A pochi giorni dai colloqui con gli Stati Uniti, il ministero del Commercio cinese ha reso noto l’intento di intensificare la supervisione su estrazione, lavorazione, trasporto ed esportazione di materie prime considerate essenziali per la sicurezza nazionale e lo sviluppo industriale.
Il provvedimento è stato reso pubblico a seguito di una riunione interministeriale tenutasi a Changsha, che ha riunito rappresentanti di dieci agenzie governative e di sette province ricche di risorse. Secondo quanto comunicato, l’obiettivo è quello di prevenire la dispersione illecita e garantire una gestione più rigorosa dei flussi interni ed esterni.
Questo sviluppo si inserisce in un contesto già segnato da tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, in cui l’accesso alle risorse fondamentali per l’industria tecnologica e per la difesa è diventato un elemento centrale della competizione strategica. Pechino detiene il primato mondiale nella lavorazione delle cosiddette terre rare, 17 elementi alla base di dispositivi elettronici, veicoli elettrici e sistemi d’arma avanzati.
Negli ultimi anni, la Cina ha introdotto una serie di restrizioni all’esportazione di alcuni materiali, come gallio, germanio e antimonio, ritenuti fondamentali per la sicurezza economica statunitense. Tali misure sono state spesso interpretate come risposte alle limitazioni occidentali imposte all’export di tecnologie avanzate verso la Cina, in particolare nel settore dei semiconduttori.
Il recente accordo raggiunto a Ginevra tra Pechino e Washington ha prodotto un comunicato congiunto in cui la Cina si impegna a sospendere o revocare alcune contromisure non doganali adottate a partire dal 2 aprile. Tuttavia, resta incerta l’estensione di tale impegno alle limitazioni sull’export delle terre rare. Le autorità cinesi, durante i consueti briefing con la stampa, non hanno fornito dettagli in merito. Alcuni canali ufficiali collegati ai media statali cinesi hanno confermato che le restrizioni sulle terre rare rimangono in vigore.
Nel frattempo, Washington osserva con crescente attenzione l’andamento di queste politiche. In Parlamento, diversi esponenti evidenziano i rischi legati alla dipendenza da forniture cinesi per materie prime cruciali, paventando un uso politico delle catene di approvvigionamento da parte di Pechino. L’intervento del senatore Todd Young, che ha definitole risorse strategiche strumenti di pressione geopolitica, sintetizza il clima di preoccupazione bipartisan su cui si fondano nuove iniziative legislative per diversificare le fonti di approvvigionamento.
Alla luce di questi sviluppi, emerge con sempre maggiore chiarezza come le terre rare non rappresentino più soltanto un elemento dell’economia industriale, ma siano divenute leve fondamentali nella ridefinizione degli equilibri internazionali. La gestione di queste risorse, in un contesto di crescente rivalità fra grandi potenze, potrebbe delineare nuove traiettorie per le politiche economiche e commerciali del prossimo decennio.