tra uomini, donne, e bambini sarebbero morti per realizzare il ‘paradiso dei lavoratori’.

Se si aggiungono le persone morte nel corso dei tentativi di creare società socialiste in altri Paesi durante il ventesimo secolo, il totale supera abbondantemente i 150 milioni di persone.

Queste decine di milioni di esseri umani, innocenti e disarmati, sono stati uccisi tramite esecuzioni, torture, nei campi di lavoro o dalla fame. Allo stesso tempo coloro che sono sopravvissuti in queste società hanno sperimentato la realtà e il fallimento della pianificazione centrale socialista.

La proprietà privata e la libera impresa sono state soppresse. Il governo ha nazionalizzato o pesantemente regolamentato la produzione agricola e industriale. Cosa doveva essere prodotto, come e dove doveva essere prodotto, di che qualità e in quale quantità, tutto doveva essere stabilito dai dipartimenti governativi di pianificazione centralizzata. Dal dentifricio alla carta igienica, dai vestiti al mais in scatola, i burocrati del governo stabilivano la disponibilità di ogni bene, e a chi dovesse essere assegnato.

La decadenza generata dalla pianificazione governativa

Chi si recava regolarmente in quei territori per lavoro, durante gli ultimi anni dell’Unione Sovietica ad esempio, avrà assistito personalmente a questo fenomeno.

Teoricamente i negozi di Mosca dovevano essere la vetrina del socialismo, e infatti gli scaffali erano sempre sprovvisti di quei prodotti che la gente avrebbe desiderato acquistare, mentre erano pieni di quei prodotti scadenti che nessuno voleva comprare.

Poiché le imprese private erano state abolite da lungo tempo e ‘guadagnare’ era illegale, i dirigenti delle imprese governative non erano stimolati a produrre e vendere quello che i russi desideravano realmente acquistare. Diversamente dalle imprese private, loro non dovevano preoccuparsi di soddisfare la domanda dei consumatori, che normalmente determinano i guadagni e le perdite. Infatti i dirigenti delle imprese governative dovevano solamente raggiungere le quote di produzione stabilite dai dipartimenti della pianificazione centralizzata. Se le raggiungevano conservavano il posto, ricevevano premi, avevano accesso a negozi speciali e il governo permetteva loro addirittura di scegliere il villaggio vacanze in cui andare.

Tutto questo ha stimolato la proliferazione della corruzione e del mercato nero. Dal momento che nei negozi ufficiali governativi non si riusciva a ottenere ciò di cui si aveva bisogno, o che si desiderava, bisognava entrare in contatto con chi aveva accesso diretto a quei beni, per poi farseli dare a ‘suon di mazzette’ o scambiandosi vicendevolmente ‘favori’.

La farsa delle libertà civili nelle società socialiste

Contemporaneamente, dato che il governo era responsabile della produzione e della fornitura di ogni cosa, anche l’arte, la letteratura, la musica, e la cultura in generale, dipendevano dagli stessi dipartimenti governativi di pianificazione che fornivano magliette, panini e sapone.

La costituzione sovietica parlava di libertà di parola e di stampa, libertà di religione, e libertà di associazione. Ma in realtà il governo le controllava e le limitava tutte in base ai propri obbiettivi e alla ‘necessità’ di arginare e prevenire qualsiasi forma di malcontento o dissenso politico.

Controllando le forniture di carta e le tipografie, gli unici libri, giornali, e riviste che venivano pubblicati erano quelli approvati dalla leadership del governo socialista. E alle visioni contrastanti non era permesso di manifestarsi alla luce del giorno.

Naturalmente, anche gli studi di registrazione musicale, e le attrezzature per la produzione cinematografica e televisiva erano sotto il controllo e la direzione del governo. La sola musica, gli unici film e programmi televisivi disponibili erano quelli che i pianificatori socialisti consideravano in linea con una visione socialista, e con una visione della società ‘positiva e sana’, come stabilito dai funzionari governativi dei dipartimenti di pianificazione centralizzata.

In effetti esisteva un mondo sotterraneo di musica, libri e film proibiti, ma chi veniva scoperto in possesso di questi oggetti, sia che fosse un venditore o un acquirente, rischiava di dover trascorrere un lungo periodo in prigionia, nei campi di lavoro forzato, o persino di essere giustiziato come ricettatore ‘controrivoluzionario’ o ‘nemico del popolo’.

L’ineluttabilità della dittatura socialista

Il socialismo infatti non conduce realmente a quella società ‘equa e giusta’ che molte persone hanno immaginato, ma piuttosto a un mondo tetro, sporco e avvilente in cui gli uomini devono conformarsi unilateralmente ai dettami dello Stato e dei pianificatori. Con la soppressione dell’impresa privata il governo diventa l’unico datore di lavoro. L’intero futuro delle persone in termini di carriera, lavoro, stipendio, aspettative e qualità della vita, passa dalle proprie mani a quelle di chi detiene il potere politico.

Nella pratica questo è stato il socialismo in tutti i Paesi che hanno provato a realizzare pienamente il sogno di un mondo senza libertà d’impresa, libertà personale e libertà di associazione.

Il risultato sarebbe lo stesso se la generazione dei millenial realizzasse veramente il proprio sogno di vivere un futuro socialista.

 

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la visione di Epoch Times.

Articolo in inglese: Millennials Dream of Socialism–It Will End a Nightmare

 
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