Amministrative 2016, trionfo 5 Stelle e conferma per de Magistris

Alla prima tornata delle elezioni amministrative 2016 l’astensionismo trionfa e il quadro è chiaro: si andrà al ballottaggio in tutte le maggiori città del Paese. In casa 5 Stelle è già trionfo per Roma e Torino; a Milano è ‘perfetto equilibrio’ e, a Napoli, Luigi de Magistris è a un passo dal secondo mandato.

MILANO

Città tradizionalmente di destra (parentesi Pisapia esclusa), l’era del dominio della Lega a Milano ormai è solo un pallido ricordo.

La Capitale del Nord, rimane quindi stabile nella sua contrapposizione bipolare tipicamente da Seconda Repubblica: Sala (Pd) e Parisi (Fi) sono praticamente alla pari (hanno entrambi poco più del 40 per cento), con un leggerissimo vantaggio per Sala del centrosinistra.

Se il Movimento 5 Stelle – che è tagliato fuori dal ballottaggio – dovesse decidere di ‘aiutare’ uno dei due, potrebbe diventare l’ago della bilancia e ‘condizionare’ la prossima amministrazione meneghina.

NAPOLI

Luigi de Magistris ha preso oltre il 42 per cento dei voti, sembra che a Napoli non abbia proprio rivali e, come previsto, andrà al ballottaggio.

Non sorprende, viste le performance (emergenza monnezza e non solo) delle ultime amministrazioni di sinistra nella Capitale del Sud, il 21 per cento di Valeria Valente del Pd, battuta anche dal candidato di centrodestra Gianni Lettieri (24 per cento), che contro de Magistris ha obiettivamente meno speranze di cinque anni fa.

Napoli è una città a dir poco difficile, si sa. Ma, nonostante restino da risolvere non pochi problemi ordinari – come l’asfalto sulle strade, la viabilità, la sistemazione dell’arredo urbano eccetera (le «piccole cose» che de Magistris si impegna ad affrontare in caso di rielezione) – i cittadini napoletani dimostrano finora di essere contenti dell’operato e dei progetti futuri (Bagnoli inclusa) dell’ex Pm.

ROMA

Nella Capitale la candidata del 5 Stelle Virginia Raggi canta già vittoria forte del suo 35 per cento. Se la vedrà con Roberto Giachetti del Pd (25 per cento) che, nonostante Roma sia una città tradizionalmente di sinistra, non sembra avere grandi speranze: l’ultima amministrazione di sinistra dell’homo novus Ignazio Marino ha lasciato la città in condizioni che si possono definire, senza esagerare, indecenti: strade sporche e immondizia raccolta poco e male, asfalto distrutto e buche (spesso pericolose) ovunque, allagamenti quasi a ogni pioggia, verde pubblico e arredo urbano abbandonati eccetera.

Senza contare i cantieri della terza linea della metropolitana fermi per mancanza soldi (al punto che gli operai vantano mesi di arretrati di stipendio). La linea C, dopo dieci anni di lavori è ancora in alto mare (e a poco valgono le scuse archeologiche: un’amministrazione seria deve essere in grado di gestire il problema) e c’è chi teme addirittura che non verrà mai completata.

Certo, come sempre, la colpa non è solo dell’ultimo sindaco, ma è proprio la sinistra ad aver esaurito la pazienza (quasi infinita) dei romani: Rutelli e Veltroni non sono stati disastrosi, ma non hanno certo lasciato un bel ricordo.

Si capisce bene, quindi, perché Matteo Salvini accusi dai microfoni di Rai News Berlusconi di «aver voluto perdere»: con l’appoggio dell’ex cavaliere, Giorgia Meloni (21 per cento) sarebbe senz’altro andata al ballottaggio e avrebbe potuto giocarsi le sue carte, visto che i Romani nel 2008 ‘pur di non rieleggere’ Rutelli votarono l’ex Msi Gianni Alemanno.

TORINO

La metropoli più silenziosa d’Italia è in subbuglio: Chiara Appendino del 5 Stelle trionfa e va al ballottaggio col ‘vecchio’ Piero Fassino. Sembra che anche Torino, dopo 15 anni di stabilità (o immobilismo, a seconda dell’angolo da cui si guardi) si stia aprendo al nuovo che avanza. Il Movimento di Grillo esulta, e anche qui come a Roma, i toni sia della Appendino che dei dirigenti 5 Stelle sono quelli di chi ha già (stra)vinto.

In realtà, diversamente da Roma, la vittoria del M5S a Torino è senz’altro possibile, ma tutt’altro che scontata: innanzitutto Fassino ha il 42 per cento dei voti, contro il 31 per cento della Appendino; in secondo luogo, i 5 Stelle schifano i voti che Matteo Salvini insiste nel voler ‘dare’ loro (8 per cento); terzo, esiste sempre la possibilità che – pur di non lasciare la città in mano ai grillini – si replichi a livello locale il ‘governo di unità nazionale’ di Palazzo Chigi, e che quindi Fassino riceva i voti anche della destra. Certo si tratterebbe di poca cosa (meno del 5 per cento), ma per vincere, in teoria, basta anche un solo voto.

 
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