Bye bye UK, vince l’uscita. Cameron si dimette

25 GIUGNO

06:35: Continua il crollo delle borse, mentre il premier britannico David Cameron ha annunciato le sue dimissioni. Gli Usa e le istituzioni economiche invocano la stabilità.

«Chiediamo alle autorità nel Regno Unito e in Europa di lavorare in maniera collaborativa – afferma Christine Lagarde, a capo del Fondo Monetario Internazione, secondo Ansa – per assicurare una transizione morbida verso nuove relazioni economiche».

24 GIUGNO

07:35: A sorpresa la Gran Bretagna vota per l’uscita dall’Unione Europea. Con un risicato 51,8 percento, il dado è tratto. Gli inglesi, da sempre presenti in Europa con notevole riserva, hanno deciso di farsi indietro del tutto, per la felicità di Nigel Farage. Sconfitto invece il premier Cameron, che sosteneva il rimanere nell’Unione.

Le conseguenze sull’Europa saranno tutte da vedere. C’è chi teme il cosiddetto ‘effetto domino’, con altri Stati che potrebbero richiedere un referendum (come in Italia ha sempre fatto il Movimento 5 Stelle), mentre intanto le borse crollano (Ansa: Londra -7,4) e la sterlina perde più del 10 per cento rispetto al dollaro.

Farage, che ieri si diceva pessimista e sicuro della vittoria del ‘remain’, esplode di gioia: «Questa è la vittoria che significa un nuovo giorno dell’indipendenza per il nostro Paese. È l’alba di un Regno Unito indipendente».

23 GIUGNO: L’ITALIA È LA PROSSIMA?

La Gran Bretagna deciderà molto presto sulla sua permanenza nell’Unione Europea, e gli ultimi sondaggi danno per vincente il ‘remain’, con un risicato 52 per cento. Ma gli inglesi non sono gli unici in Europa ad avere voglia di referendum.

Un sondaggio di Ipsos Mori ha chiesto ad alcune centinaia di europei fuori dalla Gran Bretagna cosa ne pensano di un eventuale referendum sull’uscita dall’Ue e cosa voterebbero. Il 45 per cento ha risposto che gradirebbe un referendum, e un terzo delle persone avrebbero votato per uscire dall’Unione.

Secondo Bobby Duffy, direttore di Ipsos Mori per le ricerche sociali, «non è che ci siano grandi maggioranze di persone in altri Paesi europei che chiedono un voto o dicono di voler uscire»; piuttosto, spiega, in molti Paesi le persone vogliono semplicemente essere interpellate, e tra queste alcune sono interessate a uscire.

Italia e Francia sono le uniche due nazioni in cui la maggioranza delle persone desidera un referendum (in Italia il 58 per cento dei votanti), e la percentuale di italiani che uscirebbe dall’Ue si attesta al 48 per cento. Stando al sondaggio è quindi l’Italia la nazione, dopo la Gran Bretagna, che meno digerisce l’Europa. Sono circa 4 su 10, invece, i francesi e gli svedesi che voterebbero per uscire.

«Ci sono quantità significative di persone che desiderano maggiore integrazione in Europa, e quindi si prefigura una grande sfida interna all’Unione, dato che vi è una popolazione molto divisa e varia. Non c’è un messaggio chiaro».

Quasi metà degli intervistati ritiene che se si verificasse un Brexit, ci sarebbe un «effetto dominio» in Europa. Ma Duffy ritiene che in altri Paesi non ci sarà un «immediato clamore»: «Penso che più saggiamente le persone vorranno aspettare e vedere come va, per la Gran Bretagna».
«Sicuramente gli euroscettici in altri Paesi useranno l’uscita, nelle loro argomentazioni, per ottenere sostegno. Ma nel pubblico generale, penso che dopo un eventuale voto per l’uscita, ci sarà un sacco di incertezza nel breve periodo, su quale sarà l’impatto».

«Non credo che vedremo un’ondata di “l’ha fatto la Gran Bretagna e facciamolo anche noi” – sostiene Duffy – Ci vorrà del tempo, come sempre in questi casi».

 
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