Operai di fabbrica cinese si dimettono in massa dal Partito Comunista

Il presidente Mao si starà rivoltando nella tomba: qualche giorno prima che il Partito Comunista Cinese (Pcc) celebrasse il suo 94° anniversario, i proletari di una fabbrica nella provincia di nascita del defunto leader hanno deciso di tagliare i legami con il Pcc.

Tutti i membri del Pcc di una fabbrica di tintura e tessitura della città di Xiangtan nella provincia dell’Hunan si sono dimessi dal Pcc, ha detto il 60enne Zhang Lingcai all’ong Chinese Human Rights Defenders (Chrd). Alcuni di loro erano stati nel Partito per decenni, tuttavia non è chiaro esattamente quanti dei 1.003 operai fossero membri dell’organizzazione.

Zhang ha detto che i lavoratori erano da tempo insoddisfatti nei confronti delle autorità dell’Hunan poiché avevano tolto i benefici ai pensionati della fabbrica. Zhang è un rappresentante dei cosiddetti gruppi autonomi di sostegno dello stabilimento, una sorta di organizzazione sindacale.

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In un primo momento i dipendenti della fabbrica hanno provato a presentare una petizione alle autorità locali, ma sono stati ignorati. In seguito, secondo la Chinese Human Rights Defenders, hanno organizzato numerosi «confronti» che però sono stati tutti «brutalmente soppressi».

Spinti al «limite della disperazione», come ha scritto la Chrd, i membri del Partito della fabbrica si sono dimessi in massa dall’organizzazione in segno di protesta.

La notizia arriva in seguito alla proclamazione ufficiale del Pcc di avere alla fine del 2014 oltre 87 milioni di membri iscritti. Il Dipartimento Centrale per l’Organizzazione – un’agenzia riservata che custodisce i dossier di ciascun membro del Partito e controlla le decisioni del personale – ha pubblicato la notizia il 29 giugno, due giorni prima dell’anniversario della fondazione del Pcc.

Nonostante la dimensione del dato, il Dipartimento Centrale per l’Organizzazione sostiene che «l’organico dei suoi membri è migliorato». Gli utenti cinesi rimangono scettici – sui social cinesi molti hanno sollevato l’esempio di persone che spesso s’iscrivono al Partito solo per garantirsi migliori prospettive di avanzamento di carriera.

Tuttavia questi numeri non tengono conto di quei fenomeni come le recenti dimissioni spontanee dal Pcc nella fabbrica dello Shandong, dove probabilmente centinaia di membri si sono dimessi. Né tengono conto del ‘movimento Tuidang’ (tuidang in cinese significa ‘rinunciare al Partito’), che raccoglie online le dimissioni dal Partito e che fino a ora ha conteggiato duecento milioni di dimissioni.

Il Tuidang Center, l’ufficio che gestisce il database delle dimissioni e che costituisce l’unica fonte autorevole per ricevere informazioni sulle dimissioni – il Partito stesso non cataloga tali dati – conteggia solamente le dimissioni presentate sul suo sito web. Tuttavia un portavoce del centro ha detto che recentemente stanno sostenendo senza riserve le dimissioni spontanee della provincia dell’Hunan.

«Questa è una cosa meravigliosa», ha detto in un’intervista telefonica, il portavoce del Tuidang Center di New York David Tompkins.

Anche se le dimissioni dell’Hunan non sono nel loro conteggio, Tompkins dice che contano lo stesso. «Consideriamo valida qualsiasi forma di dimissioni dal Partito. Ciò che è importante è che le persone si dimettano dal Pcc, rinunciando al giuramento che hanno fatto», ha detto Tompkins.

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Tutti i membri del Partito sono tenuti a prestare giuramento dichiarando che serviranno il Partito con la loro vita. «Non saranno aggiunti ai duecento milioni, tuttavia dal nostro punto di vista è una valida dichiarazione di Tuidang».

Tompkins ha illustrato una varietà di metodi non convenzionali che la gente in Cina ha escogitato per rinunciare al Partito, tra i quali: scrivere una dichiarazione di dimissione in cinese sulle monete per poi metterle in circolazione, oppure sulle banconote o ancora su un pezzo di carta per poi attaccarlo a un palo del telefono.

«È solo che non possiamo aggiungere queste rinunce al database a meno che qualcuno in realtà non si faccia avanti e sfondi il firewall di internet per presentarle come una dichiarazione Tuidang», ha detto Tompkins. «Se qualcuno può farlo, allora una volta verificato le aggiungeremo».

Il movimento Tuidang è stato avviato nel novembre 2004, quando Epoch Times ha pubblicato la serie editoriale Nove Commentari sul Partito Comunista. Le dichiarazioni sono registrate sul Tuidang Center, un sito web affiliato alla versione cinese di Epoch Times. Tuidang Center assicura l’integrità dei dati nel database, sollecita direttamente le dimissioni e opera come una società indipendente senza scopo di lucro.

Tompkins ha detto che in molti casi – e probabilmente in quello recente dell’Hunan – le dimissioni dal Partito «sono semplicemente un atto di disperazione. I Cinesi arrivano al punto in cui comprendono che il Pcc è semplicemente terribile, che è la cosa peggiore nella società cinese e che è distruttivo per le loro vite».

Articolo in inglese: ‘Workers in a Chinese Factory Collectively Quit the Communist Party

 
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