Cosa c’è dietro il confronto fra Trump e Ramaphosa?

di redazione eti/Emel Akan
22 Maggio 2025 7:39 Aggiornato: 23 Maggio 2025 7:54

Mercoledì, nello Studio Ovale, l’incontro tra il presidente Trump e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa è stato caratterizzato da forti tensioni, con divergenze sulle accuse di violenze sistematiche contro gli agricoltori bianchi in Sudafrica. Il confronto si inserisce in un clima di crescenti attriti diplomatici, alimentati sia da accuse di «genocidio» e contro i bianchi che dalla forte vicinanza tra Sudafrica, Hamas e Iran.

«Il presidente gode di grande rispetto in molti ambienti, ma in altri è ritenuto controverso — ha affermato Trump in apertura dell’incontro bilaterale, riferendosi a Ramaphosa — Mi ha contattato, non so come abbia avuto il mio numero, ma ho risposto», ha aggiunto, spiegando l’origine dell’incontro improvviso. La tensione è salita quando Trump ha mostrato alcuni video per denunciare il «genocidio afrikaner», dopo che Ramaphosa aveva negato l’esistenza di violenze mirate ai sudafricani bianchi.

Poco dopo il suo insediamento, Trump ha sospeso ogni aiuto estero al Sudafrica. Con un ordine esecutivo del 7 febbraio, ha motivato la decisione con «azioni che fomentano violenze sproporzionate contro proprietari terrieri discriminati per motivi razziali» e «posizioni ostili agli Stati Uniti e ai loro alleati», come l’accusa di genocidio rivolta a Israele (anziché ad Hamas), alla Corte internazionale di giustizia, e il consolidamento delle relazioni con l’Iran per accordi commerciali, militari e nucleari.

Trump ha annunciato misure per favorire il aiutare i «rifugiati afrikaner in fuga da discriminazioni razziali promosse dal governo» inclusa la confisca di beni. Settimana scorsa circa 60 sudafricani bianchi sono giunti negli Stati Uniti, primi beneficiari del programma di asilo.

Cyril Ramaphosa guida il Sudafrica dal 2018 ed è leader del Congresso nazionale africano, partito al potere. Quest’anno ospiterà il vertice del Gruppo dei 20 a Johannesburg, a novembre, al quale gli Stati Uniti hanno scelto di non partecipare. Le relazioni tra Stati Uniti e Sudafrica si sono incrinate sotto le amministrazioni Biden e Trump, con un’accelerazione dal 2022. Washington accusa Pretoria di allinearsi a Paesi rivali, come Iran, Russia e Cina. Una fonte vicina alle discussioni interne descrive la visita di Ramaphosa come un estremo tentativo di scongiurare una linea più dura da parte degli Stati Uniti, che potrebbero isolare l’economia sudafricana come già successo conle sanzioni all’Iran.

Nel febbraio 2023, il Sudafrica ha condotto un’esercitazione militare congiunta di 10 giorni con Russia e Cina lungo la costa orientale, in concomitanza con l’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, attirando critiche internazionali. A maggio 2023, l’ambasciatore statunitense, Reuben Brigety, ha accusato Pretoria di sostenere la Russia nel conflitto ucraino, permettendo il caricamento di armi su una nave cargo russa ormeggiata in segreto presso una base navale vicino a Città del Capo nel dicembre 2022.

Il Sudafrica coltiva stretti legami economici col regime cinese ed è parte dell’alleanza Brics dove figurano anche Brasile, Russia, India e Cina. Nel dicembre 2023, Pretoria ha denunciato Israele alla Corte internazionale di giustizia accusandolo di genocidio contro i palestinesi, aggravando le tensioni con Washington.

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