Il crollo del settore immobiliare cinese minaccia la stabilità finanziaria del regime

Di Bin Zhao; Michael Zhuang

A due anni dalla crisi immobiliare cinese, nello Stato comunista si profila una crisi finanziaria di più ampia portata. Il vice premier cinese, He Lifeng, ha infatti recentemente avvertito che il Paese deve prevenire i rischi sistemici del settore finanziario.

L’economista cinese Li Hengqing, che vive negli Stati Uniti, ha dichiarato a Epoch Times che la leadership del Partito Comunista Cinese (Pcc) è in ansia perché la gravità della situazione economica ha superato di gran lunga i cosiddetti rischi finanziari sistemici.

«Si tratta ormai di un collasso finanziario», ha continuato. «Il collasso del sistema finanziario, strettamente legato allo scoppio della bolla immobiliare, è imminente».

Rischi sistemici

Il 21 maggio, il Pcc ha tenuto una conferenza nazionale con gli enti di vigilanza finanziaria locali del Paese. Il premier Li Qiang, presidente del Comitato finanziario centrale del Pcc, ha enfatizzato che il Paese deve «mantenere fermamente la linea di fondo della prevenzione dei rischi finanziari sistemici».

Li ha avvertito della necessità di vigilare rigorosamente contro i tre rischi principali: il rischio di crisi immobiliare, il rischio del debito pubblico locale e il rischio delle piccole e medie istituzioni finanziarie locali.

Secondo l’ultimo rapporto della China Index Academy, da gennaio ad aprile le vendite totali di immobili commerciali di nuova costruzione sono state pari a 290 milioni di metri quadrati, con un calo del 20,2% rispetto all’anno precedente. Il valore totale delle vendite è stato di 2,8 trilioni di yuan (357 miliardi di euro), con un calo del 28,3% rispetto all’anno precedente. Nel solo mese di aprile, il volume delle vendite è stato di 671,2 miliardi di yuan (85 miliardi 580 milioni di euro), con un calo del 30,4% rispetto all’anno precedente.

I dati dell’Ufficio nazionale di statistica cinese mostrano che ad aprile il calo dei prezzi di vendita degli immobili residenziali commerciali nelle varie città ha continuato ad aumentare sia su base annua che su base mensile. Tra le 70 città di grandi e medie dimensioni, solo sei, tra cui Shanghai, hanno registrato un aumento mensile dei prezzi delle nuove case, cinque in meno rispetto a marzo. Il numero di città con diminuzioni mensili è salito da sette a 64.

Impatto sulle entrate fiscali del Pcc

I dati ufficiali del Pcc mostrano che da gennaio ad aprile le entrate fiscali cinesi sono state pari a 853 miliardi di euro, con un calo del 4,9% rispetto all’anno precedente. Tra le entrate di bilancio dei fondi governativi, gli introiti derivanti dal trasferimento dei diritti d’uso dei terreni di proprietà statale relativi ai beni immobili sono stati pari a 134 miliardi 328 milioni di euro, con un calo del 10,4% rispetto all’anno precedente.

Li ha affermato che negli ultimi anni «i governi locali cinesi hanno investito grandi quantità di finanziamenti nel settore immobiliare» attraverso piattaforme di finanziamento. «La crisi immobiliare ha lasciato dietro di sé debiti enormi, stimati in circa 60 mila miliardi di yuan (7.649 miliardi di euro), 90 mila miliardi di yuan (circa 11.500 miliardi di euro) o addirittura quasi 100 mila miliardi di yuan (12.751 miliardi di euro). I governi locali non sono in grado di ripagare tali debiti massicci e molti di essi sono ora in arretrato con gli stipendi, mentre i dipendenti pubblici subiscono riduzioni di salario», ha spiegato il signor Li.

I rischi delle istituzioni finanziarie di piccole e medie dimensioni

Per quanto riguarda i rischi per le istituzioni finanziarie di piccole e medie dimensioni, Li ha citato il precedente incidente della banca rurale cinese Henan, che ha reso improvvisamente inaccessibili i risparmi di 400.000 clienti per un totale di 40 miliardi di yuan (5 miliardi e 100 milioni di euro). Le proteste dei clienti della banca sono state represse brutalmente dal Pcc. In Cina ci sono circa 4.000 banche di questo tipo, di piccole e medie dimensioni, e presto anche queste saranno colpite.

