25 Aprile 1999, inizio di una persecuzione

Le speranze che l'appello del 1999 avrebbe dato modo di praticare liberamente il Falun Gong, sono state presto spazzate via.

Il 25 aprile 1999, oltre 10 mila praticanti del Falun Gong si sono riuniti pacificamente all’esterno del complesso che ospita il governo centrale di Pechino. Lo scopo era chiedere la liberazione di alcuni compagni arrestati senza valida ragione, e ottenere che venisse loro garantito il diritto di praticare la propria fede.

È stata di gran lunga la più grande protesta per la libertà di credo nella storia della Cina. Anche se si è conclusa in modo apparentemente positivo – le richieste sono state informalmente accettate – tre mesi dopo il regime ha lanciato una vasta campagna di persecuzione contro il Falun Gong in tutto il Paese, che continua ancora oggi.

Consiglio Di Nino, ex Senatore canadese, interviene durante una manifestazione davanti al consolato cinese a Toronto il 25 aprile 2018. Il raduno ha commemorato l’appello pacifico per la libertà di credo avvenuto il 25 aprile 1999 a Pechino, in Cina.

«Quella che avrebbe potuto essere una grande opportunità per il Partito Comunista Cinese (Pcc), l’opportunità di accogliere un gruppo di 100 milioni di persone che credono nella verità, nella compassione e nella tolleranza, si è invece trasformata in un incubo che dura da 19 anni, un incubo di torture e omicidi», riporta un comunicato dell’Associazione Falun Dafa del Canada.

Per celebrare il 19esimo anniversario della protesta, i praticanti e i sostenitori del Falun Gong hanno tenuto manifestazioni in varie città del Canada, tra cui Toronto, Ottawa, Montreal, Edmonton e Vancouver.

I relatori hanno chiesto la fine della campagna di persecuzione e il rilascio degli 11 praticanti del Falun Gong canadesi attualmente imprigionati in Cina, tra cui Sun Qian, una residente di Vancouver e quindi cittadina canadese, arrestata mentre era in Cina lo scorso febbraio.

Dal suo arresto, Sun ha subito ogni genere abusi presso il centro di detenzione numero 1 di Pechino, dove è detenuta. È stata sottoposta a sessioni di lavaggio del cervello, in attesa di venire ‘giudicata’ in un processo, all’inizio di maggio.

«Penso che nella vita, si debbano sostenere le cause che lasceranno un impatto positivo – ha detto l’ex senatore Consiglio Di Nino durante la manifestazione fronte al consolato cinese di Toronto – Sono orgoglioso di essere qui, e continuerò ad essere qui per stare con i miei amici, i praticanti del Falun Gong, e continuerò a dire alla Cina che è ora di trattare tutti i vostri cittadini come esseri umani».

I praticanti del Falun Gong celebrano il 19° anniversario dell’appello per la libertà di praticare il loro credo, durante un evento al Dr. Wilbert McIntyre Park di Edmonton, Canada, il 21 aprile 2018. (foto: Chen Xinyu)

Anche Li Jianfeng, un ex giudice proveniente dalla Cina, ha parlato alla manifestazione di Vancouver. Secondo Li, la protesta del 25 aprile è stato il più grande appello per i diritti civili nella storia della Cina, diritti garantiti dalla costituzione. Ma il regime è andato contro la sua stessa Costituzione, quando ha lanciato la campagna di persecuzione il 20 luglio 1999: «Fin dall’inizio, il Partito comunista cinese è stato nemico della giustizia e della bontà. Per sua natura, teme sincerità, compassione e tolleranza e vede il Falun Gong con odio. Ma il male non potrà mai trionfare sulla bontà, sulla giustizia».

