Venezuela, Guaidó chiama il popolo in piazza contro il dittatore. Sostegno dagli Usa

Parti dell'esercito sostengono il presidente ad Interim e si ribellano a Maduro

Il piano di Guaidó per portare la libertà al Paese è entrato in una nuova fase dopo che il presidente ad interim è sceso in strada con un piccolo contingente di soldati ben armati e ha chiesto ai venezuelani e ai militari di insorgere.

Con lui c’era anche l’attivista Leopoldo Lopez, che era stato incarcerato per aver guidato le proteste del 2014 contro Maduro. Un corrispondente sul posto ha affermato che «l’intera città» si è mobilitata per sostenere Guaidó.
«Voglio dire al popolo venezuelano: questo è il momento di scendere in strada e accompagnare questi soldati patriottici – ha affermato Lopez – Tutti dovrebbero scendere in strada, pacificamente».

I sostenitori del presidente ad interim Juan Guaidó si coprono durante gli scontri con le forze di sicurezza a Caracas il 30 aprile 2019. (Matias Delacroix/AFP/Getty Images)

Il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo, il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, e il vicepresidente Mike Pence hanno dichiarato congiuntamente che gli Stati Uniti sostengono pienamente la mossa di Guaidó: «Oggi il presidente ad interim Juan Guaidó ha annunciato l’inizio dell’Operación Libertad. Il governo statunitense sostiene pienamente il popolo venezuelano e la sua ricerca di libertà e democrazia – ha scritto su Twitter il segretario di Stato Pompeo – La democrazia non può essere sconfitta».

Contemporaneamente Bolton ha incoraggiato la Fuerza Armada Nacional Bolivariana a «proteggere la Costituzione e il popolo venezuelano». Ha inoltre chiesto loro di schierarsi dalla parte dell’Assemblea Nazionale e delle istituzioni legittime, in opposizione a quella che lui ha definito l’«usurpazione della democrazia».

Anche Mike Pence ha fatto sentire la sua voce attraverso Twitter, e rivolgendosi a Guaidó ha scritto: «Siamo con te! L’America sarà con te finché libertà e democrazia non saranno ripristinate».

Il 30 aprile, mentre Guaidó parlava sopra un cavalcavia autostradale nei pressi della base militare di La Carlota, alcune truppe leali a Maduro hanno sparato gas lacrimogeni su una folla composta da alcune centinaia di persone.Nonostante questo, i manifestanti sono aumentati rapidamente quando si sono resi conto che si trattava di un’ottima opportunità per rovesciare il governo dopo gli ultimi mesi di tumulti, che hanno posto Maduro difronte a crescenti proteste e alla pressione della comunità internazionale (sebbene il suo regime continui ad essere sostenuto dalle alte sfere militari e da alleati come Russia e Cuba).

Dal canto suo, Guaidó ha affermato che i soldati scesi in strada a manifestare con il popolo stessero proteggendo la Costituzione del Venezuela: «Le forze armate hanno fatto la scelta giusta. Con il sostegno del popolo venezuelano e della nostra Costituzione, sono dalla parte giusta della Storia». Ha dichiarato inoltre che presto rilascerà una lista di importanti comandanti che sostengono l’insurrezione.

Membri della Guardia Nazionale Bolivariana che si sono uniti al presidente ad interim venezuelano Juan Guaido sparano in aria per respingere le forze fedeli al dittatore Nicolas Maduro, arrivate per disperdere una manifestazione vicino alla base militare di La Carlota a Caracas il 30 aprile 2019. (Federico Parra/AFP/Getty Images)

 

Come parte della fase denominata ‘Operación Libertad’, i venezuelani sono stati chiamati a riversarsi per le strade, in particolare quelle della capitale. Le unità militari leali a Guaidó si sono schierate per difendere la base La Carlota di Caracas, dove si trovava in quel momento.

I filmati hanno mostrato alcuni dei militari di Maduro disertare per unirsi a Guaidó, che è riconosciuto da oltre 50 nazioni come il legittimo presidente ad interim.

Allo stesso tempo, altri filmati mostrano forze filo-Maduro che sembrano sparare contro i manifestanti venezuelani. Non ci sono state segnalazioni immediate di feriti.

Il 30 aprile, difronte ai giornalisti fuori dalla Casa Bianca, Bolton ha dichiarato che quello che sta accadendo è «chiaramente non un golpe», in riferimento alla legittimità di Guaidó come presidente ad interim. Ha aggiunto che «tutte le opzioni restano sul tavolo» e che è possibile che la situazione si protragga.

Il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense ha infine affermato: «Se questi tentativi falliscono, sprofonderanno in una dittatura dalla quale sarà molto difficile uscire. È un momento molto delicato»

 

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