Le aziende statunitensi preoccupate: è sempre più rischioso investire in Cina

Di Tom Ozimek

Le aziende americane si lamentano: investire in Cina è troppo rischioso a causa delle modifiche alle leggi sul controspionaggio e degli attacchi alle aziende straniere.

Il 29 agosto mentre era su un treno diretto a Shanghai da Pechino durante una visita ufficiale in Cina, il segretario al Commercio statunitense Gina Raimondo ha dichiarato: «Sempre più spesso sento dire dalle imprese americane che la Cina non è investibile perché è diventata troppo rischiosa».

«Raid nelle imprese»

Il segretario al Commercio degli Usa spiega che le aziende statunitensi che fanno affari in Cina devono affrontare una serie di nuove sfide, come «multe esorbitanti senza alcuna spiegazione» e «revisioni della legge sul controspionaggio, che non sono chiare e provocano onde d’urto nella comunità statunitense».

Ha sottolineato che i «raid contro le imprese» sono tra i problemi che le aziende statunitensi devono affrontare in Cina, e rappresentano collettivamente «un livello di sfida completamente nuova» che deve essere affrontata.

Un esempio della repressione apparentemente arbitraria che le aziende statunitensi devono affrontare in Cina è stato il recente divieto del regime sulle vendite di semiconduttori del produttore di chip Micron Technology alle principali industrie nazionali cinesi.

La Raimondo ha citato il divieto nei confronti di Micron rispondendo ai giornalisti che non c’erano state spiegazioni sulla mossa e che le restrizioni erano avvenute nel corso di un «giusto processo limitato».

Le dichiarazioni della Raimondo chiariscono che il commercio è un’area chiave di attrito tra Cina e Stati Uniti, compresi i controlli sulle esportazioni «occhio per occhio, dente per dente».

I legami bilaterali tra Pechino e Washington si sono deteriorati quest’anno per una serie di questioni, tra cui l’atteggiamento aggressivo dell’esercito cinese nei confronti di Taiwan e le accuse di spionaggio.

Ad aprile, Washington ha annunciato nuove restrizioni sulle esportazioni verso la Cina per tenere i semiconduttori e altre tecnologie lontani dalle forze armate di Pechino. La Cina ha successivamente annunciato controlli sulle esportazioni di due metalli strategici, una mossa ampiamente interpretata come una ritorsione.

In un apparente tentativo di ricucire i legami indeboliti, la Raimondo ha riferito ai giornalisti in una conferenza stampa a Pechino, che gli Stati Uniti e la Cina hanno concordato di istituire un gruppo di lavoro su questioni commerciali e di investimento, compresi i controlli sulle esportazioni.

La decisione di istituire il gruppo di lavoro è stata criticata dal presidente della commissione affari esteri della Camera statunitense, il rappresentante Michael McCaul (R-Texas), che l’ha definita «pericolosa»: «La decisione dell’amministrazione Biden di unire le forze con il Partito Comunista Cinese per istituire un gruppo di lavoro sui controlli delle esportazioni e sulle questioni commerciali con i funzionari del Pcc è nella migliore delle ipotesi ingenua, ma anche pericolosa. Il Pcc ruba la proprietà intellettuale degli Stati Uniti e hackera le e-mail di alti funzionari governativi, incluso il segretario Raimondo. L’amministrazione deve smettere di trattare il Pcc come qualcosa di diverso da un avversario che non si fermerà davanti a nulla pur di danneggiare la nostra sicurezza nazionale e diffondere il suo autoritarismo maligno in tutto il globo».

Ma durante un’intervista alla Cnbc, Michael Hart, presidente della Camera di commercio americana in Cina, ha minimizzato le osservazioni di McCaul definendole una «presa politica sulla questione»: «Non c’è niente di più importante della continuazione del commercio» dal punto di vista della Camera di commercio americana in Cina, secondo Hart, poiché un certo numero di aziende statunitensi gli hanno riferito che la Cina rimane un mercato importante.

Ha poi spiegato che la Raimondo ha sia «il bastone che la carota» poiché è responsabile del commercio e anche dei controlli sulle esportazioni, «quindi i cinesi vogliono davvero parlare con lei».

Divorzio

La Raimondo è il quarto alto funzionario statunitense a recarsi in Cina in 10 settimane.

Ad agosto, ha incontrato diversi funzionari cinesi di alto rango prima di parlare con il premier Li Qiang e consegnare il messaggio dell’amministrazione Biden di non voler interrompere i legami commerciali. «Finora ho avuto una visita molto produttiva», ha riferito a Li prima delle sessioni a porte chiuse. «Il presidente Biden mi ha chiesto di venire qui per trasmettere un messaggio che non cerchiamo di divorziare; cerchiamo di mantenere la nostra relazione commerciale da 700 miliardi di dollari con la Cina».

Li ha risposto che le relazioni economiche e commerciali sono cruciali per la stabilità dei legami Usa-Cina, ma spera che Washington «possa lavorare nella stessa direzione con la Cina» e sviluppare i legami bilaterali con «più sincerità e azioni concrete».

La Raimondo ha incontrato il 29 agosto anche il vice premier He Lifeng, stretto alleato del leader cinese Xi Jinping che sovrintende all’economia del Paese. «Anche se non scenderemo mai a compromessi nel proteggere la nostra sicurezza nazionale, voglio essere chiara che non cercheremo mai di divorziare da o frenare l’economia cinese».

Secondo il rapporto del Ministero del Commercio cinese, He ha espresso preoccupazione per i dazi statunitensi, i controlli sulle esportazioni e le restrizioni agli investimenti.

Ad agosto il presidente Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per limitare gli investimenti nelle tecnologie sensibili della Cina, compresi i settori dell’informatica quantistica, dell’intelligenza artificiale e dei semiconduttori. La mossa fa seguito a un’ampia serie di controlli sulle esportazioni di semiconduttori in Cina annunciata dal presidente Biden nell’ottobre 2022.

Il Ministero del Commercio a luglio ha annunciato che il regime cinese ha rafforzato i propri controlli sulle esportazioni. Dal 1° agosto, il gallio e il germanio, due metalli rari fondamentali per la produzione di semiconduttori, sono soggetti a restrizioni sulle esportazioni per la necessità di proteggere la sicurezza nazionale.

 

Articolo in inglese: US Firms Say China Has Become ‘Uninvestable,’ Commerce Secretary Says

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