Nuova professione ‘shock’ in Cina, il compratore di organi

Di Frank Fang

In Cina, i media statali hanno promosso la professione di «coordinatori della donazione di organi», propagandando in lungo e in largo come queste persone stiano facendo la differenza nella società. Il loro ruolo è quello di convincere le famiglie di pazienti in fin di vita ad accettare di donare gli organi dei loro cari, necessari per rifornire il fiorente settore dei trapianti. E le famiglie che accettano ricevono un compenso.

Di solito i cinesi sono riluttanti a donare i propri organi, a causa di convinzioni culturali profondamente radicate che sostengono che il corpo umano debba essere mantenuto intatto anche dopo la morte. La nascita di questa professione sembra dunque essere un tentativo di ridurre questa barriera culturale.

Ma secondo un resoconto di Liang Xin (uno pseudonimo), un ex coordinatore della donazione di organi dal nord-est della Cina, il lavoro è meno nobile di quanto descritto dal regime cinese. Si tratta di un mestiere più simile a quello di un venditore, riferisce a Epoch Times, e in gran parte consiste nell’usare il denaro per manipolare i poveri affinché accettino di donare gli organi dei loro parenti morenti.

Secondo un esperto dei trapianti di organi, i metodi dei coordinatori non sono etici e violano i principi sui trapianti riconosciuti a livello internazionale, che vietano il pagamento di denaro in cambio del consenso di un donatore.

Inoltre, le rivelazioni di Liang mettono ulteriormente in luce gli abusi nel sistema di trapianti di organi in Cina, che già sono oggetto di forte attenzione, per via della pratica del prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza.

L’ex coordinatore ha spiegato di aver deciso di parlare del suo lavoro nella speranza che più persone conoscano la verità dietro di esso.

Prendere di mira i poveri

I coordinatori della donazione di organi hanno preso di mira principalmente le famiglie povere, in particolare quelle dei lavoratori migranti rurali. Queste persone spesso non hanno abbastanza soldi per pagare le costose spese mediche e sono quindi più suscettibili alle offerte monetarie dei coordinatori.

Liang ha raccontato un caso che coinvolgeva una famiglia molto povera: il loro familiare morente avrebbe comunque potuto essere salvato con cure mediche adeguate, ma la famiglia aveva deciso di non procedere e, invece, di farlo morire di fame e di incassare: «Dopo che la persona è stata privata del cibo per una settimana, era nella condizione giusta per la donazione di organi».

Liang spiega che questo era un caso tra i tanti in cui i pazienti sono stati dichiarati cerebralmente morti – una condizione preliminare per il prelievo di organi – nonostante non soddisfacessero realmente del tutto i criteri di questa dichiarazione.

Liang e i suoi colleghi erano buoni venditori. Ai parenti hanno mostrato la donazione di organi come un atto di «amore onnicomprensivo» e di «devozione a una causa più grande», ma in realtà i coordinatori pensano agli organi del donatore come nient’altro che «merce».

I coordinatori avevano una strategia specifica particolarmente efficace, nel loro repertorio: prendere di mira il membro della famiglia più «avido». Dopo che questi obiettivi malleabili vengono convertiti alla causa, è possibile fare affidamento su di essi per convincere gli altri membri della famiglia meno aperti all’idea della donazione di organi.

Il programma ufficiale cinese di donazione di organi richiede il consenso del donatore, o quello dei suoi parenti stretti se il donatore è già morto. E il regime cinese sostiene che tutti gli organi utilizzati per il trapianto provengano da questo sistema di donazione; tuttavia, un tribunale popolare indipendente ha scoperto che Pechino ancora oggi uccide i prigionieri di coscienza per i loro organi su un’«ampia scala». La principale fonte di organi sono i praticanti del Falun Gong detenuti.

Il mestiere

Liang non aveva una formazione medica prima di assumere il ruolo, e lo stesso per molti suoi colleghi. Ha ottenuto il lavoro tramite sua madre, che già lavorava all’ospedale dove Liang era stato assunto, ovvero un importante ospedale per trapianti in una città nella provincia del Liaoning, nella Cina nord-orientale.

