Dazi tra negoziati e incertezze

di Redazione Eti/Aldgra Fredly
20 Maggio 2025 16:38 Aggiornato: 20 Maggio 2025 16:39

Il 18 maggio il ministro del Tesoro, Scott Bessent, ha chiarito che i dazi reciproci potrebbero tornare ai livelli stabiliti dal presidente Trump il 2 aprile, qualora non si raggiungessero accordi negoziali improntati alla buona fede. L’amministrazione americana aveva introdotto un dazio minimo del 10 percento su quasi tutte le importazioni, con aliquote superiori per circa 60 Paesi considerati responsabili di squilibri commerciali con gli Stati Uniti. Pur concedendo una sospensione di 90 giorni per avviare trattative, era stata mantenuta una soglia di base del 10 percento.

Secondo Bessent, l’aliquota finale dipenderà dalla disponibilità dei partner a negoziare in modo costruttivo. Ha sottolineato che, in assenza di un confronto serio, i dazi riprenderanno automaticamente i livelli previsti inizialmente. A chi non dimostrerà buona volontà sarà recapitata una comunicazione ufficiale con l’entità dei dazi da applicare. Tale strategia sembra orientata a stimolare un dialogo negoziale, anche se lascia aperta la possibilità di un ritorno a misure più restrittive.

Nei mesi scorsi, diversi Paesi, tra cui India e Corea del Sud, hanno avviato colloqui con gli Stati Uniti per scongiurare l’aumento dei dazi al termine del periodo di sospensione. Un passo significativo è stato il recente accordo con il Regno Unito, descritto come vantaggioso da entrambe le parti, che prevede l’eliminazione dei dazi sull’acciaio e una riduzione sulle automobili, insieme a un rapido snellimento delle procedure doganali.

Parallelamente, l’India ha compiuto concessioni riducendo i dazi su alcuni prodotti americani, con l’obiettivo di finalizzare un’intesa commerciale «reciprocamente vantaggiosa», come ha evidenziato il ministro degli Esteri Subrahmanyam Jaishankar.

Nel frattempo, il 12 maggio è stato raggiunto un accordo con la Cina per sospendere temporaneamente le misure doganali in atto. Gli Stati Uniti hanno abbassato il dazio sulle importazioni cinesi al 30 percento, mentre Pechino ha concordato una riduzione significativa, portandola al 10 percento e revocando le contromisure.

Questi sviluppi mostrano come le relazioni commerciali statunitensi si trovino in una fase di transizione, caratterizzata da un delicato equilibrio tra pressioni doganali e tentativi di negoziazione. L’esito di tali trattative avrà importanti ripercussioni sulle dinamiche commerciali internazionali e sullo scenario economico mondiale.

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