Il virus metterà fine al regime cinese?

Di Brian Giesbrecht

In un discorso del 1981, il presidente Ronald Reagan affermava: «L’Unione Sovietica è in contraddizione alla libertà e alla dignità umana».

Ma, fino al 26 dicembre 1991, giorno della fine disastrosa dell’Unione Sovietica, i detrattori del presidente sostenevano invece che non sarebbe mai caduta. Ora l’Urss non esiste più: Reagan aveva ragione. Aveva capito che l’Unione Sovietica, nonostante l’esercito apparentemente invincibile e altri segni esteriori di forza, era piena di debolezze e contraddizioni interne, e questo è diventato evidente solo quando il Muro di Berlino è caduto e l’Urss è apparsa come la tigre di carta che era sempre stata.

Si può paragonare uno scenario del genere alla situazione della Repubblica popolare cinese di oggi, intrappolata nella morsa di un regime comunista dal 1949, attualmente messo a dura prova da questo terribile virus?

La morte di Li Wenliang ha scosso profondamente la fiducia del popolo cinese nell’onnipotenza e nell’infallibilità del Partito Comunista Cinese (Pcc). Li era l’oculista che nel dicembre 2019 aveva avvertito le autorità della pericolosità del nuovo coronavirus apparso a Wuhan, e della situazione allarmante che si stava creando. Tuttavia, a causa di queste esortazioni coraggiose e lungimiranti, il medico è stato arrestato da agenti del regime cinese e costretto a ritrattare pubblicamente quanto aveva detto; pochi giorni dopo, è morto per lo stesso coronavirus, contratto durante il trattamento dei pazienti.
La sua morte, come pure la diffusione allarmante della malattia, ha provocato disordini sociali e persino critiche da parte dei cinesi verso i leader del regime totalitario. Ha spinto inoltre numerosi cittadini cinesi, finora rimasti silenziosi, a iniziare a mettere in discussione la credibilità di un regime che fino a quel momento sembrava onnipotente.

Per quanto riguarda Hong Kong, i suoi abitanti hanno detto chiaramente che non vogliono quello che il regime cinese vorrebbe offrir loro. Sebbene l’emergenza causata dal virus Wuhan abbia temporaneamente posto fine alle proteste pubbliche in corso, è chiaro che il popolo di Hong Kong è determinato a difendere l’eredità lasciata dal colonialismo britannico, che consiste nella tradizione democratica e nelle libertà individuali, valori che mancano completamente nella Cina continentale.

Gli abitanti di Hong Kong godono di una condizione economica molto migliore di quella dei loro connazionali cinesi, e hanno capito che libertà e prosperità economica vanno di pari passo. Il sistema comunista dittatoriale della Cina continentale, che consente la libera impresa unicamente sotto il proprio totale controllo, non può competere con quello che viene definito il miracolo di Hong Kong.

Lo stesso vale per Taiwan: in questo Paese vige una democrazia fiorente, i cui cittadini sono molto più ricchi dei cittadini della Cina continentale. Nelle recenti elezioni, i taiwanesi non hanno avuto dubbi sul fatto di non sacrificare la loro fiorente democrazia all’autocrazia del Pcc, indipendentemente da quanto questo potesse scontentare o far agitare Pechino.

Per i dirigenti del Pcc, questo contesto è estremamente preoccupante: come possono infatti mantenere il controllo assoluto su un Paese di un miliardo e mezzo di persone, di cui la maggior parte possiede uno smartphonesapendo benissimo che Hong Kong e Taiwan sono libere e prosperano, mentre loro no?

La grande maggioranza dei cinesi, sia nella Cina continentale, che a Hong Kong, Taiwan o altrove, sono cittadini onesti e grandi lavoratori. Hanno il diritto di essere governati molto meglio di quanto faccia un partito comunista parassita, che li tratta come robot, e che perseguita il Falun Gong, i cristiani e gli uiguri. Inoltre, a oggi tiene ancora in ostaggio due cittadini canadesi, che corrono il rischio di venire condannati a morte, col pretesto che il Canada ha accolto la richiesta statunitense, del tutto legittima, dell’estradizione di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei, accusata di frode bancaria.

Attualmente, con la crisi mondiale in atto a causa del virus di Wuhan – o «virus del Pcc» – non è chiaro quale potrà essere il futuro del mondo e, ancor meno, della stessa Cina. Una volta terminata l’emergenza, si dovranno intraprendere azioni internazionali contro il regime comunista cinese per migliaia di miliardi di dollari di danni e migliaia di vite perse. Ci saranno azioni legali collettive di massa? Le teste cadranno?

È ormai noto che, già dal 10 dicembre 2019, il capo del Partito era a conoscenza della nuova malattia, e che ha trascorso un mese nel cercare di nascondere la notizia in ogni modo, anziché prendere provvedimenti per contenere il contagio. È chiaro quindi che, se i responsabili governativi avessero agito subito, il virus sarebbe stato limitato a un ambiente ristretto, invece di diffondersi a livello mondiale. Inoltre, hanno respinto la responsabilità dell’epidemia, costruendo teorie di complotto nei confronti dell’esercito americano.

Il regime cinese sarà ritenuto responsabile di questo enorme disastro e del suo comportamento sconsiderato? O i suoi enormi mezzi finanziari gli permetteranno di uscirne incolume? Al momento non è chiaro come evolverà la situazione, ma una cosa è chiara: adesso si ha un’idea molto precisa della reale pericolosità e della brutalità del Pcc.

Quando nel 1981 Ronald Reagan aveva previsto la fine del comunismo sovietico russo, era stato criticato, e perfino ridicolizzato, da numerosi storici e altri esperti con titoli universitari molto più prestigiosi del modesto diploma di Reagan. Tuttavia, ha avuto ragione lui. Alcuni anni dopo, il disastro di Chernobyl, seguito anche quello dai tentativi del Partito Comunista sovietico di nascondere la crisi gestendola malamente, ha rivelato la corruzione e l’incompetenza dell’Impero sovietico, rivestendo un ruolo importante nel crollo che ne è seguito.

Il coronavirus di Wuhan sarà la Chernobyl del Pcc?

 

Brian Giesbrecht è uno dei principali investigatori del gruppo di esperti canadese Frontier Center for Public Policy.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 

https://fr.theepochtimes.com/virus-de-wuhan-annonce-fin-regime-communiste-chinois-1299321.html

 

 
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