Amministrative 2016. Rush finale a Roma, Milano, Napoli e Torino

Le elezioni amministrative 2016 incombono: i partiti preparano le formazioni da battaglia, e i colpi di scena non mancano.

ROMA, LA CITTÀ

Per chi vive a Roma non è un mistero: centro a parte, la città appare ‘abbandonata’ a se stessa da mesi/anni: gran parte delle strade versano in condizioni disastrose (e pericolose, specie per le migliaia di mezzi a due ruote); la raccolta dell’immondizia lascia spesso a desiderare; il verde pubblico, lasciato nella più totale incuria, ‘inghiotte’ aiuole e marciapiedi; l’arredo urbano rimasto praticamente privo di manutenzione eccetera.
Carlo Verdone, citato dal Fatto descrive la capitale d’Italia come una «città in rianimazione» e parla di «medioevo». Obiettivamente difficile dargli torto.

LA  POLITICA

A Roma è cronaca di una rottura annunciata tra Salvini e Berlusconi, da tempo non proprio in sintonia: Matteo Salvini rimane fermo sulla candidatura di Giorgia Meloni, mentre Berlusconi, dopo aver abbandonato il progetto Bertolaso, si sposta su Alfio Marchini (l’ex ‘libero dai partiti’ che ora è costretto a cambiare i manifesti elettorali disseminati per tutta la Capitale).

CHI È ALFIO MARCHINI

Imprenditore e giocatore di polo proveniente da una famiglia di comunisti e partigiani, Alfio Marchini è già dalla biografia la tipica ‘figura di mezzo’ –  per così dire – come per certi versi è anche Renzi. Durante le elezioni amministrative del 2013 aveva perfino pensato di gareggiare nelle primarie del Partito Democratico, salvo poi intraprendere la strada dell’indipendenza, classificandosi quarto dopo Marino, Alemanno e Marcello De Vito (M5S).

E ora si candida, in extremis, per Silvio Berlusconi. Anzi, l’ex cavaliere ammette ai giornalisti: «Era stato la nostra prima opzione ed era caduta per i veti posti da un alleato della coalizione». Probabilmente Salvini, che dei due rimasti (l’altra è Giorgia Meloni) è quello che conta di più.

Marchini è una scelta che potrebbe risultare vincente, proprio perché può fare da ponte con il Pd, creando un’alleanza in caso di ballottaggio con il Movimento 5 Stelle. A pensarla così è anche il leader del Carroccio, in un’intervista a Repubblica; e anche lo stesso Berlusconi lo fa intendere, citato da Adnkronos: «È l’unica figura, lo dicono tutti i sondaggi, che al ballottaggio contro tutti gli altri schieramenti politici può vincere». I leader di Pd e Forza Italia cercherebbero di convincere i propri elettori a non votare il movimento, in caso di ballottaggio. La scelta di Berlusconi può quindi rivelarsi geniale, e i sondaggi gli danno ragione.
Per Salvini, tra l’altro, Berlusconi avrebbe anche secondi fini nell’accordo con il Pd: «Sicuramente avere una legge amica sui diritti per le televisioni e non avere nuove norme sul conflitto di interessi non gli dispiace», ha dichiarato il leader della Lega.

CHI VINCE A ROMA?

È il Movimento 5 Stelle a essere in testa nella Capitale, città che ne ha fin sopra i capelli della ‘vecchia politica’, soprattutto del Pd di Mafia Capitale, ma anche della precedente destra di Alemanno. E a sondare gli animi (sia informalmente che con i sondaggi), pare che Virginia Raggi risulti simpatica trasversalmente, con le sue idee – anche qui – politicamente abbastanza indefinite, se si vuole interpretarle nello schema destra-sinistra.

Proprio per contrastare questa idea di vecchiume e corruzione, il Pd candida Roberto Giachetti, la persona che, nel partito, sta più simpatica al Movimento 5 Stelle, perché aveva sostenuto il ritorno al Mattarellum (per il quale ha anche fatto uno sciopero della fame). Giachetti si è però dimostrato, nel complesso, abbastanza fedele alla corrente principale del Pd.

