Il Paese del green pass rafforzato. L’assurda storia del neo-dodicenne bloccato in Sicilia

Di Marco D'Ippolito

Si tratta di una vicenda kafkiana, priva di ogni buon senso, ma del resto è anche questa la soffocante realtà che inconsapevolmente si crea quando si eccede con normative e automatismi burocratici centralizzati.

Siamo in Sicilia, nell’aeroporto di Catania, dove un dodicenne con i genitori separati si accinge a tornare alla sua casa di Milano, dalla madre, dopo aver trascorso parte delle vacanze natalizie a Noto, con il padre e i nonni.

È il 10 gennaio e il ragazzo ha festeggiato il suo dodicesimo compleanno proprio il giorno prima. È pronto a partire, ha salutato tutti, preparato i bagagli, ha il biglietto, ha fatto un tampone Covid molecolare con esito negativo, il padre lo ha accompagnato all’aeroporto in orario, ma…

Il ragazzo viene fermato al check-in perché proprio il 10 gennaio è entrato in vigore il nuovo decreto che impone a tutte le persone sopra i 12 anni di essere vaccinati contro il Covid-19 per poter prendere un aereo, o anche un traghetto. Il padre mostra e rimostra spaesato il tampone molecolare negativo, cerca di spiegare la situazione: che il ragazzo ha compiuto 12 anni il giorno prima, che la madre lo aspetta a Milano, che deve rientrare a scuola, che c’è un’ordinanza del giudice che stabilisce il numero di giorni che il bambino può trascorrere con lui… Niente da fare, l’addetto della Sac (la società che gestisce l’aeroporto) è irremovibile: il decreto legge impone che può salire a bordo solo chi ha il ‘green pass rafforzato’.

A niente valgono le richieste del padre per parlare con un superiore, intervengono anche due poliziotti, che però pur compresa l’assurdità della situazione sentono di non potere fare nulla. Alla fine, con la coda tra le gambe, padre e figlio tornano indietro e i genitori decidono per telefono di far vaccinare immediatamente il proprio figlio. Ma non finisce lì, perché la ‘legge’ vuole che il ‘green pass rafforzato’ venga concesso ai cittadini ‘liberi’ solo 14 giorni dopo la vaccinazione; quindi, fino a quella data al ragazzo verrà impedito di lasciare l’isola per tornare a casa; a meno che un qualcosa non riesca a rompere prima la fumosa cortina burocratica e far tornare il buon senso a splendere di nuovo sopra il Bel Paese; il Paese del Rinascimento, della Poesia e della grande Opera, che oggi è diventato, suo malgrado, anche ‘il Paese del green pass rafforzato’.

La testimonianza del padre

Ironie a parte, la vicenda è del tutto reale ed è stato lo stesso padre ad aver acceso i riflettori della stampa sulla strana vicenda, di seguito la sua testimonianza come riportata dai principali media.

«Dal 3 al 9 gennaio mio figlio è stato in Sicilia con me. Proprio il giorno 9 ha compiuto 12 anni ed il giorno dopo era previsto il volo di rientro a Milano. Quando il 10 gennaio siamo arrivati in aeroporto ho mostrato i documenti ed il risultato negativo del tampone molecolare ma l’addetto della Sac mi ha detto che non poteva imbarcarsi. Il decreto che era entrato in vigore proprio quel giorno autorizza l’imbarco solo a dodicenni vaccinati. Ho fatto presente che il tampone era negativo, che il bambino doveva rientrare a scuola ma soprattutto che c’è una sentenza del giudice che stabilisce i giorni in cui mio figlio può stare con me e che io non posso violare per non avere conseguenze penali».

«L’addetto al desk è stato indifferente. Fortunatamente la polizia ha compreso la situazione ma naturalmente non potevano autorizzare loro l’imbarco. E non si trovava la persona in grado di dare questa autorizzazione. Ho spiegato che mi stavano impedendo di dare seguito ad un’ordinanza del giudice ma ci troviamo di fronte a persone non preparate. Nessuna Istituzione mi ha saputo aiutare, o dire nulla. Anche la Prefettura. La madre ha capito la situazione ed insieme abbiamo deciso per la vaccinazione immediata. Ma bisogna attendere quindici giorni per il certificato quindi mio figlio potrà ripartire solo il giorno 27. Sono contento di averlo con me per altri giorni ma è assurdo quello che è successo. In zona rossa, l’ordinanza del giudice mi permetteva di vedere mio figlio spostandomi da regione a regione. Oggi non posso neanche farlo rientrare dalla madre e mio figlio sta perdendo giorni di scuola per colpa dell’ignoranza».

 
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