Ogni volta che un paziente morente nella regione era ritenuto idoneo alla donazione di organi, il team di Liang veniva contattato. Liang o un altro membro del team veniva mandato in ospedale per parlare con i parenti stretti del paziente. Nel caso fossero riusciti a convincere con successo la famiglia ad accettare la donazione, anche il medico del paziente avrebbe ricevuto una piccola commissione.

Secondo i media statali cinesi, alla fine del 2020 c’erano circa 2.800 coordinatori per la donazione di organi nel Paese. Come Liang, alcuni di questi lavoravano per gli ospedali, mentre altri per la Croce Rossa cinese, che a differenza delle sue controparti internazionali è finanziata e gestita dal regime.

La Cina ha messo in atto una cosiddetta politica di aiuto umanitario per sostenere le famiglie povere dei donatori di organi. Secondo i media statali cinesi, nel 2015 la Croce Rossa provinciale nella provincia centrale cinese dell’Hubei ha implementato un piano di pagamento compreso tra i 50.000 e 90.000 yuan (6.500-11.700 euro) per famiglia. Nel gennaio 2020, la Croce Rossa dell’Hubei ha annunciato di aver pagato un totale di 9,77 milioni di yuan (1,27 milioni di euro) a 128 famiglie nel 2019.

Liang, che ha fatto quel lavoro per sei mesi prima di lasciare, ha paragonato il suo ruolo a un rappresentante di vendita: guadagnava da 2.000 a 3.000 yuan (da 260 a 390 euro) ogni volta che riusciva a convincere una famiglia a dare l’adesione per la donazione di organi.

Ma ciò che l’ospedale pagava a Liang e ciò che le famiglie ricevevano rappresentava solo una piccola frazione di quello che gli ospedali addebitavano per gli interventi chirurgici di trapianto. Secondo Liang, gli ospedali in Cina chiedevano circa 550.000 yuan (71.500 euro) per un intervento di trapianto di fegato e 450.000 yuan (58.500 euro) per uno di rene.

Pertanto, un donatore che offre sia reni che fegato, genera un reddito di circa 1,45 milioni di yuan (188 mila 500 euro) per un ospedale. Tale importo, dopo aver tenuto conto delle spese mediche dell’ospedale per procurarsi gli organi e svolgere gli interventi chirurgici, lascia l’ospedale con la bella somma di 700.000 yuan (91 mila euro). Una piccola parte di questo denaro viene utilizzata per pagare la famiglia del donatore, mentre il resto va al capo chirurgo che esegue i trapianti, secondo Liang.

Il chirurgo usa parte di questi soldi anche per pagare la polizia locale. In cambio, la polizia consegna le informazioni personali del paziente, compresa la loro situazione finanziaria. I medici trasmettono quindi queste informazioni ai coordinatori della donazione di organi. Le informazioni finanziarie della famiglia aiutano i coordinatori a scoprire se alcune famiglie sono più suscettibili alle pressioni.

Anche il settore cinese dei trapianti è pieno di corruzione. Liang ha detto di sapere che i medici principali dei centri trapianti degli ospedali, accettavano tangenti per permettere a certe persone di salire di posizione nelle liste d’attesa.

I soldi

Liang ha ricordato un incidente specifico nell’ottobre 2020 che ha coinvolto un uomo single di 28 anni che ha avuto un’emorragia cerebrale. L’uomo è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva di un ospedale locale ed è stato successivamente dichiarato cerebralmente morto. I suoi organi sono stati identificati come molto preziosi, data la sua giovane età e il suo gruppo sanguigno 0 (le persone con sangue di tipo 0 possono donare a tutti gli altri gruppi).

Il collega di Liang si è poi messo al lavoro. La sorella maggiore dell’uomo è stata identificata come l’obiettivo debole: aveva bisogno di soldi perché aveva pagato le spese mediche di suo fratello. Il collega ha avuto successo. In effetti, sono stati in grado di convincere la sorella a «vendere suo fratello minore in cambio di soldi per estinguere il suo debito».