Mike Sun, consulente d’investimento nordamericano, ha dichiarato a Epoch Times: «La crisi bancaria [della Cina] passa tipicamente dalle banche rurali alle piccole e medie banche locali, poi alle banche per azioni e infine alle grandi banche statali. Per evitare la crisi, quest’anno i colossi bancari statali hanno iniziato a emettere obbligazioni per ricostituire il capitale e di recente hanno cominciato a emettere “obbligazioni con capacità di assorbimento totale delle perdite (Tlac)”».

Recentemente, alcune delle maggiori banche statali cinesi hanno iniziato a emettere per la prima volta un tipo speciale di obbligazioni che assorbono le perdite, con l’obiettivo di prevenire una crisi finanziaria in stile Lehman del 2008.

Emissione di obbligazioni Tlac

Il 20 maggio, la Banca Industriale e Commerciale della Cina (Icbc) ha annunciato l’emissione di 40 miliardi di yuan (5,5 miliardi di dollari Usa) di obbligazioni Tlac. Il 23 maggio, anche la Bank of China ha lanciato la quotazione di 30 miliardi di yuan (4,2 miliardi di dollari Usa) di obbligazioni Tlac.

Le obbligazioni Tlac sono destinate a risolvere il problema delle banche «troppo grandi per fallire». Nel 2015, il Financial Stability Board (Fsb), con sede in Svizzera, ha fissato i requisiti patrimoniali Tlac per le banche di importanza sistemica globale (G-Sib), per evitare che i fallimenti di queste grandi banche possano evolvere in crisi finanziarie sistemiche.

Quando l’istituto emittente incontra una grave crisi operativa o fallimentare, le obbligazioni possono essere svalutate o convertite in azioni attraverso meccanismi contrattuali o legali. Questo potrebbe comportare una svalutazione parziale o totale dei crediti dei clienti, l’annullamento degli interessi, la conversione dei crediti in azioni o la modifica dei termini delle obbligazioni, come le date di scadenza, le cedole, le date di pagamento degli interessi o la sospensione dei pagamenti degli interessi.

«Loro (la leadership del Pcc) non vogliono ripetere lo scoppio della bolla immobiliare giapponese», ha dichiarato Sun. «La risposta alla crisi a breve termine può contare sull’emissione di obbligazioni, ma a medio e lungo termine dipende ancora dalla domanda interna. Le misure attuali non fanno altro che ritardare la crisi e non possono risolvere il problema fondamentale».

Soluzioni possibili

Negli ultimi 20 anni, il settore immobiliare cinese e le industrie ad esso collegate sono state una delle principali fonti del Pil del Paese, rappresentando il 25-30% del Pil cinese dopo il 2010. La Banca Mondiale stima che gli investimenti immobiliari rappresentino il 13% del Pil cinese e, se si considerano gli input della catena di fornitura, l’industria immobiliare rappresenta circa il 30% del Pil cinese.

Il signor Li ha affermato che il Pcc ha perso diverse opportunità per risolvere la bolla immobiliare. Ora, la crisi del sistema finanziario innescata dal crollo del settore immobiliare e la super crisi del debito delle amministrazioni locali sono imminenti.

A questo punto, le possibili soluzioni alla crisi potrebbero essere due: «La cancellazione dei debiti secondo le procedure legali, ma avrà un impatto enorme sulla società, causando potenzialmente il panico sociale. Allo stesso tempo, il regime del Pcc e i suoi leader saranno inevitabilmente ritenuti responsabili e il regime perderà legittimità», ha affermato Li. Un’altra soluzione è quella di «utilizzare gradualmente il credito governativo per garantire le istituzioni finanziarie e le amministrazioni locali, ma questo significa anche una massiccia stampa di denaro per risolvere i problemi del debito, che porta a una rapida iperinflazione».

Il signor Li ritiene che il fallimento dell’economia cinese minaccerà inevitabilmente il governo autoritario del Pcc, portandolo potenzialmente al collasso.

 

Articolo in lingua inglese: China’s Real Estate Collapse Threatens Regime’s Financial Stability: Expert Warns

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