Giorgia Meloni, poi, candidata di Lega-Fratelli d’Italia, da sempre avrebbe le carte in regola per il successo politico, e da sempre fallisce. Nella destra lei è quella più giovane, quella senza i toni estremi di Salvini e senza i guai giudiziari e le ‘cadute di stile’ di Berlusconi. Ma non riesce mai a ottenere buoni risultati alle urne. Sarà che non riesce a far presa a sufficienza sulla destra moderata, o che forse gli italiani amano troppo il pepe e chi sa esaltare gli animi. La Meloni, purtroppo per lei e i suoi sostenitori, si prepara ad affrontare un terreno difficile, nel quale la Raggi sembra davvero troppo forte, anche al ballottaggio. E la trasversalità di Marchini, oltre alla sua possibilità di allearsi al Pd, non fanno altro che indebolire ulteriormente la front-runner di Fratelli d’Italia-Lega.

Secondo dei sondaggi dell’Istituto Piepoli citati da Affaritaliani, la Raggi si attesterebbe al 27 per cento, mentre Meloni e Marchini al 20 per cento, seguiti poco dopo da Giachetti al 19. C’è un 13 per cento di ‘altri’, e l’Istituto avverte che è possibile che si verifichino ulteriori convergenze, in aiuto a una delle forze di destra. La situazione è quindi ancora parecchio mobile.

Sondaggi di Ipr Marketing citati da Il Giornalettismo mostrano la Raggi a 26, Marchini a 23 e la Meloni e Giachetti entrambi a 20; mentre un sondaggio di Tecné dà la Raggi a 27, Meloni e Marchini a 21, e Giachetti a 20. La possibilità che Marchini batta la Raggi al ballottaggio sembra piuttosto realistica.

MILANO

A Milano la situazione è completamente diversa. La sfida si concentra tra Giuseppe Sala per il Pd e Stefano Parisi per il centrodestra. Entrambi si attestano poco sotto il 40 per cento, con Sala favorito. Per il M5S un misero 15 per cento.

Sala, manager di Expo, ha saputo sfruttare l’esito dell’evento, percepito come positivo (almeno rispetto all’asprezza delle critiche e al forte scetticismo dei primi giorni) e ha sfoggiato alcune strategie innovative, quando ha vinto le primarie del Pd. Il n° 1 di Expo è infatti riuscito a coinvolgere la comunità cinese, notoriamente poco interessata alla politica, promettendo loro attenzione.
Stefano Parisi è invece un uomo dall’importante storia imprenditoriale: è a capo di una piattaforma di video on demand, è stato amministratore delegato di Fastweb ed ex direttore generale di Confindustria.

Parisi e Sala andranno quasi automaticamente al ballottaggio. Chi vincerà? Secondo dati WinPoll per Huffington Post, il favorito al ballottaggio sarebbe il candidato di centrodestra.

NAPOLI

LUIGI DE MAGISTRIS

A Napoli, il sindaco uscente Luigi de Magistris risulta nettamente favorito. E non solo perché ha risolto, in tempi tutto sommato rapidi, l’annosa e – è il caso di dire – rivoltante questione  dei rifiuti.

De Magistris ora è davvero ‘libero’ di pensare solo alla sua città: dimostratosi pulito, è stato assolto ‘con formula piena’ nei processi penali che lo avevano ‘accompagnato’ nel suo primo mandato, dopo l’abbandono forzato della magistratura. Uomo estraneo ai partiti, de Magistris interpreta il proprio ruolo di sindaco con una passione e uno spirito di servizio che – specie se confrontato con la ‘schifezza’ (secondo lo stesso Matteo Renzi) del passato – i cittadini di Napoli raramente avevano visto.

I napoletani sembrano, poi, aver ben capito i problemi che de Magistris ha incontrato al suo insediamento nel 2011, a partire dall’eredità di un miliardo e mezzo di euro di debito lasciatogli dalle precedenti amministrazioni (da notare: 850 milioni di disavanzo corrente accumulati solo nel 2010).

