Il 22 maggio la Corte Costituzionale rumena ha respinto il ricorso presentato dal conservatore George Simion, candidato sconfitto alle elezioni presidenziali del 18 maggio, che ha chiesto l’annullamento del voto. La pronuncia della legittimità, espressa con voto unanime, consente l’insediamento del presidente eletto, Nicusor Dan, previsto per il 26 maggio.
Simion, leader del partito conservatore Alleanza per l’Unità dei Romeni, aveva depositato l’istanza il giorno precedente a Bucarest, sostenendo che il processo elettorale fosse stato oggetto di interferenze da parte della Francia e della Moldavia, che hanno negato tutto. Il tribunale supremo ha definito infondate tali accuse e ha convalidato ufficialmente il risultato elettorale nella stessa giornata.
Dan, sindaco indipendente di Bucarest, favorevole all’integrazione europea, ha prevalso con il 53,6% dei consensi, contro il 47,4% dell’avversario, considerato euroscettico. Il voto del 18 maggio è arrivato a pochi mesi dalla tornata elettorale precedente, annullata sempre dalla Corte Costituzionale per brogli e sospetti di interferenze russe. In quella consultazione, il conservatore Calin Georgescu aveva ottenuto la maggioranza al primo turno, ma era stato successivamente escluso. Proprio il suo elettorato è stato successivamente raccolto da Simion, che ha conquistato il primo turno del nuovo voto, ma non è riuscito a imporsi nella fase decisiva.
La Romania riveste un ruolo strategico nell’architettura della sicurezza occidentale, dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022. Il sostegno a Kiev ha rappresentato uno dei temi centrali della campagna elettorale. Dan si è espresso a favore del proseguimento degli aiuti, mentre Georgescu aveva lasciato intendere che avrebbe bloccato ulteriori fondi europei destinati all’Ucraina.
«Respingendo il nostro appello, la Corte Costituzionale ha dato seguito al colpo di Stato», ha scritto Simion su X dopo il verdetto, aggiungendo: «Non ci resta che continuare a lottare».