Colpiti tre pezzi grossi della fazione di Jiang Zemin in soli cinque giorni

Nel giro di cinque giorni, tre funzionari legati a un ex leader del Partito Comunista Cinese sono stati puniti per motivi di corruzione. Due di loro sono stati condannati al carcere rispettivamente per 13 e per 16 anni, mentre il terzo è stato posto sotto indagine interna per ‘grave violazione della disciplina del Partito’.

I funzionari in questione sono: Li Chuncheng, l’ex numero due della provincia cinese sudoccidentale del Sichuan; Jiang Jiemin, un tempo a capo dell’agenzia che soprintende le imprese di proprietà statale e per molti anni a capo della China National Petroleum Corporation, principale società nel settore petrolifero e del gas del Paese; e Su Shulin, l’ex governatore della provincia del Fujian, nella Cina meridionale. Prima di allora, Su era il principale leader della China Petroleum & Chemical Corporation, il gigante della raffinazione del petrolio meglio conosciuto come Sinopec.

Secondo gli osservatori politici, questi tre personaggi sono collegati ai funzionari strettamente connessi a Jiang Zemin, il capo del Partito dal 1989 al 2002.

L’annuncio delle pene inflitte a Li Chuncheng e a Jiang Jiemin è stato dato dai media statali cinesi il 12 ottobre. Entrambi i funzionari sono stati condannati per aver accettato tangenti e aver abusato del loro potere, e ai due è stato ordinato di consegnare allo Stato oltre un milione di yuan [140 mila euro circa, ndt] in beni personali.

Secondo quanto riferito dai media statali, Li ha accettato, tra il 1999 e il 2012, tangenti per 39,8 milioni di yuan [cinque milioni e mezzo di euro circa, ndt], mentre il valore delle tangenti percepite da Jiang si attesta a più di 14 milioni di yuan [due milioni di euro circa, ndt]. Gli analisti della politica cinese ritengono generalmente che le cifre fornite ufficialmente siano notevolmente ridotte rispetto al loro valore effettivo.

Su Shulin non è ancora stato condannato, tuttavia l’annuncio della Commissione centrale di Disciplina e di Ispezione (Ccdi), l’organo inquirente del Partito, indica che sarà quasi certamente ritenuto colpevole di corruzione e mandato in prigione.

IL POTERE DEL PETROLIO

La rimozione di questi funzionari è parte della campagna del leader cinese Xi Jinping volta a recuperare il controllo sui settori dell’economia e del governo che erano controllati dalla rete politica di Jiang Zemin, che ha continuato a esercitare il potere fino alla precedente amministrazione di Hu Jintao. A partire dalla fine del 2012, quando Xi Jinping è salito al potere, l’apparato della sicurezza, l’esercito, il settore delle attività statali e quello energetico, sono stati tutti oggetto di molteplici purghe.

Per molti anni, l’industria petrolifera era stata in larga misura nelle mani dei funzionari associati a Jiang Zemin. Due dei nomi più importanti sono quello di Jiang Jiemin (nessuna parentela con Jiang Zemin) e quello di Zhou Yongkang, l’ex zar della sicurezza epurato che ha guidato la China National Petroleum Corporation prima di Jiang Jiemin.

A partire dal 2013, la nuova leadership del Partito ha avviato una purga del settore petrolifero, rimuovendo – prima di rivolgere l’attenzione sullo stesso Zhou – una serie di suoi fedelissimi.

Jiang Jiemin è stato indagato dall’agenzia anti-corruzione del Partito nel mese di settembre del 2013, circa sei mesi dopo il suo insediamento a capo della Commissione di controllo e gestione delle attività. Secondo quanto riferito dal quotidiano di Hong Kong Apple Daily, Jiang ha fornito uno smisurato sostegno finanziario a Zhou Yongkang e alla sua famiglia attraverso conti bancari svizzeri.

DUE ‘TIGRI’

Liao Yongyuan, un protetto di Jiang Jiemin ed ex presidente della China National Petroleum Corporation, è stato indagato a marzo dalle autorità anti-corruzione. Nella compagnia, Liao era stato soprannominato la ‘Tigre del Nordovest’. Poco più di sei mesi dopo, è stato epurato anche Su Shulin, la ‘Tigre del Nordest’.

Secondo l’edizione in lingua cinese del giornale tedesco Deutsche Welle, nel settore petrolifero statale cinese Liao e Su erano considerati dei personaggi rilevanti con la prospettiva di un futuro politico luminoso.

Quando Liao ha rivestito la sua prima carica importante in qualità di direttore generale della PetroChina Tarim Oilfield Company, aveva solo 37 anni. Su, invece, dopo che nel 2011 ha lasciato il suo ultimo incarico nell’industria petrolifera, ha rivestito prima la carica di vice governatore, poi di governatore e infine, all’età di 49 anni, di vice segretario del Partito Comunista della provincia del Fujian.

Secondo quanto riferisce Deutsche Welle, Liao e Su sono stati stretti complici dell’ex membro del Comitato permanente del Politburo ed ex vice presidente del regime cinese Zeng Qinghong. Zeng è ampiamente conosciuto come ‘faccendiere’ politico di Jiang Zemin e suo alleato fin da prima della sua ascesa a capo del Partito, quando erano entrambi di base a Shanghai.

SANGUE E PETROLIO

Non è probabilmente un caso che uno dei tratti distintivi dell’era politica di Jiang Zemin sia stato anche enfatizzato nelle maggiori compagnie petrolifere quando questi funzionari erano al timone.

Il sito Minghui.org, un portale che raccoglie informazioni sulla persecuzione della pratica del Falun Gong, è pieno di articoli inerenti alla persecuzione brutale, alla quale sono sottoposti quei membri del personale delle compagnie petrolifere che praticano la tradizionale disciplina spirituale cinese.

Uno degli esempi più significativi della persecuzione ha avuto luogo quando Su Shulin dirigeva un giacimento petrolifero nella città di Daqing, nella provincia nordorientale dello Heilongjiang.

Nel settembre del 2000, quando Wang Bin, ingegnere informatico presso l’Istituto Oil Field Exploration and Development della città di Daqing, si è rifiutato di rinunciare al suo credo spirituale, è stato inviato in un campo di lavoro della città e brutalmente torturato.

Secondo i dati aggiornati forniti da Minghui, a partire dal primo aprile del 2013, sono stati uccisi a causa della persecuzione almeno 27 praticanti del Falun Gong che lavoravano presso il campo petrolifero di Daqing. In base ai limitati dati disponibili, nel corso dei 16 anni della campagna di persecuzione, sono stati uccisi complessivamente 3.900 praticanti del Falun Gong; tuttavia, il numero reale rimane sconosciuto.

Negli articoli pubblicati su Minghui non c’è alcuna indicazione sul fatto che quei funzionari abbiano direttamente ordinato questo tipo di trattamento nei confronti dei praticanti; tuttavia è noto che varie persone legate a Jiang Zemin hanno ricevuto delle promozioni, come premio per il duro trattamento riservato da loro ai praticanti del Falun Gong.

Secondo quanto riporta Minghui sul caso di Wang Bin, i torturatori gli hanno infilato mozziconi di sigaretta accesi nelle narici, gli hanno provocato la rottura di un’importante arteria nel collo, hanno fratturato molte delle sue ossa e alla fine lo hanno picchiato a morte.

Frank Fang e Jenny Li hanno contribuito a questo articolo.

 
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