Cina, la morte improvvisa dell’ex premier aumenta le turbolenze nella leadership del Pcc

Di Dorothy Li

Secondo ricercatori e analisti, la morte improvvisa dell’ex premier cinese potrebbe aggravare le potenziali turbolenze all’interno dei vertici della leadership del Partito Comunista Cinese (Pcc).

Secondo un necrologio pubblicato dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, Li Keqiang, un tempo numero 2 della Cina, ha avuto un «improvviso attacco di cuore» il 26 ottobre mentre era in visita a Shanghai. È morto il giorno dopo all’età di 68 anni nonostante «tutte le misure di salvataggio».

La morte di Li ha fatto seguito a diverse misteriose sparizioni e sostituzioni di alti funzionari del regime, aggiungendosi alle speculazioni sulle lotte politiche interne alle élite al potere del Partito.

Un premier messo da parte da Xi

Il momento della morte dell’ex premier è stato «anormale» – afferma Wu Zuolai, studioso di storia cinese e commentatore politico che vive in California – poichè molti probabilmente collegheranno la morte alla lotta politica all’interno dei massimi vertici del Pcc.

L’ex premier cinese aveva solo 68 anni: era «relativamente giovane» rispetto all’età di altre figure influenti del Partito, come spiega Wu a Epoch Times. Il predecessore dei Li, Wen Jiabao, ha 81 anni, mentre Zhu Rongji, un altro ex premier, ha 95 anni. Ecco perché la morte improvvisa di Li lascia «molto spazio alla speculazione».

La sua morte è avvenuta appena sette mesi dopo che si era ritirato dalla posizione che aveva ricoperto per un decennio.

Sebbene il premier sia normalmente responsabile dell’economia del Paese, il rafforzamento della presa del Partito sul Paese da parte del leader cinese Xi Jinping ha indebolito l’influenza del premier sulla politica economica e finanziaria. Negli ultimi anni, Li è stato messo in ombra da Liu He, ex braccio destro di Xi e direttore della commissione per la politica finanziaria del Partito.

Gli analisti dicono che Li non era d’accordo con le idee di Xi di aumentare il controllo del Partito in tutti i ceti sociali. Dal 2021 il regime ha lanciato una serie di misure restrittive normative sui settori privati, che vanno dal tutoraggio alla tecnologia. In qualità di membro chiave della Lega della Gioventù Comunista, una fazione politica nota per sostenere la liberalizzazione del mercato, Li aveva sostenuto le politiche di riforma introdotte da Deng Xiaoping nel 1979.

Secondo Song Guo-cheng, ricercatore presso l’Istituto di relazioni internazionali dell’Università Nazionale di Chengchi a Taiwan, queste differenze significano che l’ascesa di Li sarebbe stata inevitabilmente considerata una minaccia al potere di Xi: «Una montagna non può avere due tigri», afferma Song riferendosi a un antico detto cinese.

Alla conferenza stampa annuale del premier nel 2020, Li ha rivelato che circa 600 milioni di cinesi guadagnavano meno di 1.000 yuan (127,60 euro) al mese, il che significa non essere in grado di permettersi l’affitto in una città di medie dimensioni.

La dichiarazione, arrivata dopo che Xi aveva promesso di sradicare la povertà entro la fine di quell’anno, costituiva «una sfida all’autorità di Xi Jinping».

Anche se Li poteva non essere d’accordo con Xi o con le sue politiche, non ha intrapreso alcuna «azione efficace» contro la guida del Partito, spiega a Epoch Times Feng Chongyi, professore di Studi Cinesi presso l’Università di Tecnologia di Sydney.

La maggior parte delle espressioni retoriche di Li sostenevano il governo di Xi: «Stava ancora chiedendo di unirsi attorno al Comitato Centrale del Partito guidato da Xi Jinping».

Momento politico delicato

La morte di Li ha ricordato la morte di Hu Yaobang, un riformista liberale morto in seguito ad un attacco di cuore nel 1989, due anni dopo essere stato costretto a dimettersi dalla carica più alta del Pcc. La sua morte ha scatenato un’esplosione di rabbia pubblica che si è trasformata nella più grande protesta studentesca pro-democrazia del Paese.

Tuttavia, a differenza degli anni ’80, il Pcc ha creato uno Stato di sorveglianza, con il suo popolo costantemente spiato da milioni di telecamere a circuito chiuso dotate di tecnologia di riconoscimento facciale in tempo reale. Ciò potrebbe rendere impossibile lo svolgimento di un raduno su larga scala per commemorare Li.

Tuttavia secondo Song, il dolore del pubblico potrebbe alimentare la sfiducia nei confronti di Xi.

Li è apparso raramente sui media statali da quando si era dimesso dalla carica di premier durante la conferenza politica annuale di marzo, quando a Xi è stato assegnato un terzo mandato quinquennale senza precedenti come massimo leader della Cina.

La sua ultima apparizione pubblica era avvenuta il 30 agosto, con una visita alle Grotte di Mogao nella città nordoccidentale di Dunhuang. Li sembrava essere in buona salute e salutava il pubblico con un ampio sorriso, come mostravano le foto e i filmati sui social media.

Per Hu Ping, redattore capo della rivista pro-democrazia Beijing Spring, non è chiaro cosa abbia causato l’infarto mortale, ma la crescente sfiducia nei confronti del regime potrebbe portare a «grandi eventi» in futuro.

La morte di Li arriva mentre la seconda economia più grande del mondo vacilla. Il settore immobiliare, che ha alimentato quasi un terzo dell’economia cinese è sull’orlo del collasso, minacciando i risparmi di milioni di famiglie della classe media in un momento in cui la disoccupazione giovanile è a livelli record.

I problemi economici si stanno verificando circa un anno dopo che Xi è diventato il leader più potente del regime dai tempi di Mao Zedong e ha riempito il massimo organo decisionale del Partito con i suoi fidati alleati.

Nel frattempo, negli ultimi mesi Xi ha licenziato senza spiegazioni diversi alti funzionari, dai ministri selezionati con cura agli alti comandanti che sovrintendono all’arsenale nucleare cinese. E mentre circolavano speculazioni sulla fuga di segreti militari, i media statali cinesi pubblicavano il necrologio dell’ex comandante della Rocket Force, Wu Guohua, morto a luglio a causa di «problemi di salute».

Tuttavia, la dichiarazione è stata rimossa poco dopo essere diventata virale sui social media cinesi.

L’elenco delle morti misteriose delle élite del Partito ha continuato a crescere da quando Xi è entrato in carica, secondo Su Tzu-yun, analista presso l’Istituto per la difesa nazionale e la ricerca sulla sicurezza, un think tank finanziato dal governo di Taiwan. Queste morti potrebbero indicare che le turbolenze politiche all’interno del Pcc continuano.

Il commentatore cinese Wang He afferma che l’attuale situazione politica è «più delicata» di quella del 1989. Xi è «in grande conflitto» con gli altri vertici del Partito, e le figure dell’opposizione potrebbero usare la morte di Li per opporsi alla sua leadership. Anche se la maggior parte dell’opposizione tace, scegliendo di non sfidare pubblicamente Xi, potrebbero comunque non credere alla spiegazione ufficiale della morte dell’ex premier. Alcuni probabilmente concluderanno che la morte di Li è  un «omicidio», mentre altri potrebbero collegarla alla costante frustrazione nei confronti di Xi. «Da un punto di vista politico, la posizione di Xi è appesa a un filo».

 

Articolo in inglese: Former Premier’s Sudden Death Adds to CCP Leadership Turbulence: Analysts

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