Quanto alle mani sulla città e allo scontro con Renzi su Bagnoli, il premier è partito in pompa magna con un progetto per la bonifica di questo (potenzialmente) incantevole quartiere sul mare, vittima dell’inquinamento delle vecchie acciaierie Italsider e di anni di costosissime e inconcludenti ‘bonifiche’.
Inoltre ha fatto discutere la scelta del premier di portare il proprio candidato (Valeria Valente) al tavolo delle decisioni per il futuro di Bagnoli, nonostante non abbia alcuna carica istituzionale.

De Magistris, dal canto suo, in un’intervista a Epoch Times, rivendica la paternità della ripartenza del progetto Bagnoli, e commenta il commissariamento dell’ex Italsider da parte del governo Renzi lanciando un allarme pericolo speculazione edilizia di proporzioni enormi (in ballo ci sono diverse centinaia di milioni di euro). La partita su Bagnoli è senz’altro un terreno di scontro di importanza nazionale: al di là del valore concreto della riqualificazione di questa area urbana (sito archeologico millenario e zona dal notevole valore paesaggistico), appare evidente lo scenario tipicamente edilizio che tante volte abbiamo visto replicato ovunque nel nostro Paese. Vedremo.

De Magistris, intervistato da Fanpage, apre a sorpresa a Grillo, affermando di non considerare il M5S un avversario politico: «Al di là di queste elezioni comunali, io credo che un giorno ci rincontreremo, con Grillo, politicamente».

«Penso che ci sia in una parte di militanti una posizione troppo settaria, troppo ortodossa, troppo a chiudersi nel recinto» premette il sindaco di Napoli, che però poi apre «certamente» a un rinnovato dialogo con il M5S, dopo che Grillo ha espresso un giudizio positivo sul lavoro della giunta a Napoli, pur prendendo in parte le distanze da De Magistris stesso.
Grillo aveva ‘rotto’ con De Magistris perché quest’ultimo si era avvalso dell’immunità parlamentare quando, da eurodeputato, era stato tirato in ballo da un commerciante salentino che lo accusava di essersi rifiutato di indagare su una collusione tra magistrati di Lecce e Potenza per sospetti reati quali associazione a delinquere ed estorsione.

PROIEZIONI E CANDIDATI

De Magistris, per le prossime amministrative, sfiderà la candidata del Pd Valeria Valente, l’imprenditore Gianni Lettieri per il centrodestra, e l’ingegnere Matteo Brambilla per il M5S.
I sondaggi più recenti (fonte Polisblog) danno il sindaco uscente come favorito al 32 per cento, seguito da Lettieri al 29, Valente al 21 e Brambilla al 13. Mentre il duro a morire Antonio Bassolino, sconfitto nelle primarie del Pd e al centro di infinite polemiche, potrebbe correre comunque da solo, indebolendo ulteriormente la coalizione del centrosinistra.

TORINO

Il capoluogo del Piemonte è da anni roccaforte della sinistra. Il candidato del Pd Piero Fassino è partito (nei sondaggi di inizio aprile citati da Giornalettismo) con un forte vantaggio sul runner-up del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino, che staccava di circa il 15 per cento. Col passare delle settimane, tuttavia, sembra che il distacco sia diventato sempre minore: stando a TorinoToday, solo un paio di punti percentuali, infatti, separano i due candidati.

La destra è invece pesantemente indietro e divisa in due gruppi: uno si rifà a Forza Italia, e uno alla Lega Nord, entrambi fermi intorno al 10 per cento, contro il quasi 30 per cento, rispettivamente, degli altri due candidati. A rappresentare Sinistra Italiana, c’è il sindacalista Fiom-Cgil Giorgio Airaudo con il 7 per cento.

A livello nazionale, guardando i dati Ixé, si ravvisa una crescita del Movimento 5 Stelle rispetto alle scorse elezioni. A farne le spese il Pd, Berlusconi e Scelta Civica. L’ascesa della Lega si è invece arrestata da tempo.

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