Willem Buiter fa dietrofront sull’oro

Per gli amanti dell’oro, Willem Buiter, il noto capo economista del Citigroup, è l’uomo che considera il metallo prezioso una «bolla di 6 mila anni».

Ma in una recente intervista a Epoch Times, ha mostrato una posizione molto meno rigida, affermando che terrebbe l’oro come parte di un portafoglio di valute diversificate: «Tiene testa alle altre monete fiat, il dollaro, lo yen e l’euro. E se queste valute ora producono tassi di interesse negativi, o sono a rischio rendimenti negativi come nel Regno Unito e negli Usa, allora la valuta che possiede almeno un tasso di interesse pari a zero, appare migliore».

Buiter rimane ancora dell’idea che l’oro sia una commodity con un limitato valore intrinseco, poiché non ha molti impieghi industriali, e che abbia valore solo perché lo dice la gente. Tuttavia ammette che questo vale per tutte le valute cartacee e le bitcoin, e perciò l’oro attualmente potrebbe dare persino dei vantaggi: «Non mi metterò mai contro una bolla di 6 mila anni, ma l’oro, in tempi di incertezza e soprattutto in questi giorni caratterizzati da tassi negativi, direi che non è niente male».

La sua definizione di bolla è interessante, e in questa include anche tutte le valute fiat: «Il valore fondamentale di un bene intrinsecamente privo di valore è zero. Ogni moneta fiat, se il suo valore è positivo, è una bolla. Esistono bolle positive, quando sono stabili, ma esistono anche bolle non buone, quando esplodono verso l’alto e verso il basso».

Buiter sostiene che vi sia un aspetto positivo nell’usare valute fiat o oro a scopi transazionali: «Non c’è nulla di sbagliato in una bolla. La moneta fiat come valore positivo è una bolla senz’altro benefica. Ovviamente è molto più efficace produrre moneta cartacea senza costo, se può essere gestita bene, in confronto al metodo più costoso di estrarre e immagazzinare oro. Ma le bolle sono l’essenza delle economie a moneta legale».

Probabilmente quello che Buiter intende è esattamente lo stesso concetto che l’economista scozzese John Law nel 1705, ha spiegato nella sua opera Money and Trade Considered. Invece di definire l’oro, la moneta cartacea o l’argento una «bolla benefica», Law ha semplicemente affermato che i metalli preziosi (in questo caso l’argento) hanno valore perché sono più eleggibili a denaro, non perché vengano utilizzati come metallo nei processi industriali.

Scrive infatti Law: «L’uso supplementare dell’argento come denaro è stato deciso per aumentarne il valore, poiché – usato come denaro – rappresentava un rimedio agli svantaggi del baratto. Inoltre – come conseguenza del maggiore utilizzo – il suo valore aumentò nella stessa proporzione in cui ne aumentava la domanda, sempre a causa del suo impiego come denaro». 

Questo è vero anche per l’oro e la carta moneta, ma con la notevole differenza: che la carta moneta acquista un valore superiore come denaro per decreto governativo (fiat) e perché le persone sono costrette a usarla.
Oro e argento sono stati utilizzati per produrre monete per via delle loro proprietà naturali (scarsità, malleabilità, divisibilità e durata).

Secondo il professore di chimica Andrea Sella dell’University College di Londra, dei 118 elementi della tavola periodica, oro e argento sono i migliori elementi per coniare monete: hanno il giusto grado di scarsità e un punto di fusione sufficientemente basso per essere trasformati in monete.
E un altro vantaggio è che «l’oro è incredibilmente bello».

Willem Buiter è d’accordo: «Non si può aumentare [l’offerta, ndr], e forse è un vantaggio per quelli a cui piace; poi è costoso da immagazzinare e tutto quello che si vuole, sì… Ma lo si può mettere al naso, e questo lo rende buono».

 

Articolo in inglese: Citigroup’s Willem Buiter Says He ‘Would Hold Gold

 
Articoli correlati