L’eredità perduta di un funzionario con un’idea diversa della Cina

Quando Qiao Shi, in passato terzo uomo più potente in Cina, è morto il 14 giugno, doveva essere un uomo felice. È deceduto appena tre mesi dopo che Jiang Zemin, ex capo del governo cinese e suo principale oppositore, aveva subito un duro colpo.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa di stato Xinhua, Qiao è deceduto all’età di 91 anni in seguito a delle cure ospedaliere inefficaci. Quattro giorni prima Zhou Yongkang, capo della sicurezza caduto in disgrazia, era stato condannato all’ergastolo, segnando un momento decisivo nella distruzione della fazione politica di Jiang Zemin.

Nonostante fosse uno degli uomini più potenti all’interno del Partito Comunista Cinese e capo dell’agenzia per le politiche del regime e delle forze di sicurezza interna, Qiao era un moderato, quasi liberale nello scenario politico cinese prima del suo ritiro nel 1998.

LOTTA CON UN DESPOTA NASCENTE

Negli anni 90 Qiao Shi è stato il principale avversario politico di Jiang Zemin, il cui incarico come segretario generale del Partito dal 1989 al 2002 diventava sempre più sinonimo di radicata corruzione e impressionanti violazioni dei diritti umani.

Nato nel 1924 a Shangai come Jiang Zhitong e diventato membro del Partito Comunista dal 1940, si è specializzato in spionaggio e sicurezza. Come altri funzionari cinesi, è stato duramente perseguitato durante la Rivoluzione Culturale (1966-76), ma negli anni 80 è salito alla ribalta diventando nel 1987 membro del Politburo e capo dell’agenzia disciplinare del Partito.

Sebbene Jiang Zemin fosse diventato segretario generale nel 1989 dopo Deng Xiaoping, quest’ultimo aveva ancora il controllo sulle forze armate e sul Partito grazie alla sua rete politica, a cui faceva parte Qiao.

Una caratteristica distintiva della sua politica era la sua insistenza sullo Stato di diritto, in diretta contrapposizione con la politica nepotista e di auto-promozione di Jiang Zemin.

Alla terza Sessione plenaria dell’ottavo Congresso nazionale del popolo, Qiao aveva dichiarato che era importante costruire un governo trasparente con particolare enfasi sul sistema giuridico. Inoltre aveva detto che i funzionari governativi servono il popolo, non sono i padroni del popolo.

Qiao intralciava la strada di Jiang, il cui gioco politico si fondava su un sistema in cui la chiave erano le relazioni personali e non le istituzioni.

COSTRETTO A RITIRARSI

All’inizio del 1987, dopo la morte di Deng Xiaoping, Jiang era il capo incontrastato delle politiche del Partito. Quello stesso anno, al Quindicesimo Congresso del Pcc, Jiang colse l’opportunità per attaccare i suoi nemici, compreso Qiao.

Jiang Zemin trovò un alleato in Bo Yibo, funzionario anziano del Partito della stessa generazione di Deng, e decisero di rimuovere Qiao dalla sua posizione influente. Anche Bo Xilai, figlio di Bo, entrò nelle fila di Jiang in questo periodo.

Nel periodo precedente il Quindicesimo Congresso nazionale del Pcc, Bo Yibo informò Qiao che sarebbe stato posto un limite di età di 70 anni per funzionari di alto livello. Qiao, che già aveva superato quella soglia, sarebbe dovuto andare in pensione. Per motivi non ancora chiariti, Qiao Shi non protestò riguardo al limite di età e lasciò i suoi incarichi all’inizio del 1998.

Prima del pensionamento Qiao, in qualità di capo delle forze di sicurezza del regime, aveva esercitato un’influenza moderatrice sulle ambizioni di Jiang. Da quel momento Jiang e la sua fazione avevano il pieno controllo.

La tendenza al despotismo di Jiang è stata per la prima volta evidente quando ha dimostrato entusiasmo nel reprimere voci filo democratiche a Shangai, sede importante del suo consenso politico. Ora Jiang e la sua cerchia miravano a un altro gruppo al di fuori del controllo del Partito.

‘CENTINAIA DI BENEFICI, NESSUN DANNO’

Il Falun Gong,una disciplina spirituale meditativa con cui i Cinesi sono venuti per la prima volta in contatto nel 1992, era diventata molto popolare negli anni 90. Coloro che praticavano questa disciplina erano tra i 70 e i 100 milioni nel 1998, secondo le stime del governo cinese.

Luo Gan, alleato di Jiang Zemin e sostituto di Qiao Shi come capo della sicurezza, aveva suggerito che il Falun Gong poteva essere il capro espiatorio con cui rinforzare le credenziali del Partito di Jiang. Dal 1996 il Falun Gong fu criticato politicamente dai media di Stato e i suoi membri furono messi sotto sorveglianza. Furono condotte indagini per ‘scoprire’ se esistessero appoggi stranieri e attività illegali tra i praticanti. Ma non fu scoperta nessuna prova.

Nel 1998 Qiao Shi e altri membri del Congresso nazionale del popolo chiesero di condurre ulteriori studi sul Falun Gong e i sui suoi membri. Ecco il verdetto: il Falun Gong aveva portato «centinaia di benefici» alla salute e alla società cinese e non aveva arrecato «nessun danno».

