La decisione della Malesia di arrestare decine di praticanti della Falun Dafa prima e durante la visita del dittatore cinese Xi Jinping, a metà aprile, ha suscitato preoccupazione presso il ministero degli Esteri degli Stati Uniti. Due giorni prima dell’arrivo di Xi Jinping a Kuala Lumpur, una ventina di agenti di polizia ha fatto irruzione in un locale privato dove circa 80 praticanti della Falun Dafa (nota anche come Falun Gong) erano riuniti per la pratica spirituale. Gli agenti hanno richiesto i documenti d’identità e hanno proceduto all’arresto.
Tra i praticanti vi erano una donna di oltre 80 anni e un bambino di 10 anni, oltre a 29 rifugiati cinesi perseguitati in Cina, alcuni riconosciuti dalle Nazioni Unite. I 47 cittadini malaysiani sono stati rilasciati poche ore dopo la partenza di Xi Jinping, i cinesi sono stati liberati nelle due settimane successive. Questa retata, motivata unicamente da una perversa forma di “solidarietà” del governo malese nei confronti della dittatura comunista cinese (che perseguita i praticanti del Falun Gong dal 1999), è il primo del genere in Malesia.
Il ministero degli Esteri degli Stati Uniti ha espresso seria preoccupazione. Un portavoce ha esortato, per l’ennesima volta, il Partito Comunista Cinese a porre fine alla persecuzione del Falun Gong, e a cessare le pressioni su altri governi per reprimere questa pacifica pratica spirituale. Il governo americano ha inoltre chiesto alla Malesia di rispettare il Principio di non respingimento, evitando il rimpatrio dei praticanti in Cina, dove sono appunto perseguitati.
In prima battuta, la polizia malesiana aveva assicurato il rilascio dei praticanti al termine di alcune formalità burocratiche, ma nelle prime ore del mattino successivo, ha sequestrato telefoni e libri, portando alcuni detenuti in tribunale per prolungare lo stato d’arresto.
L’episodio dimostra, evidentemente, la capacità del regime cinese di esportare questa persecuzione religiosa all’estero. Gli agenti al centro di detenzione hanno agito sotto “pressioni dall’alto”: fonti locali hanno infatti riferito che agenti cinesi sorvegliavano i luoghi di pratica e i banchetti informativi del Falun Gong nelle settimane precedenti la visita di Xi Jinping. Arresti “preventivi” simili si sono verificati nel 2024 anche in Russia e Serbia, sempre in concomitanza di visite ufficiali di Xi Jinping. In passato la Thailandia ha deportato 40 musulmani uiguri (a loro volta perseguitati) in Cina su richiesta del regime cinese, suscitando condanne internazionali e sanzioni dagli Stati Uniti. In Malesia, i praticanti del Falun Gong finora avevano potuto esercitare la propria fede liberamente.
La Falun Dafa, è una disciplina spirituale fondata sui principi di verità, compassione e tolleranza. Dal 1999, il regime cinese infligge ai praticanti ogni genere di atrocità: arresti ingiustificati, torture, lavori forzati, abusi sessuali e prelievi forzati di organi.