I talebani ordinano alle dipendenti del governo di Kabul di restare a casa

Di Isabel van Brugen

Il gruppo terroristico talebano ha ordinato alla maggior parte delle donne impiegate nel governo della città di Kabul, di lasciare la forza lavoro e rimanere a casa. Ciò è quanto annunciato dal sindaco ad interim della capitale dell’Afghanistan, il 19 settembre.

Durante il suo primo briefing con la stampa da quando è stato nominato dai talebani, il sindaco ad interim di Kabul, Hamdullah Namony, ha affermato che le donne dovranno rimanere a casa indipendentemente dal loro status lavorativo, in attesa di un’ulteriore decisione.

Sono ammissibili eccezioni per le donne che non possono essere sostituite dagli uomini, comprese alcune nei dipartimenti di progettazione e ingegneria, e le inservienti dei bagni pubblici per le donne. «Ci sono alcune aree in cui gli uomini non possono farlo; dobbiamo chiedere al nostro personale femminile di adempiere ai propri doveri, non c’è alternativa per questo», ha detto il sindaco ad interim.

Namony ha fatto notare che prima che il 15 agosto i talebani prendessero il controllo di Kabul, quasi 1.000 dei circa 3.000 dipendenti della città erano donne, e lavoravano in tutti i reparti.

La decisione di impedire alla maggior parte delle lavoratrici cittadine di tornare al lavoro è un altro segno che il gruppo terroristico sta imponendo la sua dura interpretazione dell’Islam, nonostante le promesse iniziali da parte di coloro che erano coinvolti nei colloqui di pace che avrebbero formato un governo rappresentativo con altri leader afghani, che avrebbero rispettato i diritti umani e che sarebbero stati più inclusivi e rispettosi. Nel loro precedente governo negli anni ’90, i talebani avevano bandito le ragazze e le donne dalla scuola, dal lavoro e dalla vita pubblica.

Nei giorni scorsi il nuovo governo talebano ha emesso diversi decreti che colpiscono ragazze e donne, che indicavano per esempio che le studentesse delle scuole medie e superiori non potessero tornare a scuola per il momento, mentre i ragazzi di quelle classi hanno ripreso gli studi questo fine settimana. Le studentesse universitarie sono state informate che gli studi ora si svolgeranno in ambienti segregati per genere e che dovranno rispettare un rigoroso codice di abbigliamento islamico. Sotto il precedente governo appoggiato dagli Stati Uniti, ora deposto dai talebani, gli studi universitari si tenevano in istituti misti, per la maggior parte dei casi.

Il 20 settembre, il Fronte di resistenza nazionale anti-talebani in Afghanistan (Nrf) ha condannato la mossa del regime talebano di vietare le scuole secondarie per le ragazze nel Paese, affermando che sono sempre state separate nel Paese, e quindi la questione della segregazione delle aule «non dovrebbe nemmeno porsi». «La posizione del regime elaborata dai suoi vari portavoce, non è che una riaffermazione della sua visione retrograda di lunga data secondo cui le donne dovrebbero essere affidate alle faccende domestiche», ha affermato la Nrf. «La sua totale ignoranza della realtà millenaria del sistema di istruzione secondaria nel Paese, tradisce la natura aliena del regime».

In tutto l’Afghanistan, alle donne di molte aree è stato detto di restare a casa dal lavoro, sia nel settore pubblico che in quello privato. Tuttavia, i talebani non hanno ancora annunciato una politica uniforme. I commenti del sindaco di Kabul sono stati insolitamente specifici e hanno colpito una grande forza lavoro femminile che era stata coinvolta nella gestione di una città tentacolare di oltre 5 milioni di persone.

Separatamente, il 17 settembre i talebani hanno sostituito il Ministero per gli Affari femminili della città con un nuovo Ministero per la «propagazione della virtù e la prevenzione del vizio», costringendo gli ex dipendenti ad allontanarsi.

 

Articolo in inglese: aliban Orders Kabul Government Female Employees to Leave Workforce, Stay at Home

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