La sorella poi è andata in missione, dicendo ai suoi genitori che avrebbero dovuto accettare di donare gli organi del figlio poiché era per il «bene più grande». Nonostante i loro rifiuti iniziali, i genitori alla fine hanno ceduto e accettato di donare i due reni e il fegato del figlio. Alla fine, anche il cuore del figlio è stato donato, con costernazione della madre che non aveva acconsentito.

A volte i coordinatori della donazione di organi e le famiglie dei donatori contrattavano l’importo del pagamento. In un altro incidente intorno all’ottobre 2020, Liang ha raccontato che lui e il suo collega hanno lavorato insieme a un caso che coinvolgeva un prigioniero della provincia dello Sichuan, nella Cina sud-occidentale. Il prigioniero era un membro della minoranza etnica cinese Yi.

Liang e il suo collega hanno localizzato il prigioniero in un ospedale di Shenyang, la capitale della provincia del Liaoning, nel nord-est della Cina. Liang non aveva idea di come il prigioniero fosse finito in ospedale e dove fosse imprigionato, ma sospettava che l’uomo fosse stato picchiato durante la detenzione.

La negoziazione iniziale ha portato i coordinatori ad accettare di pagare alla famiglia del prigioniero 50.000 yuan (6.500 euro) per il loro consenso a donare gli organi del prigioniero. Tuttavia, la famiglia ha poi chiesto più soldi, e alla fine sono stati pagati altri 50.000 yuan.

Mentre i negoziati erano in sospeso, i medici dell’ospedale di Shenyang hanno usato dei farmaci per mantenere in vita il prigioniero per circa cinque giorni. Alla fine, il suo fegato e due reni sono stati recuperati e donati.

‘Spietato’

Il dottor Torsten Trey, direttore esecutivo del gruppo di difesa dell’etica medica Doctors Against Forced Organ Harvesting con sede a Washington, ha spiegato che per anni il sistema cinese di donazione di organi ha fatto affidamento sull’utilizzo di incentivi monetari per indurre donazioni.

Il racconto di Liang, secondo Trey, mostra che il regime cinese continua a non rispettare i principi sui trapianti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «In cinque degli 11 principi guida c’è una menzione esplicita che ‘Nessun Pagamento’ dovrebbe essere effettuato in cambio di organi. Tuttavia gli esempi mostrano che la Cina paga per gli organi. Ancora di più, si avvicinano alle famiglie nei loro momenti di maggior dolore, quando un parente sta per morire, e offrono denaro per i suoi organi. Questo non è etico, è spietato», ha scritto Trey in una e-mail a Epoch Times.

Trey ha anche criticato l’ente sanitario globale per non aver ripreso il regime cinese per queste violazioni. «L’Oms tradisce le proprie etiche linee guida non richiamando la Cina per aver averle violate. L’Oms non esiterebbe a rimproverare altri Paesi che pagassero sistematicamente soldi per gli organi». Ha infine esortato la comunità internazionale, e in particolare la comunità globale dei trapianti, a chiedere al regime di porre fine alla pratica. «Abbiamo bisogno di sostenere gli standard etici in medicina».

La mancanza di etica nel sistema cinese dei trapianti va ben oltre l’uso di incentivi finanziari per indurre donazioni di organi, ha aggiunto Trey, citando la pratica del prelievo di organi da prigionieri di coscienza, in particolare da praticanti del Falun Gong.

Liang ha spiegato di non essere mai stato coinvolto personalmente in nessun caso di donazione di organi che riguardasse il Falun Gong. Tuttavia, sospetta che i loro organi continuino a costituire una fonte di trapianti, dato che ha visto il Falun Gong menzionato nei rapporti dei medici.

 

Articolo in inglese: Organ Donation Worker Exposes China’s Money-Driven Transplant Industry



 
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