La Cina è stata la principale acquirente di oro tra le banche centrali nel 2023

Di Andrew Moran

Secondo i nuovi dati del World Gold Council (WGC), la Banca Popolare Cinese (Pboc) è stata la banca centrale che ha acquistato più oro al mondo nel 2023, aumentando le sue riserve di metallo giallo di 225 tonnellate. Si tratta del più grande acquisto di oro in un solo anno dal 1977.

Alla fine dell’anno, le riserve auree della Pboc si sono attestate a 2.235 tonnellate, pari a circa il 4% delle ingenti riserve internazionali del Paese, che ammontano a 3.220 miliardi di dollari.

Il secondo principale acquirente è stata la Banca Nazionale Polacca, che ha aumentato le sue riserve d’oro del 57%, raggiungendo le 359 tonnellate. L’Autorità Monetaria di Singapore ha aggiunto 77 tonnellate alle sue riserve auree, raggiungendo le 230 tonnellate. La Banca Centrale Libica e la Banca Nazionale Ceca hanno acquistato rispettivamente 30 e 19 tonnellate.

La Reserve Bank of India ha aggiunto una tonnellata e la Banca Centrale Europea ha acquistato due tonnellate.

I principali venditori sono stati la Banca Nazionale del Kazakistan (-47 tonnellate), la Banca Centrale dell’Uzbekistan (-25 tonnellate) e la Banca Centrale della Bolivia (-18 tonnellate).

La richiesta delle banche centrali, sebbene solida nel 2023, si è ridotta rispetto al record raggiunto nel 2022. L’anno scorso le banche centrali hanno acquistato 1.037 tonnellate, con un calo del 4% rispetto all’anno precedente.

Il prezzo medio dell’oro nel 2023 è stato di 1.940,54 dollari l’oncia, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. Al 9 febbraio, il metallo giallo è stato scambiato a circa 2.040 dollari sulla divisione Comex, del New York Mercantile Exchange.

Continua l’acquisto di oro da parte della Cina

Ad inizio 2024 la Cina ha riconfermato il suo interesse per il metallo prezioso, acquistando altre 10 tonnellate d’oro, estendendo la sua serie di acquisti a 15 mesi consecutivi.

Secondo Louise Street, analista senior dei mercati del Wgc, si prevede che la Cina e altre banche centrali continueranno ad acquistare il metallo giallo dato il contesto di incertezza economica e conflitti geopolitici.

«L’incrollabile domanda d’oro da parte delle banche centrali ha contribuito a compensare debolezze in altre aree del mercato, mantenendosi ben al di sopra della media mobile decennale», ha dichiarato la Street in un comunicato.

«Sappiamo che in tempi di crisi le banche centrali tendono a menzionare il rendimento dell’oro per invogliare all’acquisto, il che suggerisce come quest’anno la richiesta rimarrà elevata. Questo potrebbe contribuire a compensare un calo di richiesta da parte dei consumatori, visti i prezzi in rialzo ed il rallentamento della crescita economica».

Gli economisti sostengono che l’acquisto di oro da parte della Cina sia una mossa strategica per proteggersi da un sistema finanziario vulnerabile, e per diminuire gradualmente l’esposizione al dollaro statunitense. La seconda economia mondiale sta affrontando venti contrari, dal crollo del mercato azionario alla crisi del debito.

In cerca di rifugio durante la volatilità

In risposta alle minacce emergenti nell’economia cinese, i funzionari della Pboc hanno annunciato un ulteriore allentamento delle politiche per sostenere la crescita.

L’ultimo allentamento emanato prevede per le banche la riduzione di 50 punti base del coefficiente di riserva obbligatoria, a partire dal 5 febbraio. Ciò comporterebbe un’iniezione di liquidità stimata di 140 miliardi di dollari nel sistema finanziario.

Altre autorità stanno valutando un piano per mobilitare circa 278 miliardi di dollari nel mercato azionario dopo che i principali indici di riferimento sono crollati di oltre il 10% all’inizio dell’anno. Le condizioni del mercato azionario erano così ribassiste che il 5 febbraio circa un quarto di tutti i titoli cinesi era in rosso. La proposta politica ha innescato una forte risalita per la chiusura della settimana di trading, con l’indice Shanghai Composite che ha guadagnato il 3,4%.

Secondo gli esperti, le molteplici sfide che Pechino si trova ad affrontare sono dovute alle prolungate restrizioni del governo in materia di sanità pubblica, che hanno portato ad una ripresa lenta.

L’attività delle fabbriche si è contratta per nove degli ultimi 10 mesi, e le esportazioni sono per la maggior parte diminuite.

I prezzi al consumo e alla produzione sono scivolati in deflazione a causa del rallentamento della domanda interna. A gennaio, il tasso d’inflazione annuale è sceso a uno 0,8% inferiore alle attese, il terzo mese consecutivo di deflazione. L’indice dei prezzi alla produzione è rimasto in deflazione per 15 mesi consecutivi.

Tutto questo si aggiunge alle crescenti sfide del debito che attanagliano la Cina, dai governi locali al gigante dell’immobiliare Evergrande.

Secondo Lynn Song, capo economista di ING in Cina, si prevede che questo sia l’inizio dell’accomodamento fiscale e monetario, in quanto i responsabili politici cinesi potrebbero continuare a varare ulteriori misure di sostegno politico nel corso dell’anno.

In una nota di ricerca dell’8 febbraio ha scritto: «Il sentimento sull’economia cinese rimane negativo in vista del Capodanno lunare. E questo sta aumentando le aspettative di un ulteriore sostegno politico nonostante il Paese abbia raggiunto gli obiettivi di crescita per il 2023».

«Le prime indicazioni indicano che, sebbene l’economia si sia stabilizzata negli ultimi mesi, lo slancio al momento rimane debole».

A causa dei vari sviluppi dell’ultimo anno, gli economisti stanno iniziando a respingere l’idea che l’economia cinese diventerà la prima economia mondiale, superando gli Stati Uniti.

In una recente intervista, Eswar Prasad, professore alla Cornell University ed ex funzionario del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) responsabile della Cina, ha dichiarato: «La probabilità di vedere il Pil della Cina superare un giorno quello degli Stati Uniti sta diminuendo».

Secondo le ultime proiezioni di crescita del World Economic Outlook del Fmi, l’economia statunitense dovrebbe crescere del 2,1% nel 2024 e dell’1,7% nel 2025. In confronto, il Pil cinese dovrebbe aumentare del 4,6% quest’anno e del 4,1% l’anno prossimo.

 

Versione in inglese: China Was the Top Central Bank Gold Buyer in 2023

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