Usa, profitti bancari ai massimi storici

Le banche statunitensi hanno fatto registrare un record dei profitti nel secondo trimestre del 2017. Ma se i risultati trimestrali sono stati in gran parte positivi, lo stesso non si può dire per il contesto normativo – in particolare per le banche popolari – che rimane ostile. Il numero delle banche popolari, tra consolidamenti e fallimenti, ha continuato a diminuire.

L’utile totale delle banche ha raggiunto i 48,3 miliardi di dollari, segnando un incremento di quasi l’11 percento rispetto all’anno precedente.
L’elevata crescita degli interessi attivi è la ragione principale di questa crescita nei profitti, dal momento che le banche hanno continuato a beneficiare del recente incremento dei tassi da parte della Federal Reserve.

Secondo un resoconto della Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic), il margine medio di interesse per l’industria è al 3,22 per cento, rispetto al 3,08 per cento dello scorso anno. Questo significa che le banche hanno adottato costi di prestito più alti per i clienti, ma ritardato l’adeguamento dei loro tassi di interesse sui depositi, dopo i rialzi della Fed.

Quasi due terzi delle banche hanno registrato una crescita annuale nel secondo trimestre, mentre solo il 4 per cento ha fatto registrare una perdita netta.

Per Richard Parsons, ex banchiere e autore del libro ‘Investing in Banks’, i ricavi e la crescita del reddito netto dovrebbero mantenere questi valori positivi fino alla fine dell’anno; Parsons sostiene che la chiave del successo nel settore bancario sia la crescita costante del Pil e dell’occupazione: «Le banche faranno fatica se l’economia è in affanno. Proprio in questo momento, la situazione è abbastanza buona».

LENTA CRESCITA DEL PRESTITO

Sempre secondo il rapporto Fdic, nonostante i grossi guadagni, la crescita del prestito ha continuato a rallentare per il terzo trimestre consecutivo.

Il saldo dei prestiti è aumentato del 3,7 per cento, rispetto all’incremento del 7 per cento di un anno fa: è la crescita più lenta da diversi anni. Tuttavia, questa lenta crescita ha aiutato le banche a mantenere la qualità del loro prestito. Secondo Parsons, questo «indica che la qualità del credito per l’industria potrebbe restare abbastanza alta nel prossimo futuro».

Per l’ex banchiere infatti le banche si trovano in difficoltà quando i prestiti, per un periodo prolungato, crescono a un ritmo molto più veloce rispetto all’economia reale.

Quindi, la rapida crescita del prestito di qualche anno fa ha rappresentato una grande preoccupazione per il settore. Le banche statunitensi, continua Parsons, hanno cominciato a mettere il freno ai prestiti nel 2015, quando le autorità di regolamentazione cominciavano a esprimere la loro preoccupazione per i ritmi di crescita del prestito.

La Wells Fargo, per esempio, ha ottenuto un calo dei prestiti dal primo al secondo trimestre da quando ha iniziato a ridurre i prestiti più rischiosi per le auto; per Parsons «è stata una graduale frenata, e ora si sta dimostrando utile per la redditività complessiva e per la salute dell’economia globale».

Mentre l’industria è sana e robusta, le banche comunitarie stanno ancora lottando con il Dodd-Frank Act, un insieme di normative bancarie adottate dall’amministrazione Obama nel 2010. Per l’ex banchiere «i grossi guadagni di mercato provenienti dalla crisi finanziaria sono andati alle grandi banche e questo è quello a cui stiamo ancora assistendo».

LE BANCHE POPOLARI

Nel corso degli anni le piccole banche negli Usa non sono più riuscite a competere con le grandi banche a causa dell’onere delle richieste normative e dei requisiti patrimoniali che hanno aumentato le loro spese.

James Chessen, capo economista della American Bankers Association, dichiara attraverso un comunicato stampa: «In soli tre mesi, i costi di conformità hanno costretto 62 piccole banche a cercare la fusione con altre banche o a vendere. […] Nessuna nuova banca è stata avviata nel quarto trimestre, il che è sconvolgente in un’economia in espansione e fa pensare alla necessarietà che il Congresso adotti buone riforme per facilitare l’onere delle banche».

Il Dodd-Frank Act è stato pensato per evitare il bis della crisi finanziaria del 2008, ma per gli esperti non è riuscito a raggiungere lo scopo dichiarato. La legislazione, che mirava a porre fine al «troppo grande per fallire», è risultata invece un ostacolo per le piccole banche, le piccole imprese e per i consumatori.

JPMorgan Chase, per esempio, che è la più grande banca statunitense, ha dichiarato 26,5 miliardi di dollari di profitti in 12 mesi (con scadenza al 30 giugno). Bloomberg fa notare che mai prima d’ora nella storia del settore bancario, un’azienda aveva concluso l’anno in modo così redditizio.

Nel frattempo, il numero delle banche comunitarie negli ultimi anni è sceso a seguito di consolidamenti o fallimenti bancari; Parsons afferma che negli ultimi tre anni più di 900 banche hanno fallito o sono state assorbite da altre banche.

Richard Parsons, in ultima analisi conclude: «Durante l’amministrazione Obama ero perplesso e mi sono sempre chiesto perché il governo e i leader democratici della Camera e del Senato non hanno mai voluto concedere un sollievo normativo alle piccole banche; non l’ho mai capito».

Il presidente Donald Trump si è impegnato a smantellare il Dodd-Frank Act: «A dirigere le banche sono quelli che stanno facendo le leggi – ha affermato il presidente Usa durante una riunione del 4 aprile scorso –Vogliamo restrizioni forti, vogliamo una regolamentazione forte, ma non una di quelle che renda impossibile alle banche di emettere prestiti alle persone che intendono creare posti di lavoro».

Traduzione di Alessandro Starnoni

Articolo in inglese: Banking Sector Profits Hit Record High

 
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