L’intensificarsi delle operazioni militari nel Mar Rosso segna un nuovo capitolo nel complesso scenario dello Yemen, dove la Royal Air Force britannica e le forze armate statunitensi hanno unito le proprie risorse per colpire obiettivi legati agli Houthi.
Nella notte del 30 aprile, la Royal Air Force ha preso parte ai bombardamenti statunitensi contro obiettivi situati a circa 25 chilometri a sud di Sana’a. Il ministero della Difesa britannico ha descritto il sito colpito come un complesso di edifici utilizzato dai miliziani per la fabbricazione di droni impiegati negli attacchi alle imbarcazioni nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. L’operazione, denominata Rough Rider, ha preso di mira le organizzazioni terroristiche proprio mentre l’amministrazione Trump è impegnata nei negoziati con l’Iran, il principale sostenitore degli Houthi, in merito al programma nucleare di Teheran.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso ministero, i caccia Typhoon Fgr4, con il supporto in volo dei tanker Voyager, hanno sganciato bombe di precisione Paveway IV dopo un’attenta pianificazione finalizzata a minimizzare i rischi per la popolazione civile e le infrastrutture non militari. L’azione è stata compiuta in orario notturno proprio per ridurre ulteriormente la possibilità di vittime tra i civili.
Gli Stati Uniti non hanno ancora commentato formalmente l’operazione, ma il ministro della Difesa britannico John Healey ha spiegato attraverso una nota diffusa su X che lo scopo dei raid è «indebolire le capacità degli Houthi e prevenire nuovi attacchi contro la navigazione britannica e internazionale». Healey ha sottolineato come la sicurezza del traffico marittimo nel Mar Rosso sia fondamentale, dal momento che una riduzione del 55% del transito ha già comportato perdite economiche ingenti, alimentando l’instabilità regionale e i rischi per la sicurezza economica.
Queste operazioni militari si collocano in un quadro più ampio di azioni coordinate tra Washington e Londra, avviate nel gennaio 2024 sotto l’amministrazione Biden. L’ultimo blitz congiunto arriva a pochi giorni da un presunto attacco statunitense che, secondo le accuse degli Houthi, avrebbe colpito una prigione in Yemen dove erano detenuti migranti africani, provocando la morte di almeno 68 persone e il ferimento di altre 47. Il Pentagono ha reso noto di aver avviato indagini sull’accaduto. Gli Stati Uniti hanno già colpito oltre 800 obiettivi riconducibili agli Houthi, uccidendo centinaia di terroristi Houthi. I raid partono dalle due portaerei nucleari della US Navy presenti nella regione: la Harry Truman nel Mar Rosso e la Carl Vinson nel Mar Arabico.
Lo Yemen, con i suoi 39 milioni di abitanti e un governo in lotta per il controllo del territorio, è un mosaico di fazioni e interessi esterni. Gli Houthi, pur indeboliti dagli attacchi, continuano a controllare porzioni significative del Paese e dopo aver espresso sostegno ad Hamas a Gaza, affermano che continueranno a colpire imbarcazioni legate a Israele. L’Iran, considerato il principale sostenitore dell’organizzazione, fornisce droni e tecnologia ai membri della cosiddetta Asse della Resistenza, tra cui Hezbollah in Libano e gli stessi Houthi. Entrambi hanno impiegato droni contro Israele, anche se gli Houthi si sono concentrati soprattutto sugli attacchi alla navigazione nel Mar Rosso e nello stretto di Bab el-Mandab.
In questo scenario, il passaggio della portaerei britannica Prince of Wales attraverso il Mar Rosso rappresenta un ulteriore segnale della determinazione del Regno Unito nel proiettare la propria influenza in un’area strategica.