I praticanti del Falun Gong, davanti al consolato cinese a Vancouver il 21 aprile 2018, commemorano il raduno tenutosi 19 anni fa, il 25 aprile 1999, all’esterno del complesso del governo centrale a Pechino, in Cina. Un appello per la libertà di praticare la loro fede. (Yu Sheng / The Epoch Times)

Il Falun Gong, chiamato anche Falun Dafa, è una pratica spirituale tradizionale, tramandata dall’antica Cina, e che insegna a seguire i principi di verità, compassione e tolleranza. È divnetata immensamente popolare dopo essere stata resa pubblico nel 1992, e da allora è cresciuta rapidamente. Il Falun Gong è stato sostenuto, premiato e persino approvato dalle autorità cinesi (prima della persecuzione) per i benefici che ha apportato alla società.

Eppure, a metà degli anni ’90, quando il regime ha scoperto che circa 100 milioni di persone praticavano il Falun Gong e che la disciplina non era controllata dallo Stato (al contrario di tutte le religioni principali), i praticanti di tutto il Paese hanno cominciato a subire intimidazioni, ad essere attaccati nei notiziari e a subire spruzzate con manichette antincendio quando si riunivano nei parchi per fare gli esercizi di meditazione. Alcuni sono stati picchiati e arrestati (cosa che, con l’inizio ufficiale della persecuzione, è diventata la norma).

La riunione pacifica del 25 aprile 1999 è stata un tentativo di fermare le molestie, che in quel momento avvenivano senza che il regime si fosse opposto ufficialmente alla pratica.

Zhang Li, un’ex insegnante cinese, ora residente a Vancouver, era lì quel giorno. Aveva sentito che alcuni praticanti erano stati arrestati a Tianjin e ha immediatamente deciso di recarsi nel complesso governativo di Zhongnanhai, per unirsi all’appello.

«La data del 25 aprile rimarrà per sempre nel mio cuore», ha detto al raduno.
Zhang ha spiegato che verso le 21:00, un rappresentante del Falun Gong che si era incontrato con le autorità, è uscito dall’edificio di Zhongnanhai e ha chiesto di diffondere la notizia che il governo aveva acconsentito a rilasciare i 45 praticanti arrestati, aveva autorizzato la pubblicazione dei libri del Falun Gong, e concesso ai praticanti il diritto di praticare liberamente. Poco dopo, la folla si è dispersa silenziosamente.

Sarebbe potuta finire lì, ma invece è successo il contrario: il regime ha dato inizio a una campagna per far sparire il Falun Gong a luglio, solo tre mesi dopo. I risultati: arresti in tutto il Paese, torture e tentativi di lavaggio del cervello nelle prigioni, il tutto sostenuto da un’intensa campagna di propaganda.

A questo si aggiungono le scoperte di gruppi di ricercatori indipendenti, i quali stimano che almeno 45 mila prigionieri di coscienza del Falun Gong siano stati uccisi per i loro organi, tra il 2000 e il 2008, per alimentare il redditizio settore dei trapianti in Cina. Un settore da milioni di dollari.

I praticanti del Falun Gong, nella Chinatown di Montreal il 21 aprile 2018, commemorano il raduno tenutosi 19 anni fa, il 25 aprile 1999, all’esterno del complesso del governo centrale a Pechino, in Cina. Un appello per la libertà di praticare la loro fede. (foto Yu Sheng)

«[Il prelievo forzato di organi, ndr] deve finire», ha dichiarato Trevor Skillen, un residente locale che ha partecipato alla manifestazione di Vancouver. «Quello che stanno facendo è incredibilmente malvagio, non c’è dubbio. Significa che il governo non considera i propri cittadini come esseri umani, quindi quel governo non dovrebbe essere autorizzato a governare».

Secondo la signora Zhang, volontaria nel gruppo Tuidang (un movimento per le dimissioni dal Partito Comunista Cinese), il Partito «sta facendo pressione sul popolo cinese e sta distruggendo la moralità delle persone».

«Questo è esattamente quanto malvagio sia il partito comunista: porta le persone a non credere in Dio e nell’antico principio che il bene sarà ricompensato e il male punito. Questo è esattamente il modo in cui il Partito distrugge le persone».

 
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