Le forti prove a sostegno del Falun Gong erano come una manna per il popolo cinese e per la Cina, ma non fermarono i piani brutali di Luo Gan e Jiang Zemin contro questo gruppo spirituale.

A porte chiuse Jiang affermò di aver etichettato il Falun Gong come una minaccia all’esistenza dell’ateo Partito Comunista e ordinò una campagna a livello nazionale per sradicarlo. Il 6 giugno del 1999 creò il cosiddetto Ufficio 610, un’organizzazione di polizia segreta extralegale con poteri estesi su tutti gli organi di Partito e di Governo, per condurre la repressione.

L’Ufficio 610, con a capo Luo Gan, entrò in azione il 20 luglio e mobilitò l’apparato di sicurezza statale per arrestare decine di migliaia di praticanti del Falun Gong in pochi giorni.

Nei 16 anni di persecuzione, quel numero aumentò enormemente fino a raggiungere le centinaia di migliaia o i milioni, secondo quanto riportato dalle indagini sui diritti umani. Si stima che decine di migliaia di praticanti siano stati torturati a morte e arrestati per prelevare forzatamente i loro organi.

REPRESSIONE BRUTALE, CORRUZIONE SENZA FRENI

Con la persecuzione del Falun Gong Jiang Zemin e la sua fazione politica estesero moltissimo i poteri delle agenzie di sicurezza governative. Il Comitato per gli Affari politici e legali (Plac), che Qiao Shi aveva diretto, divenne una terribile organizzazione che comandava milioni di poliziotti, truppe paramilitari e agenti in borghese. A un certo punto, sotto la direzione di Zhou Yongkang (che era alleato di Jiang), la Commissione aveva un budget addirittura superiore a quello dell’Esercito di liberazione del Popolo.

Oltre al Falun Gong, altre minoranze religiose ed etniche sono state perseguitate con l’espansione del potere del Plac: i Cristiani, i Tibetani, i Musulmani Uiguri e altri tipi di dissidenti.

Sotto Qiao Shi la Polizia armata, secondaria rispetto al Plac, era subordinata al dipartimento di polizia. Sotto Zhou Yongkang le azioni di polizia aumentarono considerevolmente. La Polizia armata venne usata frequentemente, dalla demolizione forzata delle case a fare controlli di sicurezza agli incontri. Man mano che il suo potere aumentava, la Commissione mostrò nel tempo di ignorare la legge.

Mentre i prigionieri di coscienza languivano in prigione o venivano sottoposti a prelievo forzato per i loro organi quando erano ancora vivi, la rete di beneficiari politici di Jiang si espandeva in dimensione e ricchezza. Con alleati potenti in quasi ogni settore del Partito, del Governo, delle forze armate e delle industrie gestite dallo Stato, la fazione di Jiang divenne molto corrotta. Il divario di reddito crebbe e grandi somme di denaro vennero sperperate in progetti inutili.

CERCHIA AL COMPLETO

Il Partito però non poteva vivere per sempre. Dopo le dimissioni di Jiang Zemin nel 2002, Hu Jintao divenne segretario generale del Pcc. Ma quest’ultimo non era molto indipendente nella sua leadership e la fazione fedele a Jiang deteneva il vero potere. Dopo dieci anni anche per Hu Jintao era ora di dimettersi.

Venendo a compromessi con il resto dei capi del Partito, la fazione di Jiang sembrava aver permesso la nomina di Xi Jinping come segretario generale pro tempore, con l’intenzione di rimuoverlo in favore di Bo Xilai, figlio del deceduto alleato di Jiang, Bo Yibo. Il maggiore sostenitore di questa mossa è stato Zhou Yongkang, direttore del Plac dal 2007.

Ma questo non è mai avvenuto. La copertura di Zhou e Bo è saltata in seguito allo scandalo di Wang Lijun, e Xi Jinping ha colto l’occasione per colpire. Nel 2013 Bo Xilai è stato condannato all’ergastolo ed è stata lanciata una massiccia campagna anticorruzione, guidata dall’agenzia disciplinare del Pcc (anche questa una volta gestita da Qiao Shi) per ripulire la burocrazia cinese, purgando nel processo molti sostenitori di Jiang.

In seguito all’arresto e al processo di Bo Xilai, Zhou Yongkang e altri membri di alto livello della fazione di Jiang sono stati incarcerati e indagati, soprattutto per crimini economici. Xu Caihou, vice presidente della Commissione militare centrale del Pcc, è morto in prigione, e Li Dongsheng, uno dei principali propagandisti di Jiang e principale arbitro della campagna anti Falun Gong, è stato licenziato.

L’11 giugno 2015 Zhou Yongkang è stato condannato all’ergastolo per corruzione e divulgazione di segreti di Stato.

Per saperne di più:

Zhou è stato in molti modi la spina dorsale della fazione dal 2007. Questo perché sovrintendeva l’apparato della sicurezza che sotto Jiang Zemin era diventato una forma di potere assoluto. Adesso che è caduto, all’88enne Jiang non rimane più nessuno.

La condanna di Zhou può considerarsi una formalità in un processo che ha visto perdere il suo potere tre anni fa nel 2012, ma per Qiao Shi, che per 18 anni del suo pensionamento ha visto i suoi nemici governare il Paese col pugno di ferro, potrebbe essere stata una consolazione prima di esalare l’ultimo respiro.

Ricerca di Frank Fang.

Articolo in inglese: ‘The Lost Legacy of an Official Who Had a Different Vision for China

 
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