Economia Usa, l’incertezza domina le menti degli analisti nonostante i segnali positivi

di Redazione ETIAndrew Moran
2 Maggio 2025 12:21 Aggiornato: 2 Maggio 2025 12:30

La domanda americana sostenuta nel settore dei trasporti e la decisione anticipata delle imprese di far fronte ai dazi statunitensi hanno contribuito a un’impennata negli ordini di beni durevoli a marzo.

Secondo i nuovi dati, gli ordini di beni manifatturieri sono cresciuti del 9,2 percento, raggiungendo i 315,7 miliardi di dollari, contro un incremento dello 0,9 percento registrato a febbraio. Si tratta dell’aumento più marcato da luglio 2024 e del terzo mese consecutivo di crescita.

Le stime di mercato indicavano un incremento del 2 percento. Il dato, superiore alle previsioni, è stato favorito dalla robusta domanda di aerei commerciali. Gli ordini di attrezzature per il trasporto hanno registrato un balzo del 27 percento, trainati soprattutto da un aumento del 139 percento degli aerei commerciali. Gli ordini di autoveicoli e relativi componenti sono saliti del 2,3 percento. Si è rilevata inoltre una crescita del 29,4 percento nei beni strumentali non destinati alla difesa e dello 0,7 percento nei metalli primari. Escludendo il comparto dei trasporti, invece, i nuovi ordini sono rimasti stabili.

Per Wall Street si tratta di un dato accolto con favore. Jamie Cox di Harris Financial Group, ha osservato in una nota inviata a The Epoch Times: «Le imprese stanno anticipando l’impatto dei dazi, perciò questi dati sui beni durevoli non devono entusiasmare troppo. La buona notizia è che le aziende stanno tutelando utili e margini, e gli investitori ne saranno soddisfatti».

Questo slancio sembra infatti legato, almeno in parte, alla strategia delle aziende di anticipare i dazi imposti dall’amministrazione Trump. Come rilevato da Descartes Systems Group, le importazioni di container negli Stati Uniti sono cresciute dell’11% a marzo rispetto all’anno precedente, con un aumento del 9% per le merci provenienti dalla Cina. Secondo Vizion, l’introduzione dei dazi e le contromisure cinesi, annunciate tra il 4 e il 5 aprile, hanno già provocato un crollo del 64% nei volumi di prenotazione nella settimana terminata l’8 aprile. Gli spedizionieri, colti in una fase di transizione, stanno rivalutando costi e strategie, con un’inevitabile battuta d’arresto nei flussi commerciali.

Ad aprile, il presidente Trump ha autorizzato una sospensione di 90 giorni sui dazi per molti partner commerciali, ad eccezione della Cina, mentre un dazio universale del 10% grava sulle importazioni verso gli Stati Uniti. Secondo il Budget Lab dell’Università di Yale, l’aliquota media effettiva, considerando anche le ritorsioni straniere, ha raggiunto il 28% al 15 aprile, il livello più alto da un secolo. Questi numeri sollevano interrogativi sulla sostenibilità della crescita, soprattutto per settori come l’aviazione, che potrebbero subire contraccolpi. Il Center for Aviation prevede un deterioramento delle prospettive per il trasporto aereo, con una domanda di viaggi potenzialmente in calo a causa di inflazione e incertezze economiche, ai danni in particolare le compagnie di bandiera esposte al mercato nordamericano.

Sul fronte interno, i segnali sembrano contrastanti. La domanda di beni capitali non destinati alla difesa, un indicatore chiave degli investimenti futuri, è cresciuta di un modesto 0,1% a marzo, deludendo le aspettative. Questo dato, unito alle proiezioni della Federal Reserve di Atlanta che stimano una crescita negativa dello 0,1% per il primo trimestre, alimenta i timori di un rallentamento. Naturalmente, anche il Fondo Monetario Internazionale e Oxford Economics hanno rivisto al ribasso le stime per il 2025, portandole rispettivamente all’1,8% e all’1,9%. Ma il New York Fed Staff Nowcast prevede un’espansione del 2,6% nel secondo trimestre, e analisti come Kristina Hooper di Invesco suggeriscono che il rallentamento sarà transitorio.

Il rapporto sul Pil del primo trimestre, atteso per il 30 aprile, offrirà un’istantanea più chiara, con le stime che puntano a un’espansione dello 0,4%. In definitiva, lo scenario statunitense si conferma complesso e in rapida evoluzione, mentre le imprese che cercano di adattarsi a nuove dinamiche commerciali e gli esperti del settore economico intenti a valutare l’effettivo impatto dei dazi e delle tensioni internazionali.

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