Le sostanze chimiche in cosmetici, giocattoli e alimentari contribuiscono alle nascite premature

Di Zrinka Peters

Uno studio recente ha rilevato che solo nel 2018 gli ftalati potrebbero aver contribuito a oltre 56.000 nascite premature.

Le plastiche sono onnipresenti. Offrono praticità e hanno consentito numerose innovazioni, ma hanno effetti sull’ambiente e sulla nostra salute.

Gli ftalati, una classe di sostanze chimiche sintetiche spesso definite «plastificanti» a causa del loro uso comune nel rendere flessibili i prodotti in plastica, si trovano in migliaia di prodotti di consumo, dai pavimenti in vinile ai detergenti domestici e ai giocattoli per bambini.

Per la maggior parte di noi, l’esposizione primaria agli ftalati avviene probabilmente attraverso contenitori di plastica per alimenti e prodotti per la cura personale come shampoo e cosmetici.

La ricerca indica che non dovremmo dare per scontata la sicurezza di questi prodotti di uso quotidiano. L’esposizione a questi plastificanti è stata collegata a esiti avversi per la salute, come un aumento del rischio di parto pretermine, che hanno spinto i ricercatori a esortare il pubblico a evitare prodotti che contengono ftalati.

Ftalati: sotto esame

Gli ftalati erano già sospettati a causa di una serie di studi che evidenziavano il ruolo che potrebbero svolgere nell’accorciare l’età gestazionale. Recentemente, Lancet ha pubblicato un’analisi prospettica che stima il costo nel corso della vita dell’esposizione prenatale agli ftalati in termini di risultati sanitari, produttività economica e spese monetarie.

I risultati sono sorprendenti.

Gli autori dello studio hanno riferito che nel 2018, circa 56.595 nascite premature potrebbero essere attribuite all’esposizione prenatale agli ftalati, a un costo sconcertante:

«I costi per tutta la vita della nascita pretermine, comprese le cure sanitarie dirette, la perdita del quoziente intellettuale e altre conseguenze indirette, nel 2016 sono state stimate in 64.815 dollari per caso. […] Altre condizioni croniche dovute agli ftalati includono l’obesità infantile, adulta e diabete, endometriosi, infertilità maschile e mortalità cardiovascolare, con costi totali di quasi 100 miliardi di dollari all’anno».

I neonati e i bambini piccoli sono particolarmente vulnerabili agli effetti dannosi dell’esposizione agli ftalati sul loro cervello in via di sviluppo. Il progetto Tendr, un’alleanza di scienziati, professionisti sanitari e sostenitori che lavorano insieme per proteggere i bambini dagli effetti dannosi per il cervello dell’esposizione a sostanze chimiche tossiche, ha affermato che l’esposizione prenatale agli ftalati può influenzare lo sviluppo neurologico nei neonati e nei bambini, provocando effetti come comportamenti simili al disturbo da deficit di attenzione/iperattività, problemi di condotta, aggressività e depressione.

Hanno anche affermato: «L’esposizione prenatale è stata associata a deficit del Qi infantile, della memoria di lavoro e delle funzioni esecutive, nonché a problemi nella regolazione emotiva».

Numerosi studi hanno rilevato che i livelli di esposizione agli ftalati sono costantemente più elevati tra le popolazioni nere e latine negli Stati Uniti, rispetto ad altri gruppi etnici.

Sebbene i bambini siano particolarmente vulnerabili, negli adulti gli effetti di una continua esposizione agli ftalati includono un aumento del rischio di obesità, diabete, endometriosi, difetti congeniti nel sistema riproduttivo maschile, malattie cardiovascolari e irregolarità della tiroide.

È impossibile vivere nella società contemporanea ed eliminare completamente l’esposizione agli ftalati. I ricercatori stimano che il numero di americani con livelli rilevabili di ftalati nel corpo sia vicino al 100%. Non possiamo eliminare l’esposizione agli ftalati, ma possiamo ridurla prestando più attenzione al cibo che mangiamo e ai prodotti che utilizziamo.

Il rischio maggiore di esposizione deriva da ciò che mangiamo, assorbiamo attraverso la pelle e inaliamo. Il mangiare alimenti preparati o conservati in contenitori di plastica e l’utilizzare prodotti per la cura personale sono le principali ragioni dell’esposizione agli ftalati per la maggior parte delle persone. Le donne sono generalmente più esposte degli uomini perché tendono a utilizzare una più ampia varietà di prodotti per la cura personale. Smalti per unghie, lacche per capelli, detergenti e shampoo contengono comunemente ftalati.

Identificazione dei prodotti privi di ftalati

Esistono alcuni semplici modi per ridurre l’esposizione a queste sostanze chimiche dannose. L’Environmental Working Group fornisce un database di cosmetici (ewg.org/skindeep) e una Guida alla pulizia salutare  (ewg.org/guides/cleaners), che può aiutare i consumatori a verificare la presenza di ingredienti potenzialmente dannosi nei prodotti per la cura personale o per la pulizia e a identificare quelli senza   ftalati. Si possono inoltre cercare prodotti per la cura personale con l’etichetta «senza ftalati». Inoltre, vanno evitati i prodotti con il termine generico «fragranza» nell’elenco degli ingredienti, poiché gli ftalati sono comunemente usati nelle fragranze sintetiche e possono essere nascosti tra gli ingredienti non dichiarati della «fragranza».

Inoltre, sarebbe bene ridurre l’uso di involucri di plastica e contenitori di plastica per alimenti in Pvc e piuttosto conservare invece gli alimenti in contenitori di vetro o acciaio inossidabile.

Evitare soprattutto di riscaldare cibi o bevande in contenitori di plastica, poiché il calore aumenta il rilascio di ftalati negli alimenti.

Inoltre, limitare il consumo di fast food, che è stato dimostrato contenere concentrazioni più elevate di ftalati.

Favorire infine alimenti freschi e minimamente trasformati è un passo nella giusta direzione.

 

Articolo in inglese: Chemicals in Cosmetics, Toys, and Food Containers Contribute to Rise in Preterm Births

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