2 cinesi-americani tra gli ennesimi perseguitati in Cina

Un legislatore repubblicano e un gruppo governativo statunitense stanno richiamando l’attenzione su due cittadini cinesi condannati al carcere nell’ambito della persecuzione del Partito Comunista Cinese (Pcc) contro la pratica spirituale Falun Gong.

Zhou Deyong e Liu Aihua, entrambi parenti di residenti negli Stati Uniti e vittime della soppressione della libertà di credo da parte del regime, figurano ora nei database statunitensi che documentano i prigionieri di coscienza in Cina.

«Se restiamo in silenzio di fronte a queste trasgressioni, lo facciamo a rischio e pericolo della società civile. Dobbiamo continuare a fare pressione per costringere il Pcc a concedere al suo popolo i diritti umani fondamentali, compreso il diritto di culto», ha dichiarato a Epoch Times Gus Bilirakis (R-Florida), sostenitore di Zhou nell’ambito del Defending Freedoms Project.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina spirituale che prevede esercizi di meditazione e insegnamenti morali basati su tre principi fondamentali: verità, compassione e tolleranza. La pratica ha guadagnato popolarità in Cina negli anni ’90, con stime che indicano un numero di aderenti compreso tra 70 e 100 milioni.

Il 20 luglio 1999 il regime comunista ateo, temendo che il numero di praticanti rappresentasse una minaccia per il suo controllo autoritario, ha avviato una campagna per sradicare la pratica, che continua ancora oggi. Da allora, milioni di persone sono state imprigionate in prigioni, campi di lavoro e altre strutture, e centinaia di migliaia sono state torturate mentre erano rinchiuse, secondo il Falun Dafa Information Center.

The Defending Freedoms Project, lanciato dalla Tom Lantos Human Rights Commission insieme alla U.S. Commission on International Religious Freedom (Uscirf) e ad Amnesty International Usa, cerca di sensibilizzare sulle violazioni dei diritti umani sostenendo i prigionieri di coscienza in tutto il mondo.

Bilirakis – che in passato si è espresso contro la persecuzione dei praticanti del Falun Gong – ha ora scelto di sostenere la libertà di Zhou, aggiungendo il suo caso al database e inviando una lettera ai funzionari cinesi per chiedere il suo «rilascio incondizionato».

«La comunità internazionale ha l’obbligo di parlare a nome di coloro la cui voce, come quella di Zhou, è stata messa a tacere per troppo tempo», ha dichiarato Bilirakis, che è anche co-presidente dell’International Religious Freedom Caucus del Congresso statunitense.

«È chiaro che il Pcc sta cercando di fare un esempio del signor Zhou per essere semplicemente rimasto fermo nella sua fede», ha aggiunto.

Zhou, un ingegnere geologico che lavora per il secondo più grande giacimento petrolifero della Cina, è stato condannato il 20 aprile a otto anni di carcere e a una multa di 100 mila yuan (circa 14 mila 506 dollari), dopo due anni di detenzione, durante i quali la moglie e il figlio in Florida hanno avuto poche informazioni sul suo stato di salute. La moglie e il figlio praticano entrambi il Falun Gong.

È stato inizialmente arrestato nella provincia di Shandong nell’aprile 2021. La sua casa è stata perquisita e le autorità hanno trovato materiali legati al Falun Gong che presumibilmente appartenevano a sua moglie, la quale era anche stata imprigionata in Cina per la sua fede.

Il caso di Zhou è ora presente nel database dei prigionieri politici della Commissione esecutiva del Congresso sulla Cina (Cecc).

Liu Aihua, 69 anni, è stata condannata a quattro anni di carcere per aver distribuito e posseduto materiale legato al Falun Gong. In precedenza, aveva subito 11 arresti e trascorso circa otto anni in varie strutture di detenzione.

Il suo caso è stato recentemente aggiunto alla Freedom of Religion or Belief Victims List dell’Uscirf. Questo database registra le vittime di imprigionamento, detenzione, sparizione, tortura, arresti domiciliari e rinuncia forzata alla fede in tutto il mondo.

Alla famiglia di Liu è stato impedito di visitarla dal luglio 2022, senza alcuna informazione sul suo stato di salute. Suo marito, anch’egli praticante del Falun Gong, è morto nel 2009 a causa di un’insufficienza renale dovuta ad anni di torture subite durante la detenzione in un carcere cinese a causa della sua fede.

Liu Aihua, nella città di Liuzhou, provincia di Guangxi, Cina, nel 2007. Liu è stata condannata a quattro anni di carcere in Cina per la sua fede nel marzo 2023. (Per gentile concessione di Steven Wang)
Liu Aihua, nella città di Liuzhou, provincia di Guangxi, Cina, nel 2007. Liu è stata condannata a quattro anni di carcere in Cina per la sua fede nel marzo 2023. (Per gentile concessione di Steven Wang)

Accusati di praticare la loro fede

Zhou e Liu sono stati accusati di aver tentato di «minare l’attuazione della legge» con il loro credo, un reato che il Pcc utilizza abitualmente per reprimere la libertà di religione.

Sotto il governo del Pcc, cinque religioni sono ufficialmente riconosciute in Cina: buddismo, taoismo, cattolicesimo, protestantesimo e islam. E sette organizzazioni controllate dallo Stato presiedono ufficialmente queste comunità religiose, assicurandosi che siano «patriottiche» e «politicamente fedeli al Pcc».

Il regime cinese utilizza il termine «organizzazioni religiose eretiche» – spesso tradotto come «sette» – per stigmatizzare e perseguitare le religioni o le credenze che non si sottomettono al controllo del Pcc. Questa etichetta, unita alla mancanza di specificità del reato di «minare l’attuazione della legge», pone la libertà di credo in una posizione di estrema vulnerabilità.

Inoltre, il regime cinese non dispone di meccanismi che garantiscano l’indipendenza della Magistratura, in quanto l’Assemblea Nazionale del Popolo, organo legislativo di controllo, crea e supervisiona il sistema giudiziario e nomina i giudici, che spesso sono ex membri del Partito.

Questi fattori permettono al Pcc di sopprimere le fedi indipendenti come decisione politica, trasformando il diritto alla libertà di credo in un’illusione.

Interrogato su questo tema, Bilirakis ha dichiarato: «Nessuna persona dovrebbe mai essere intimidita, costretta a lasciare la propria patria ancestrale, imprigionata o uccisa a causa dei propri credi».

«Gli Stati Uniti e i nostri alleati devono inviare un messaggio forte e risoluto in difesa dei diritti umani fondamentali e delle tutele per tutte le persone. Il diritto di culto e la libertà di credo devono essere protetti in tutto il mondo».

 

Articolo inglese: US Government Panel Calls Attention to Chinese Citizens Sentenced for Their Faith

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