L’espansionismo militare cinese inizia (finalmente) a fare paura. A lanciare l’allarme è l’ambasciatore dell’Unione Europea in Australia, Gabriele Visentin, che ha richiamato l’attenzione sul crescente allineamento strategico tra Pechino e Mosca, fonte di crescente preoccupazione per l’Europa. Nel quadro di un ordine internazionale in profonda trasformazione, l’Ue guarda con crescente attenzione all’Indo-Pacifico, non più solo come area di interesse economico, ma anche come snodo strategico per la stabilità del continente europeo.
L’11 giugno, nel corso di un intervento al National Press Club di Canberra, Visentin ha sottolineato come l’intesa tra Cina e Russia rischi di compromettere la stabilità internazionale. «Si osservano segnali preoccupanti di un potenziamento militare da parte della Cina», ha dichiarato. «Esiste un legame evidente tra la visione cinese e quella russa su come dovrebbe evolversi il nuovo ordine internazionale».
Le dichiarazioni sono giunte all’indomani di una conferenza stampa del primo ministro australiano Anthony Albanese, che ha evitato di definire la Cina una minaccia alla sicurezza, promuovendo invece un approccio «maturo» e «diplomatico» alle relazioni nella regione. «È in corso una competizione strategica nel nostro quadrante», ha affermato Albanese il 10 giugno, richiamando i contenuti della Defence Strategic Review in merito alle esigenze difensive dell’Australia.
Parallelamente, Visentin ha confermato i negoziati tra Bruxelles e Canberra per definire un partenariato strategico in materia di difesa. L’intesa si concentra sulla sicurezza marittima, la cybersicurezza, la gestione delle crisi e gli approvvigionamenti militari. L’ambasciatore ha inoltre sottolineato la condivisione, da parte di Bruxelles e Canberra, di una crescente «ansia per la sicurezza» legata all’Indo-Pacifico. «Il 40% del commercio mondiale diretto verso l’Unione europea transita per l’Indo-Pacifico», ha spiegato. «Qualsiasi instabilità nella regione avrebbe ripercussioni dirette sulla prosperità europea».
Nel corso del suo intervento, Visentin ha presentato dunque il nuovo piano europeo per la sicurezza e la difesa: Rearm Europe Readiness 2030, un programma da 800 miliardi di euro, volto a potenziare le capacità industriali e militari del continente. Tre i pilastri su cui si articola l’iniziativa: il sostegno continuo all’Ucraina, la riduzione delle lacune nelle capacità di difesa dell’Ue e il rafforzamento della produzione militare su scala continentale.
«In tempo di guerra, serve un’industria della difesa vicina al fronte», ha dichiarato. I nuovi investimenti saranno destinati a tecnologie strategiche come missili, droni, cybersicurezza, guerra elettronica e resilienza infrastrutturale. Ha poi aggiunto: «L’Europa ha compreso che deve prepararsi alla deterrenza», evidenziando la transizione da un modello fondato sulla costruzione della pace a un’impostazione più improntata alla sicurezza e alla prontezza operativa.
In direzione opposta, l’Australia invece ha respinto le pressioni statunitensi per innalzare la spesa militare al 3% del Pil entro il 2030, ritenendo che le scelte in materia di difesa debbano essere assunte in autonomia.